Dato che, all’epoca, non poteva certo pensare che il dono sarebbe stato destinato a sua madre… (Nota un movimento furtivo del re) Che c’è? Che avete?

 

INFANTA (che intanto ha trovato il medaglione per terra e ci ha giocato, lo consegna alla madre)

Guarda che bel ritratto, mamma!

 

REGINA

Cosa c’è, bambina mia… (Riconosce il medaglione e resta immobile, stupita, in silenzio. Entrambi si guardano fisso senza abbassare gli occhi. Alla fine, dopo una lunga pausa) Devo riconoscere, Sire, che questo mezzo di scrutare a fondo nel cuore della propria sposa è davvero nobile e degno di un re! Vorrei porvi una domanda…

 

RE

Sta a me porre domande.

 

REGINA

Vorrei che gli innocenti non dovessero soffrire del sospetto che ricade su di me. Se questo furto è stato commissionato da voi…

 

RE

Sì.

 

REGINA

Allora non devo accusare né rattristarmi per nessuno. Ad eccezione di voi cui il destino ha riservato una consorte che non meritava di essere sottoposta a simili mezzi…

 

RE

Riconosco questo linguaggio ma devo aggiungere, signora, che non m’ingannerà una seconda volta come mi ha ingannato ad Aranjuez. Ora conosco molto meglio quella regina candida come la neve che, a quel tempo, seppe difendersi con rara dignità!

 

REGINA

Cosa volete dire?

 

RE

Poche parole, signora, e senza doppisensi! È vero che in quel luogo non avete parlato ad anima viva? Con nessuno, voglio dire? È questa la pura verità?

 

REGINA

Ho parlato con l’infante. Sì.

 

RE

Sì, allora non ci sono più dubbi! È chiaro come il sole. Che impudenza, che disprezzo per il mio onore!

 

REGINA

Onore, Sire? Se c’era un onore da proteggere, si trattava di qualcosa di gran lunga superiore a quello che ricevetti come dono nuziale da Castiglia.

 

RE

Perché avete negato?

 

REGINA

Perché non è mia abitudine, Sire, essere interrogata in presenza della corte come una volgare delinquente! Se mi si interroga con dolcezza e con rispetto, io non tacerò mai la verità! Era questo il tono che Vostra Maestà mi fece udire ad Aranjuez? Ed è il Consiglio dei Grandi il tribunale più indicato perché le regine trascinate con la forza vi debbano svelare le loro azioni personali? Sì, io accordai al principe il colloquio che con tanta insistenza aveva sollecitato. Lo feci, caro sposo, perché così ho voluto e perché non voglio che la consuetudine continui ad essere il giudice cui sottomettere volontà e azioni assolutamente innocenti, e ve l’ho tenuto nascosto solo perché davanti alla corte non volevo discutere con Vostra Maestà su un diritto inalienabile come questo!

 

RE

Signora, le vostre affermazioni sono molto audaci…

 

REGINA

E lo riaffermo perché ora difficilmente l’infante potrà godere del trattamento che merita presso il cuore di suo padre…

 

RE

… che merita?

 

REGINA

Perché dovrei tenervelo nascosto, Sire? Io ho molta stima nei suoi confronti e lo amo come il parente più caro, che un tempo fu considerato degno di portare un nome che mi concerneva molto da vicino. Ancora non ho compreso la ragione per cui dovrebbe risultarmi più estraneo di chiunque altro, dato che una volta egli era il più amato. Se la vostra ragion di Stato annoda i legami che reputa utili, scioglierli dovrebbe essere molto più difficile, non credete? Io non voglio odiare dietro imposizione, e poiché adesso mi obbligate a parlare, vi ripeto che non voglio, non voglio che ogni scelta debba venirmi imposta…

 

RE

Elisabetta! Voi mi avete conosciuto in momenti di debolezza, ed è questo ricordo ad armarvi di tanta audacia! Voi abbracciate ciecamente un’onnipotenza che spesso, a spese della fermezza, avete conosciuto intimamente. Di questo, invece, dovreste diffidare: proprio la causa della mia debolezza potrebbe provocarmi fino alla follia.

 

REGINA

Ma cosa ho fatto?

 

RE (prendendole la mano)

Se è vero - e come potrei dubitarne? - se l’entità della vostra colpa che sta straripando si accresce del peso di un respiro, se sono tradito… (lasciando la sua mano), allora saprò superare quest’ultima debolezza. Io lo voglio, io ne sarò capace! E in questo caso, guai a me e guai a voi, Elisabetta!

 

REGINA

Cosa ho mai fatto?

 

RE

Allora che il sangue scorra liberamente…

 

REGINA

A tanto siamo giunti, Dio mio!

 

RE

Io non riconosco più me stesso: non rispetto più nessuna consuetudine, nessuna voce di natura, nessun trattato stipulato tra le nazioni…

 

REGINA

Come compiango Vostra Maestà!

 

RE (perdendo il controllo)

Compiangere! La pietà di un’adultera…

 

INFANTA (abbracciando spaventata la madre)

Il re urla, e la mia bella mamma piange!

 

(Il re separa bruscamente madre e figlia)

 

REGINA (piena di fermezza e soavità, con la voce rotta dall’emozione)

Questa bambina… devo proteggerla dai maltrattamenti. Vieni con me, bambina mia. (La prende in braccio) Se il re non vuole più riconoscerti, dovrò far venire oltre i Pirenei chi sarà in grado di garantire per noi… (Si avvia all’uscita)

 

RE (colpito)

Regina!

 

REGINA

Non ne posso più, questo è troppo… (Muove qualche passo verso la porta, ma cade sulla soglia con la bambina)

 

RE (accorre spaventato)

Dio mio! Cosa succede?

 

INFANTA (grida terrorizzata)

Ah! La mia mamma sanguina! (Esce correndo)

 

RE (spaventato, mentre presta soccorso alla regina)

Che cosa spaventosa! Sangue! Merito di essere punito così? Alzatevi! Riprendetevi! Alzatevi! Arriva qualcuno! Ci sorprenderanno! Alzatevi! Volete che tutta la corte si diverta ad assistere allo spettacolo? Ve lo devo chiedere in ginocchio? Alzatevi! (Elisabetta si alza, sorretta dal re)

 

Scena decima

 

 

I precedenti. Il duca d’Alba e padre Domingo entrano spaventati, seguiti da alcune dame.

 

RE

Riaccompagnate la regina nelle sue stanze. Non si sente bene.

 

(La regina esce sorretta dalle dame, padre Domingo e il duca d’Alba si avvicinano)

 

ALBA

La regina in lacrime, e il suo viso pieno di sangue…

 

RE

Come mai si meravigliano i demoni che mi hanno spinto a queste azioni?

 

ALBA - DOMINGO

Noi?

 

RE

Che mi hanno indottrinato al punto di farmi impazzire, e non hanno fatto nulla per calmarmi?

 

ALBA

Abbiamo offerto ciò che sapevamo…

 

RE

L’inferno ve ne renda merito! Mi pento di ciò che ho fatto. Si esprime così una coscienza colpevole?

 

MARCHESE DI POSA (ancora fuori scena)

Si può parlare a Sua Maestà?

 

Scena undicesima

 

 

I precedenti. Il marchese di Posa.

 

RE (trasale sentendo la sua voce e va incontro al marchese)

Ah, eccolo! Benvenuto, marchese. Non ho più bisogno di voi, duca. Lasciateci soli.

 

(Il duca d’Alba e padre Domingo si guardano stupiti ed escono)

 

Scena dodicesima

 

 

Il re e il marchese di Posa.

 

MARCHESE

Sire! A quel vecchio che ha affrontato venti volte la morte in battaglia per voi parrà un affronto essere allontanato così!

 

RE

Voi dovete pensare così, io devo comportarmi così. Ciò che voi avete rappresentato per me in poche ore, lui non è riuscito ad esserlo in una vita intera. Non desidero che la mia simpatia resti un mistero: il suggello della mia grazia regale deve brillarvi in fronte ampio e splendente. Voglio che l’invidia circondi l’uomo che ho scelto come amico.

 

MARCHESE

Anche se solo il fitto velo dell’oscurità gli merita quel titolo?

 

RE

Cosa mi avete portato?

 

MARCHESE

Mentre attraversavo l’anticamera ho sentito una notizia orribile, cui non vorrei prestar fede: un litigio accanito, il sangue, la regina…

 

RE

Venite di là?

 

MARCHESE

Sarebbe terribile se la voce corrispondesse a verità, se nel frattempo Vostra Maestà… Ho fatto delle scoperte incredibili che gettano una luce completamente diversa sul caso in questione.

 

RE

E cioè?

 

MARCHESE

Mi sono impadronito del portafogli del principe che contiene certe carte che, mi auguro, sveleranno… (Consegna al re il portafogli di Don Carlos)

 

RE (scorrendo rapidamente i fogli)

Uno scritto di mio padre, l’imperatore… Come mai? Non ricordo di averne mai sentito parlare… (Lo legge, poi lo mette da parte e si dedica alle altre carte) Il piano di una fortezza… citazioni da Tacito… e qui cosa trovo? Mi sembra di riconoscere questa calligrafia, è quella di una dama di corte. (Legge con attenzione a tratti ad alta voce a tratti in un bisbiglio) «Questa chiave… le camere posteriori nel padiglione della regina…» Ah! E questo cos’è? «Qui l’amore - liberamente - potrà - soddisfazione - soave ricompensa». Ah, l’infernale tradimento! La riconosco, è lei, è la sua calligrafia!

 

MARCHESE

La calligrafia della regina? Impossibile…

 

RE

Della principessa d’Eboli…

 

MARCHESE

Allora corrisponde al vero ciò che mi ha confidato il paggio Henarez latore della lettera e della chiave.

 

RE (prendendo la mano del marchese, con ansia febbrile)

Marchese, mi vedo stritolato da mani terribili! Questa donna - devo confessarvelo - marchese, questa donna ha aperto lo scrigno della regina, e il primo sospetto mi è giunto da lei. Solo Dio sa fino a che punto il monaco ci è implicato. Sono vittima di un orribile complotto.

 

MARCHESE

Allora è stata una fortuna che…

 

RE

Marchese! Marchese! Credo proprio di aver offeso ingiustamente mia moglie.

 

MARCHESE

Se tra la regina e il principe ci sono state delle intese segrete, erano di tutt’altro genere delle accuse mosse contro di loro! Posso affermare con certezza che il desiderio del principe di andare nelle Fiandre proveniva in gran parte dalla regina.

 

RE

L’ho sempre creduto.

 

MARCHESE

La regina è ambiziosa. Devo spingermi oltre? Soffre di veder deluse le sue orgogliose speranze, e di sentirsi esclusa dalle dirette responsabilità del trono. L’ardente giovinezza del principe si accorda alla perfezione coi suoi piani di grandezza.