Sono venuto a riportarvi la sua croce.
RE (prende le insegne dell’ordine e osserva di nuovo i presenti)
Chi, dopo di lui, è degno di portarla? (Chiama Alba con un cenno, il duca gli si inginocchia davanti e il re gli appende la croce al collo) Duca, siete il primo capitano del regno. Non aspirate ad altro, e il mio favore non vi verrà meno. (Vedendo il duca di Medina Sidonia) Ah, il mio ammiraglio!
MEDINA SIDONIA (si avvicina esitante e s’inginocchia a testa bassa davanti al re)
Questo, grande re, è tutto ciò che vi porto indietro della gioventù spagnola e dell’Armada.
RE (dopo una lunga pausa)
Dio sta sopra di me. Vi ho mandato a combattere gli uomini, non gli scogli e gli uragani… Vi do il benvenuto a Madrid. (Gli porge la mano da baciare) Vi ringrazio per aver riportato nella vostra persona un suddito fedele! Io lo riconosco per tale, Grandi, e voglio che voi lo riconosciate allo stesso modo. (Gli fa cenno di alzarsi e di coprirsi il capo, agli altri) C’è qualcosa d’altro? (A Don Carlos e al principe di Parma) Principi, vi ringrazio. (I principi escono. I Grandi porgono in ginocchio delle carte al re, che le legge rapidamente e le consegna al duca d’Alba) Mettetele nel mio gabinetto. Non c’è altro? (Nessuno risponde) Come mai tra i miei Grandi non vedo il marchese di Posa? Sono al corrente che Posa a suo tempo mi ha lealmente servito. È morto, dato che non lo si vede mai?
LERMA
Il cavaliere è appena tornato da un lungo viaggio che ha compiuto attraverso l’Europa. Attualmente si trova a Madrid ed attende un giorno di pubblica udienza per inginocchiarsi davanti al suo sovrano.
ALBA
Il marchese di Posa? A dire il vero, Maestà, è proprio quell’intrepido cavaliere di Malta di cui si narra questa romanzesca impresa. Quando, dietro richiesta del gran maestro dell’Ordine, i cavalieri si radunarono nella loro isola che Solimano aveva stretto d’assedio, questo giovane appena diciottenne sparì dall’università di Alcalà e, senza essere stato convocato, si presentò alla Valletta. «La mia croce è stata comprata», disse, «ed ora voglio guadagnarmela». Fu uno dei quaranta cavalieri che tennero saldamente in pugno il castello di Sant’Elmo e fronteggiarono tre attacchi successivi dei Piali, Ulucciali, Mustafà e Hassem. Quando alla fine il castello venne conquistato e intorno a lui gli altri cavalieri erano caduti sul campo, egli si tuffò in mare e, unico superstite, riuscì a tornare alla Valletta. Due mesi dopo il nemico abbandonò l’isola e il cavaliere tornò in patria a riprendere gli studi iniziati.
FERIA
Si tratta dello stesso marchese di Posa che scoprì a suo tempo la terribile congiura di Catalogna e riuscì, grazie alle sue capacità, a conservare al trono quell’importante provincia.
RE
Sono stupefatto… Che genere di uomo è mai per aver compiuto simili gesta e non aver suscitato l’invidia di nessuno dei tre che ho interrogato? Deve possedere un carattere davvero fuori del comune, o nessuno… È molto strano, voglio parlargli. (Al duca d’Alba) Dopo la messa, scortatelo nel mio gabinetto. (Il duca esce, il re chiama il duca di Feria) Prendete il mio posto nel consiglio segreto. (Esce)
FERIA
Oggi Sua Maestà è assai ben disposta.
MEDINA SIDONIA
Dite che è un dio! Così si è comportato con me.
FERIA
Voi meritate pienamente la vostra fortuna. Ammiraglio, mi congratulo vivamente con voi!
UNO DEI GRANDI Anch’io.
UN ALTRO
Anch’io.
UN TERZO
Il cuore mi esultava in petto! Un generale di tali capacità!
IL PRIMO
Il re non è stato ben disposto nei vostri confronti, ma solo giusto.
LERMA (uscendo, a Medina Sidonia)
Sono bastate due parolette, ed eccovi immensamente ricco! (Tutti escono)
Scena ottava
Il gabinetto del re. Il marchese di Posa, il duca d’Alba.
MARCHESE (entrando)
È me che vuole? Proprio me? Non è possibile: avrà confuso il nome. Cosa vuole da me?
ALBA
Vuole conoscervi.
MARCHESE
Ah, comprendo, per pura curiosità. Peccato allora perdere anche questo solo istante… la vita fugge a tale incredibile velocità!
ALBA
Vi lascio alla vostra buona stella. Il re è nelle vostre mani. Sfruttate questo istante come meglio potete, e se andrà irrimediabilmente sprecato, attribuite la colpa a voi stesso. (Si allontana)
Scena nona
Il marchese di Posa, solo.
MARCHESE
Ben detto, duca. L’attimo che ci si presenta una volta sola va sfruttato fino in fondo. Questo cortigiano mi ha dato una lezione utilissima, anche se non nel senso che lui ritiene tale, ma nel mio… (Dopo qualche passo nervoso per la stanza) Come sono arrivato fin qui? Non sarebbe altro che una capricciosa eccentricità del destino, che si diverte a riflettere la mia immagine in questi specchi? Che sia io, voglio dire, il più improbabile tra milioni di esseri umani ad aver ridestato il mio nome nella memoria del re? Solo un caso? O forse qualcosa di più, ma in fondo cos’è il caso se non la pietra informe che riceve la vita modellata dallo scultore? La Provvidenza offre l’opportunità che il caso si presenti, ed è compito dell’uomo foggiarlo per uno scopo preciso. Non ha importanza cosa il re si propone di ricavare da me, io so cosa debbo ricavare da lui… Anche se fosse solo una scintilla di verità scagliata con coraggio nell’animo di chi domina… come può essere feconda in mano alla Provvidenza! Quindi, ciò che dapprima mi era parso solo un capriccio inutile, potrebbe rivelarsi assai efficace, rivolto a un fine ben preciso. Che lo sia o non lo sia, ha poca importanza! Voglio comportarmi assecondando questo principio.
(Passeggia per la stanza, e si ferma a contemplare un quadro.
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