Gente di dublino
James Joyce.
GENTE DI DUBLINO.
INDICE.
Le sorelle: pagina 3.
Un incontro: pagina 17.
Arabia: pagina 31.
Eveline: pagina 41.
Dopo la corsa: pagina 49.
Due galanti: pagina 59.
Pensione di famiglia: pagina 76.
Una piccola nube: pagina 88.
Rivalsa: pagina 111.
Polvere: pagina 129.
Un caso pietoso: pagina 140.
Il giorno dell’edera nell’ufficio elettorale: pagina 156.
Una madre: pagina 182.
La grazia: pagina 203.
I morti: pagina 240.
LE SORELLE.
Questa volta per lui non c’era speranza: era il terzo attacco. Una sera dopo l’altra ero passato davanti alla casa (eravamo in vacanza), avevo studiato il riquadro illuminato della finestra e lo avevo sempre visto illuminato nella stessa maniera, debolmente e uniformemente. Se fosse morto, pensavo, vedrei il riflesso delle candele sulla persiana abbassata, perché sapevo che si devono mettere due ceri al capezzale di un morto. Mi aveva detto spesso: “Non ne ho per molto in questo mondo”, e io, che avevo pensato che le sue parole fossero soltanto oziose, ora sapevo quanto fossero vere. Ogni sera, alzando gli occhi alla finestra, mi ripetevo sottovoce la parola “paralisi”. Era sempre suonata strana alle mie orecchie, come la parola “gnomone” in Euclide e la parola “simoněa” nel catechismo. Ma adesso mi sembrava come il nome di un essere malefico e peccaminoso, che mi riempiva di paura, ma che nello stesso tempo avrei voluto seguire da vicino per essere spettatore della sua opera mortale.
Il vecchio Cotter fumava, seduto vicino al fuoco, quando scesi per la cena e, mentre la zia mi metteva la minestra nel piatto, disse, come ritornando su una sua precedente osservazione: “No, non direi che fosse proprio… ma c’era qualcosa di strano…
qualcosa di misterioso in lui. Vi dir la mia opinione…”
E cominci a tirare boccate dalla pipa, senza dubbio rimuginando la sua opinione tra s e s. Vecchio sciocco noioso! All’inizio quando lo avevamo conosciuto, aveva suscitato in noi un certo interesse parlando di scarti di distillazione e di alambicchi, ma ben presto mi ero stancato di lui e delle sue storie senza fine sulle distillerie.
“Ho una mia teoria al riguardo,” riprese. “Penso sia stato uno di quei… particolari casi. Ma difficile dire…”
Ricominci a fumare la pipa senza dirci la sua teoria. Lo zio si accorse del mio sguardo fisso e mi disse: “Be’, cos il tuo vecchio amico se ne andato; ti dispiacer
.”
“Chi?” chiesi.
“Padre Flynn.”
“E’ morto?”
“Il signor Cotter me l’ha appena detto. E’ passato di l
.”
Sapevo di essere osservato, cos continuai a mangiare come se la notizia non avesse suscitato in me nessun interesse. Lo zio spieg al vecchio Cotter:
“Lui e il ragazzo erano grandi amici. Il vecchio gli insegnava tante cose, sapete. Sembra che lo avesse in gran simpatia.”
“Dio accolga la sua anima,” fece la zia, pietosa.
Il vecchio Cotter mi osservava. Sentivo su di me lo guardo acuto di quegli occhietti scuri e pungenti, ma non gli diedi la soddisfazione di alzare i miei dal piatto. Torn alla sua pipa e infine sput con disprezzo nel fuoco, dichiarando:
“Non mi piacerebbe che i miei ragazzi avessero troppo a che fare con un tipo simile.”
“Che cosa volete dire, Cotter?” chiese la zia.
“Voglio dire,” precis il vecchio Cotter, “che sarebbe un male per loro. Sono dell’idea che un giovane deve andare a spasso e giocare con quelli della sua et
e non diventare… Ho ragione, Jack?”
“Condivido il tuo principio,” convenne lo zio.
“Che impari a cavarsela. Glielo ripeto sempre a questo Rosacroce: fa’
del movimento. Quando ero ragazzo, tutti i santi giorni facevo un bagno freddo, inverno ed estate. E per questo che sono ancora in gamba. L’istruzione sar
una bella cosa, ma… Forse il signor Cotter ne prenderebbe volentieri un pezzetto, di quel cosciotto di montone,”
aggiunse, rivolto alla zia.
“No, no, non per me,” si scherm il vecchio Cotter.
La zia prese il piatto di portata dalla credenza e lo mise in tavola.
“Ma perch pensate che non sarebbe bene per i ragazzi, signor Cotter?”
chiese.
“E’ un male per loro,” disse il vecchio Cotter, “perch hanno delle menti molto impressionabili. Il vedere cose di questo tipo, voi mi capite, ha sui ragazzi un effetto…”
Mi riempii la bocca di minestra per paura di dare sfogo alla mia collera. Vecchio imbecille noioso dal naso rosso!
Era tardi quando mi addormentai. Nonostante ce l’avessi con il vecchio Cotter per avermi trattato da bambino, mi scervellai per per riuscire a capire quelle sue frasi lasciate a met
. Nel buio della mia stanza immaginai di rivedere il viso pesante e grigiastro del paralitico. Mi tirai le coperte sulla testa e provai a pensare a Natale. Ma il volto grigio mi seguiva ancora bisbigliando, e capii che voleva confessare qualcosa. Sentii la mia anima rifugiarsi in una contrada piacevole e viziosa e l
ritrovavo la sua faccia ad aspettarmi.
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