“Quante campane di vetro ci sono laggiù! — pensò Alice. Chi sa che faranno dopo! Magari potessero cacciarmi fuori dalla finestra. Certo non intendo di rimanere qui!”
Attese un poco senza udire più nulla; finalmente s'udì un cigolìo di ruote di carri e molte voci che parlavano insieme. Essa potè afferrare queste parole: — Dov'è l'altra scala?... Ma io non dovevo portarne che una... Guglielmo ha l'altra. Guglielmo! portala qui. Su, appoggiala a quest'angolo... No, no, lègale insieme prima. Non vedi che non arrivano neppure a metà!... Oh! vi arriveranno! Non fare il difficile!... Qua, Guglielmo, afferra questa fune... Ma reggerà il tetto? Bada a quella tegola che si muove.... Ehi! casca! attenti alla testa! “Punfete” Chi è stato? Guglielmo, immagino!... Chi andrà giù per il camino?... Io no!... Vuoi andare tu?... No, neppure io!... Scenderà Guglielmo!... Ohi! Guglielmo! il padrone dice che devi scendere giù nel camino!
“Magnifico!” — disse Alice fra sè. — Così questo Guglielmo scenderà dal camino? Pare che quei signori aspettino tutto da Guglielmo! Non vorrei essere nei suoi panni. Il camino è molto stretto, ma qualche calcio, credo, glielo potrò assestare.”
E ritirò il piede più che potè lungi dal camino, ed attese sinchè sentì un animaletto (senza che potesse indovinare a che specie appartenesse) che raschiava e scendeva adagino adagino per la canna del camino. — È Guglielmo! — ella disse, e tirò un gran calcio, aspettando il seguito.
La prima cosa che sentì fu un coro di voci che diceva: — Ecco Guglielmo che vola! — e poi la voce sola del Coniglio: — Pigliatelo voi altri presso la siepe! — e poi silenzio, e poi di nuovo una gran confusione di voci... — Sostenetegli il capo... un po' d'acquavite... Non lo strozzate... Com'è andata amico?... Che cosa ti è accaduto? Racconta!
Finalmente si sentì una vocina esile e stridula (— Guglielmo, — pensò Alice): — Veramente, non so. Basta, grazie, ora mi sento meglio...
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