Quindi l'inserviente ritornò dal fuochista e gli disse, in un tono come se gli confidasse qualcosa: «Esca subito dalla cabina!».

A questa risposta il fuochista abbassò gli occhi su Karl, come se questi fosse il suo cuore a cui poteva dire in silenzio la sua pena. Senza stare a riflettere, Karl lasciò il suo posto, corse attraverso la cabina così da sfiorare quasi la poltroncina dell'ufficiale, l'inserviente gli corse dietro a testa bassa con le braccia pronte ad afferrarlo, come se stesse dando la caccia a un insetto, ma Karl fu il primo a raggiungere il tavolo del capocassiere e vi si aggrappò, nel caso che l'inserviente tentasse di trascinarlo via.

Naturalmente la cabina si animò subito. L'ufficiale vicino al tavolo era balzato in piedi, i funzionari del comando portuale stavano a guardare tranquilli ma attenti, i due signori vicino alla finestra si erano avvicinati contemporaneamente, l'inserviente, che riteneva fosse fuori posto star lì quando signori tanto importanti mostravano già d'interessarsi, si fece indietro. Il fuochista accanto alla porta attendeva emozionato il momento d'intervenire. Infine il capocassiere fece un'ampia rotazione a destra nella sua poltroncina.

Karl frugò nella sua tasca segreta, senza preoccuparsi di mostrarla a tutta quella gente, e tirò fuori il passaporto, che posò aperto sul tavolo a titolo di presentazione. Il capocassiere non sembrò dare molta importanza a quel passaporto perché lo spinse di lato con due dita, dopo di che Karl, come se quella formalità fosse stata espletata in modo soddisfacente, ripose di nuovo il passaporto.

«Mi permetto di affermare», cominciò poi, «che a mio avviso il fuochista ha subìto un torto. Qui c'è un certo Schubal che l'ha preso di mira. Il fuochista ha già prestato servizio con piena soddisfazione su molte navi, delle quali può fare l'elenco, è solerte, svolge bene il suo lavoro e non si vede perché proprio su questa nave, dove il servizio non è gravoso come ad esempio sui mercantili a vela, non dovrebbe fare il suo dovere. Può quindi trattarsi solo di una calunnia, che gl'impedisce di farsi strada e lo priva di quel riconoscimento che altrimenti non gli mancherebbe di certo. Ho parlato di questa faccenda solo in generale, i suoi reclami specifici li esporrà lui stesso». Con questo discorso Karl si era rivolto a tutti i presenti, perché in effetti tutti erano stati ad ascoltare e sembrava molto più probabile trovare un uomo giusto tra tutti insieme piuttosto che cercarlo proprio nel capocassiere. Inoltre, per astuzia, Karl aveva omesso di conoscere il fuochista da così breve tempo. Del resto avrebbe parlato ancor meglio se non fosse stato distratto dalla faccia rossa del signore con il bastoncino di bambù, che dalla sua attuale posizione vedeva per la prima volta. «È tutto giusto parola per parola», disse il fuochista prima ancora che qualcuno gli avesse chiesto qualcosa, anzi, prima ancora che qualcuno avesse guardato dalla sua parte. Questa precipitazione del fuochista sarebbe stata un grande errore se il signore con le decorazioni, che, come balenò d'un tratto a Karl, era senz'altro il capitano, non avesse evidentemente già deciso di ascoltare il fuochista. Infatti tese la mano e gli gridò: «Venga qui!» con una voce così dura, che si sarebbe potuta battere col martello. Ora tutto dipendeva dal comportamento del fuochista, perché per quanto riguardava la sua causa, Karl non aveva dubbi che fosse giusta.

Fortunatamente in questa circostanza il fuochista si rivelò già molto esperto delle cose del mondo. Con una calma esemplare, pescò subito nella sua valigetta un mucchietto di certificati come pure un taccuino e con questi, come se fosse più che naturale, si diresse verso il capitano senza curarsi minimamente del cassiere e dispose la sua documentazione sul davanzale della finestra. Al capocassiere non restò altro da fare se non avvicinarsi anche lui. «Quest'uomo è un noto piantagrane», disse a mo' di spiegazione, «passa più tempo alla cassa che non nella sala macchine. Ha portato Schubal, che è un uomo tranquillo, alla disperazione totale. Stia a sentire!» e si rivolse al fuochista, «la sua invadenza passa davvero il segno. Quante volte l'hanno già buttata fuori dall'ufficio pagamenti, come si merita per le sue pretese, tutte completamente e assolutamente ingiustificate. Quante volte da lì si è precipitato alla cassa centrale! Quante volte le è già stato detto con le buone che Schubal è il suo diretto superiore, e che lei, in quanto suo sottoposto, deve trattare soltanto con lui! E ora viene persino qui quando c'è il signor capitano, non si vergogna d'infastidire anche lui, ma ha l'ardire di condurre con sé, come portavoce ammaestrato delle sue assurde accuse, questo ragazzo, che comunque vedo sulla nave per la prima volta!».

Karl fece un grosso sforzo per non balzare in avanti. Ma si era già avvicinato anche il capitano, che disse: «Ascoltiamo quest'uomo. È anche vero che da tempo Schubal diventa sempre più indipendente, con questo però non sto dicendo nulla a suo favore». Queste ultime parole erano rivolte al fuochista; era più che naturale che il capitano non potesse subito intercedere per lui, ma tutto sembrava mettersi bene. Il fuochista cominciò le sue spiegazioni e da principio riuscì a controllarsi, dando sempre a Schubal il titolo di «signore». Come si rallegrava Karl, vicino alla scrivania abbandonata del capocassiere, dove per la soddisfazione continuava a premere il piatto di una bilancia pesalettere! Il signor Schubal è ingiusto! Il signor Schubal favorisce gli stranieri! Il signor Schubal aveva allontanato il fuochista dalla sala macchine e gli aveva ordinato di pulire i cessi, cosa che non spettava certo al fuochista. Una volta fu messa in dubbio persino la capacità del signor Schubal, la quale sarebbe stata più apparente che reale.