Non voglio averla qui. Lei non ascolta quello che dico, e mi dà consigli. Come potrei andare dal capitano!». E il fuochista, stanco, si rimise a sedere e si prese il viso tra le mani.
«Non saprei dargli un consiglio migliore», si disse Karl. E pensò che avrebbe fatto meglio ad andare a prendere la sua valigia anziché star lì a dare consigli che venivano soltanto giudicati sciocchi. Quando il padre gli aveva consegnato la valigia per il futuro, gli aveva chiesto scherzando: «Per quanto tempo l'avrai?» e ora forse la fida valigia era perduta sul serio. L'unico conforto ormai era che il padre non avrebbe potuto venire a conoscenza della sua situazione attuale, neanche se avesse indagato. La società di navigazione poteva dire soltanto che lui era arrivato con la nave fino a New York. Ma a Karl dispiaceva di non aver quasi usato la roba della valigia, mentre ad esempio da tempo avrebbe avuto bisogno di cambiare la camicia. Quindi aveva risparmiato la biancheria nel luogo sbagliato; e adesso, proprio all'inizio della sua carriera, quando sarebbe stato necessario comparire con abiti puliti, avrebbe dovuto mostrarsi con la camicia sporca. Per il resto la perdita della valigia non sarebbe stata tanto grave, perché l'abito che indossava era persino migliore di quello nella valigia, che in realtà era soltanto un abito per l'emergenza, rattoppato dalla madre poco prima della sua partenza. Ora ricordò anche che nella valigia c'era ancora un pezzo di salame veronese, che la madre gli aveva aggiunto come dono extra, del quale tuttavia aveva potuto mangiare solo una minima parte, perché durante il viaggio non aveva mai avuto appetito e la zuppa distribuita sull'interponte gli era stata più che sufficiente. Ma ora avrebbe voluto avere a portata di mano il salame per farne dono al fuochista. Poiché gente simile si conquista facilmente con una piccolezza, Karl l'aveva appreso da suo padre, che distribuendo qualche sigaro conquistava tutti gli impiegati di grado inferiore con cui aveva a che fare per lavoro. Ora a Karl non restava che il suo denaro da regalare, e per il momento non voleva toccarlo, dato che forse aveva già perso la valigia. I suoi pensieri vi ritornarono, e ora in verità non riusciva a capire perché durante il viaggio avesse sorvegliato quella valigia con tanta attenzione da aver quasi perso il sonno, mentre ora se l'era lasciata portar via così facilmente. Ricordò le cinque notti durante le quali aveva sospettato in continuazione un piccolo slovacco che dormiva alla sua sinistra, due posti più in là, di aver preso di mira la sua valigia. Questo slovacco aveva soltanto aspettato che Karl, colto da debolezza, si appisolasse un momento per poter spingere verso di sé la valigia con un lungo bastone con cui durante il giorno giocava sempre o si esercitava. Di giorno questo slovacco sembrava del tutto innocente, ma non appena si faceva notte, a intervalli si alzava dal suo giaciglio e guardava con tristezza verso la valigia di Karl. Karl l'aveva visto bene, perché c'era sempre qualcuno che, con l'inquietudine dell'emigrante, accendeva un lumino, malgrado fosse vietato dal regolamento della nave, e cercava di decifrare opuscoli incomprensibili delle agenzie d'emigrazione. Se questo lume era vicino, Karl poteva anche sonnecchiare un poco, ma se era lontano o se c'era buio, allora doveva tenere gli occhi aperti. Questo sforzo l'aveva proprio sfinito, e ora forse era stato del tutto inutile. Quel Butterbaum, se mai avesse potuto ritrovarlo da qualche parte!
In quel momento fuori, da lontano, nel silenzio fin'allora totale, risuonarono colpetti brevi, come un rumore di passi infantili, poi si avvicinarono e il rumore si fece più forte, e infine si riconobbe una marcia tranquilla di uomini. Evidentemente camminavano in fila, com'era naturale nell'angusto corridoio, e si udiva un tintinnio come di armi. Karl, che era già stato sul punto di abbandonarsi nella cuccetta a un sonno libero da tutte le preoccupazioni per la valigia e lo slovacco, trasalì e dette una spinta al fuochista per metterlo in guardia, perché sembrava proprio che i primi del corteo fossero arrivati davanti alla porta. «Questa è l'orchestra della nave», disse il fuochista, «hanno suonato in coperta e adesso vanno a fare i bagagli. Ora è tutto finito e possiamo andare. Venga». Prese per mano Karl, all'ultimo istante tolse dalla parete sopra il letto un'immagine incorniciata della Madonna, la ficcò nella tasca interna della giacca, afferrò la sua valigia e lasciò in fretta la cabina con Karl.
«Adesso andrò in ufficio e dirò il mio parere a quei signori. Non c'è più neanche un passeggero, non occorre farsi riguardi».
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