Cases e C. Magris, Torino 1973, pp. 80-99;
GIUSEPPE BEVILACQUA, «Un saggio d’opinione», in Atti del secondo convegno del
«Centro Studi Rainer Maria Rilke e il suo tempo», a cura di A. Gruber Benco, Duino (Trieste) 1973, pp. 19-33;
CLAUDIO MAGRIS, Il gesto di Rilke, ivi, pp. 9-15; GIORGIO CUSATELLI, Una lettura: «Die Letzten», ivi, pp.
59-70; ALBERTO DESTRO, Perché Rilke oggi, ivi, pp.
46-56; FABIO RUSSO, Prospettiva di un rapporto tra Leopardi e Rilke, Trieste 1973; Rilke heute, a cura di J.P. Strelka, Frankfurt am Main 1975; FURIO JESI, Esoterismo e linguaggio mitologico. Studi su Rainer Maria Rilke, Messina-Firenze 1976;
15
Atti del settimo convegno del «Centro Studi Rainer Maria Rilke e il suo tempo», a cura di W. Schweppe, Duino 1978;
ALBERTO DESTRO, Invito alla lettura di Rilke, Milano 1979; MAX BROD, Il circolo di Praga, Roma 1983;
FLAVIA ARZENI, «Il linguaggio dell’assenza: Rainer Maria Rilke», in L’immagine e il
segno. Il giapponismo nella cultura europea tra Ottocento e Novecento, Bologna 1987, pp. 159-185;
Saggi di letteratura praghese, a cura di M. Freschi, Napoli 1987; MARIA THURN-TAXIS, Rainer Maria Rilke, tr. di N. Carli, Pordenone 1987; SIEGFRIED UNSELD, L’autore e il suo editore. Le vicende editoriali di Hesse, Brecht,
Rilke e Walser, Milano 1988;
WOLFGANG LEPPMANN, Rilke: la vita e l’opera, tr. di D. Frediani, Milano 1984; GRAZIA PULVIRENTI, Fra il silenzio delle sirene e il canto di Orfeo: la crisi del
linguaggio nella poesia austriaca degli inizi del secolo. Hofmannsthal, Trakl,
Rilke, Catania 1989;
MARINO FRESCHI, La Praga di Kafka, Napoli 1990; LOU ANDREAS SALOMÉ, Rainer Maria Rilke. Un incontro, a cura di A. Valtolina, Milano 1992;
INGRID HENNEMANN BARALE, Schegge rilkiane, Pisa 1992.
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Danze macabre
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Pierre Dumont
La locomotiva lanciò un fischio senza fine nell’aria azzurra del mezzogiorno di agosto afoso e scintillante di luce. Pierre sedeva con sua madre in uno scompartimento di seconda classe. La madre, una donna minuta, vivace, con un modesto vestito di panno nero, con un viso pallido, buono e occhi spenti e afflitti – la vedova di un ufficiale. Suo figlio, un bamboccio di appena undici anni con l’uniforme del collegio militare.
«Ci siamo», disse Pierre a voce alta e allegra e prese la sua semplice valigetta grigia dal portabagagli. Vi si poteva leggere, scritto in grandi e fredde lettere erariali: Pierre Dumont. I anno N. 20.
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