Non so bene in quale direzione vada la cosa».
«Mi chiedevo infatti a cosa servisse la trappola per topi» disse Alice. «È assai improbabile che i topi vadano sulla groppa di un cavallo».
«Non è molto probabile, è vero» rispose il Cavaliere; «ma se dovesse capitare, non ho voglia di vederli scorrazzare dappertutto».
«Capisci» soggiunse, dopo una pausa, «è meglio essere pronti a qualunque evenienza. È per questo che il cavallo ha così tante cavigliere attorno alle zampe».
«Ma a cosa servono?» chiese Alice, estremamente incuriosita.
«A proteggerlo dai morsi degli squali» rispose il Cavaliere. «È una delle mie invenzioni. Ora, dammi una mano a rimontare in sella. Ti accompagno fino in fondo al bosco - A cosa serve quel piatto?»
«È un piatto di portata per le torte» disse Alice.
«Teniamolo» replicò il Cavaliere. «Ci tornerà utile, se ci capita di trovare qualche torta. Aiutami a infilarlo in questa borsa».
L’operazione richiese parecchio tempo, anche se Alice teneva bene aperta la borsa, perché il Cavaliere era così impacciato, che ai primi due o tre tentativi per infilarci il piatto, finì per cascarci dentro prima lui. «Ci sta a mala pena» disse, appena il piatto fu sistemato, «ci sono troppi candelabri in questa borsa». E l’appese alla sella, la quale era già stracarica di mazzi di carote e arnesi per il fuoco e un mucchio di altre cose.
«Ti sei legata bene i capelli?» soggiunse mentre si avviavano.
«Non più del solito» rispose Alice, sorridendo.
«Ah, non basta» egli disse preoccupato. «Vedi, qui il vento è molto forte. Forte come la zuppa».
«Hai inventato un sistema per impedire ai capelli di volar via?» si informò Alice.
«Non ancora» rispose il Cavaliere. «Ma ho un sistema per impedire ai capelli di cadere».
«Mi piacerebbe molto sapere qual è».
«Prima prendi un bastoncino dritto» disse il Cavaliere. «Poi fai in modo che i capelli vi si attorciglino attorno, come si fa con gli alberi da frutta. Il motivo per cui i capelli cadono è che pendono in giù - mentre le cose non cadono mai quando sono all’in su, capisci? È un sistema di mia invenzione. Provalo, se vuoi».
Non sembrava un sistema troppo pratico, pensò Alice, e per qualche minuto camminò in silenzio, mentre l’idea continuava a frullarle per il capo; di tanto in tanto si doveva fermare per aiutare il povero Cavaliere, che non eccelleva certo nell’arte di cavalcare.
Tutte le volte che il cavallo si fermava (il che accadeva spesso), lui cadeva in avanti; e tutte le volte che quello ripartiva (il che di solito avveniva piuttosto all’improvviso), lui cadeva all’indietro. Per il resto tirava avanti piuttosto bene, a parte un certo vezzo che aveva di cadere di tanto in tanto lateralmente, e poiché di solito questo lo faceva dalla parte dove camminava Alice, lei capì subito che non le conveniva stare troppo vicina al cavallo.
«Mi pare che tu non abbia molta pratica nel cavalcare» si azzardò a dire Alice, mentre lo aiutava a rimontare in sella dopo la sua quinta caduta.
Il Cavaliere rimase molto meravigliato da quell’affermazione, forse anche un po’ offeso. «Perché mi dici una cosa simile?» domandò mentre si arrampicava sulla sella, tenendosi aggrappato ai capelli di Alice, per non cadere dall’altra parte.
«Perché chi ha fatto molta pratica, non cade così spesso».
«Io ho fatto moltissima pratica» disse il Cavaliere, con molta gravità, «moltissima pratica».
Alice non riuscì a pensare a niente di meglio che a un «Davvero?» ma lo disse il più affettuosamente possibile. Proseguirono per un po’ in silenzio, il Cavaliere brontolando fra sé e sé a occhi chiusi, e Alice stando sul chi vive in attesa della prossima tombola.
«La grande arte del cavalcare» attaccò improvvisamente il Cavaliere a voce alta, agitando il braccio destro, «consiste nel mantenere -». Qui la frase finì di colpo come era cominciata, poiché il Cavaliere era caduto pesantemente a capofitto proprio sul sentiero dove stava camminando Alice. Questa volta lei si spaventò moltissimo, e mentre lo aiutava a rialzarsi, gli chiese ansiosamente: «Niente di rotto, spero?»
«Niente di cui valga la pena di parlare» rispose il Cavaliere, come se per lui ci fossero ossa che si potevano rompere senza problema. «La grande arte del cavalcare, come ti stavo dicendo, consiste nel - mantenere l’equilibrio in modo appropriato. Così, guarda -».
Lasciò andare la briglia e stese in fuori le braccia per mostrare ad Alice cosa intendeva, e questa volta cadde piatto sulla schiena, proprio sotto gli zoccoli del cavallo.
«Moltissima pratica!» continuò a ripetere per tutto il tempo che Alice ci impiegò a rimetterlo di nuovo in piedi. «Moltissima pratica!»
«Ma è ridicolo!» esclamò Alice, perdendo completamente la pazienza. «Per te ci vorrebbe un cavallo di legno con le ruote, ecco cosa ti ci vorrebbe!»
«È una specie che ha un passo più morbido?» chiese il Cavaliere con il tono di chi è estremamente interessato, e mentre parlava si aggrappò al collo del cavallo, giusto in tempo per evitare di essere disarcionato di nuovo.
«Molto più morbido di qualsiasi cavallo vivo» rispose Alice, con un piccolo trillo di risatina non sufficientemente represso.
«Ne voglio uno» disse il Cavaliere fra sé e sé, pensosamente. «Uno o due - tanti».
Seguì un breve silenzio, e poi il Cavaliere riprese: «Io ho il bernoccolo dell’inventore. Per esempio, avrai certo notato l’ultima volta che mi hai tirato su, che avevo un’aria pensosa».
«Eri piuttosto solenne» disse Alice.
«Ebbene, proprio in quel momento stavo inventando un modo nuovo per scavalcare un cancello - vuoi che te lo spieghi?»
«Certamente» rispose Alice con un tono cortese.
«Ti spiego come ci sono arrivato» disse il Cavaliere. «Dunque, mi sono detto “Il problema più grosso sono i piedi, perché la testa è abbastanza alta”. E allora prima appoggio la testa sul punto più alto del cancello - e così abbiamo la testa all’altezza giusta - poi mi metto dritto portando i piedi in alto - e così abbiamo anche i piedi all’altezza giusta, capisci - e poi sarei già bello e che sistemato, no?»
«Sì, penso che saresti davvero bello e che sistemato con quel sistema» rispose Alice pensosamente. «Ma non credi che sia una cosa difficile da fare?»
«Non l’ho ancora provata» disse il Cavaliere con gravità, «e non te lo so dire per certo - ma temo che sia davvero piuttosto difficile».
Parve così contrariato a quell’idea, che Alice si affrettò a cambiare argomento.
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