Avanti, avanti, parla: per me quello che è fatto è ormai passato. È così: chi mi viene a dire il vero, pur se nel suo racconto c'è la morte, l'ascolto, come s'egli m'adulasse.
MESSO - Labieno - la notizia brutta è questa - a capo del suo esercito di Parti ha esteso la conquista oltre l'Eufrate, in Asia, e il suo vessillo vittorioso sventola ormai dalla Siria alla Lidia, e per tutta la Jonia, mentre che...
ANTONIO - ... mentre che Antonio, tu vorresti aggiungere...
MESSO - Oh, mio signore!
ANTONIO - Parla, parla franco! Non ti preoccupar d'attenuare quello che ormai è voce generale... Chiama pure Cleopatra col nome che le danno tutti a Roma; insulta me con le frasi di Fulvia, e rinfacciami pure le mie colpe in piena libertà, con le parole che verità e livore hanno il potere di far uscir di bocca. Oh, quando il nostro fertile intelletto s'intorpidisce,(12) siamo come un prato che non produce altra erba che gramigna; e il farci rinfacciare nostri errori è come se estirpassimo le erbacce. Va' pure, adesso.
MESSO - Ai tuoi nobili ordini.
(Esce)
ANTONIO - (A tutti i presenti) Da Sicione che nuove?... Olà, parlate!
1° DEL SEGUITO - Il messaggero da Sicione è là?
2° DEL SEGUITO - Attende i tuoi comandi.
ANTONIO - Fallo entrare.
(Tra sé) Questi ceppi egiziani io debbo romperli, o m'annullo nell'imbecillimento.
Entra un altro MESSO con una lettera
Che rechi?
MESSO - Fulvia, la tua sposa, è morta.
ANTONIO - Morta!... E dove?
MESSO - A Sicione. Tutto il decorso della malattia e quant'altro di serio t'interessa sta scritto in questa lettera.
(Gli porge la lettera)
ANTONIO - Andate tutti. Lasciatemi solo.
(Escono tutti)
Ecco un'anima grande che scompare! E pensare che l'ho desiderato! Ma ciò che rifiutammo con disprezzo ci viene poi di volerlo riprendere; mentre ciò che ci piace sul momento, scadendo con il volgere del tempo, finisce nel mutarsi nel suo opposto. Ora che se n'è andata, ella m'è cara, e la mano che un giorno la respinse vorrebbe ora riprenderla con sé. Bisogna ad ogni costo ch'io la rompa con questa incantatrice di regina: questa frollezza mi sta generando diecimila disgrazie, assai più grandi dei mali che conosco su me stesso.
Entra ENOBARBO
Ehi, là, Enobarbo!
ENOBARBO - Agli ordini, signore.
ANTONIO - Devo andarmene subito da qui.
ENOBARBO - Sarà la morte delle nostre donne. Già il più piccolo sgarbo - lo vediamo - è per loro un mortale dispiacere; figuriamoci se sopporteranno l'idea che noi dobbiamo abbandonarle. "Morte" sarà la lor parola d'ordine.
ANTONIO - Eppure devo andarmene, Enobarbo.
ENOBARBO - Se si tratta di un'emergenza estrema, muoian pure le donne; ma sarebbe davvero un gran peccato starle a buttare via per un nonnulla, pur se di fronte ad una grande causa esse più nulla possono contare. Se n'ha Cleopatra il minimo sentore, lei sì ne morirà subitamente! L'ho vista già morire mille volte per ragioni di assai minor momento. Ho l'impressione anzi che la Morte abbia per lei qualche filtro amoroso, sì pronta è sempre lei nel procurarsela.
ANTONIO - È furba, molto più che non si creda.
ENOBARBO - Ahimè, signore, no, non è così: le sue passioni sono solo fatte dell'essenza più fine dell'amore; ché le sue lacrime, i suoi sospiri non si posson chiamare piogge e venti: son procelle e uragani, e più violenti di quanti ne registran gli almanacchi. Non è furbizia: perché se lo fosse, vorrebbe dire ch'ella, come Giove, può provocare rovesci di pioggia.
ANTONIO - Non l'avessi mai vista e conosciuta!
ENOBARBO - Ti saresti perduto l'occasione d'ammirare una meraviglia rara; e aver mancato un tale privilegio t'avrebbe svalutato tutto il viaggio.
ANTONIO - È morta Fulvia.
ENOBARBO - Come?
ANTONIO - Morta!
ENOBARBO - Fulvia?
ANTONIO - Morta!...
ENOBARBO - Ebbene, signore, offri agli dèi un sacrifizio di ringraziamento: quando piace alle loro deità di privare qualcuno della moglie, si dimostrano i sarti della terra. È un'idea consolante, per un uomo, ch'egli, una volta consumato un abito, trovi chi possa fargliene uno nuovo. Se al mondo non vi fossero altre donne all'infuori di Fulvia, allora sì potresti dir d'aver avuto un taglio, e il tuo caso sarebbe lamentevole. Ma c'è un conforto a questo tuo dolore: ed è che la tua vecchia palandrana può partorirti una nuova gonnella. Sicché tutte le lacrime di che deve bagnarsi il tuo cordoglio stan tutte dentro a un bulbo di cipolla.(13)
ANTONIO - Gli intrighi ch'ella ha ordito nello Stato non consentono più ch'io resti assente.
ENOBARBO - Ma anche quelli che hai imbastito qui hanno bisogno della tua presenza, e specialmente quello con Cleopatra che sta legato strettissimamente alla tua permanenza qui in Egitto.
ANTONIO - Basta adesso con le risposte frivole. Che tutti i nostri capi militari siano informati dei nostri propositi. Alla regina spiegherò io stesso le ragioni di questa nostra urgenza, e ne otterrò licenza di partire; poiché a tanto ci spingono con forza non solamente la morte di Fulvia, e ragioni di questa ancor più urgenti, ma lettere di molti buoni amici che insistono perché torniamo a Roma. Sesto Pompeo ha ormai lanciato a Cesare la sua sfida, e mantiene indisturbato il controllo dei mari. L'incostante plebaglia, il cui favore non si dirige mai su chi lo merita finché i suoi meriti non sian passati, comincia a riversar il Gran Pompeo e tutte le sue glorie su suo figlio,(14) che eminente per fama e per potere, ma ancor più per forza e per coraggio, s'erge come soldato tra i soldati, e questa forza, se lasciata crescere, può minacciare l'assetto del mondo. Molte cose si vanno maturando, le quali, come un crine di cavallo,(15) hanno già in sé la vita della serpe, pur non avendone ancora il veleno. Provvedi dunque a rendere informati i nostri subalterni cui compete, del nostro intendimento: partire subito da qui.
ENOBARBO - Va bene.
(Escono)
SCENA III - La stessa. Un'altra stanza
Entrano CLEOPATRA, CARMIANA, IRAS e ALESSA
CLEOPATRA - Dov'è?
CARMIANA - Da allora non l'ho più veduto.
CLEOPATRA - (Ad Alessa) Vedi dov'è, con chi, che cosa fa. Ma non dire che t'ho mandato io. Se lo trovi d'aspetto rattristato, digli ch'io sto ballando; se giulivo, digli che ho avuto un subito malore.
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