Nannie diede l’esempio, e tutti e tre ci inginocchiammo ai piedi del letto.

Facevo finta di pregare, ma non riuscivo a concentrarmi perch‚ il borbottio della vecchia mi distraeva. Notai come era agganciata male la sua gonna sulla schiena e come i tacchi delle sue pantofole erano tutti consumati da una parte. Ebbi l’impressione assurda che il vecchio prete sorridesse, mentre giaceva l

, nella bara.

Ma no. Quando ci alzammo e ci avvicinammo al capezzale vidi che non sorrideva. Giaceva l

, solenne e imponente, vestito come se stesse per andare all’altare, tenendo mollemente un calice tra le grosse mani. La sua faccia sembrava arcigna, grigia e massiccia, con le narici nere e cavernose cerchiate di una rada peluria bianca. C’era un odore pesante nella stanza: i fiori.

Ci facemmo il segno della croce e venimmo via. Nella stanzetta al piano di sotto trovammo Eliza seduta nella poltrona del vecchio prete con aria solenne. Cercai a tentoni di dirigermi verso la mia solita sedia nell’angolo, mentre Nannie si avvicinava alla credenza e ne toglieva una bottiglia di “sherry” e alcuni calici, che mise sulla tavola invitandoci a prendere un bicchierino. Poi, su suggerimento della sorella, vers• lo “sherry” nei bicchieri e ce li porse.

Insistette perch‚ io prendessi anche un po’ di biscottini alla crema, ma dissi di no pensando che avrei fatto troppo rumore nel mangiarli.

Parve restare un po’ delusa dal mio rifiuto e raggiunse silenziosamente il divano, dove sedette dietro la sorella. Nessuno parlava: tutti guardavamo fisso il focolare spento.

La zia aspett• che Eliza sospirasse e poi disse: “Be’, se ne Š andato in un mondo migliore.”

Eliza sospir• ancora e chin• la testa in segno di assenso. La zia giocherell• col bicchiere prima di sorseggiare un po’ di “sherry”.

“E Š… serenamente?” chiese.

“Oh, proprio serenamente, signora,” disse Eliza. “Non ci siamo nemmeno accorte di quando ha esalato l’ultimo respiro. Ha fatto una bella morte, ringraziando Dio.”

“E quanto ai…”

“Padre O’ Rourke Š venuto marted a dargli l’Estrema Unzione e a prepararlo.”

“Dunque sapeva?”

“Era completamente rassegnato.”

“Infatti, si vede,” convenne la zia.

“Lo ha detto anche la donna che Š venuta a lavarlo. Secondo lei sembrava che stesse dormendo, tanto pareva tranquillo e rassegnato.

Nessuno avrebbe pensato che da morto avrebbe assunto un aspetto cosi composto.”

“Gi

, Š vero,” disse la zia.

Bevve un altro sorso e aggiunse:

“Be’, signorina Flynn, comunque deve essere un gran conforto per voi sapere che avete fatto tutto quello che potevate. Siete state entrambe tanto care verso di lui, bisogna riconoscerlo.”

Eliza si lisci• il vestito sopra le ginocchia.

“Ah, povero James!” esclam•, “Dio sa che abbiamo fatto il possibile, povere come siamo; non avremmo voluto che gli mancasse niente mentre era in vita.”

Nannie aveva appoggiato la testa sul cuscino del divano e sembrava sul punto di addormentarsi.

“C’Š la povera Nannie,” disse Eliza guardandola, “che Š esaurita.

Tutto il lavoro che abbiamo avuto, lei e io, per trovare la donna che venisse a lavarlo, e poi vestirlo, la bara, e infine far dire la Messa in cappella. Se non ci fosse stato Padre O’ Rourke non so proprio come avremmo fatto. E’ stato lui a portarci tutti quei fiori e quei due candelieri dalla cappella, a scrivere l’annuncio per il “Freeman’s General” e a prendersi cura di tutte le formalit

per il cimitero e per la riscossione dell’assicurazione del povero James.”

“Come Š stato buono!” comment• la zia.

Eliza chiuse gli occhi e scosse lentamente la testa.

“Non c’Š niente come i vecchi amici” dichiar•; “se non fosse per loro, nel momento del bisogno non troveresti nessuno di cui fidarti.”

“Proprio cos,” disse la zia. “E sono certa che ora che Š andato a ricevere l’eterna ricompensa non si dimenticher

n‚ di voi n‚ delle vostre premure.”

“Ah, povero James!” fece Eliza. “Non ci dava gran disturbo. Non lo avreste sentito nella casa pi— di quanto non lo sentiate adesso.

Tuttavia so che se ne Š andato e che tutto…”

“Quando tutto sar

finito, allora s che sentirete la sua mancanza,”

disse la zia.

“Lo so,” ammise Eliza. “Non gli porter• pi— il brodo nella sua tazza n‚ voi, signora, gli manderete il tabacco. Povero James!”

Si interruppe, come se stesse parlando con il defunto, e poi aggiunse con aria accorta:

“Sapete, avevo notato che stava capitandogli qualcosa, ultimamente.

Ogni volta che gli portavo la zuppa, lo trovavo riverso sulla sedia con la bocca aperta e il breviario per terra.”

Si mise un dito sul naso e corrug• le sopracciglia; poi continu•: “Nonostante questo, continuava a ripetere che prima che fosse finita l’estate sarebbe uscito in una bella giornata per fare una passeggiata in carrozza. Voleva rivedere la vecchia casa di Irishtown dove siamo nati tutti noi, e diceva che avrebbe portato con s‚ me e Nannie. Se avessimo solo potuto trovare qui di fronte, da John Rush, una di quelle nuove vetture imbottite che non fanno rumore, di cui Padre O’

Rourke gli aveva parlato, quelle con le ruote gommate, da noleggiare per un giorno, avremmo potuto andarci tutti e tre una domenica sera.

Era proprio una fissazione… Povero James!”

“Dio abbia misericordia della sua anima!” comment• la zia.

Eliza tir• fuori il fazzoletto e si asciug• gli occhi. Poi lo rimise in tasca e fiss• il fuoco spento per qualche istante senza parlare.

“E’ sempre stato troppo scrupoloso,” riprese. “I doveri del sacerdozio erano troppo pesanti per lui. E poi la sua vita fu, come dire, contrastata.”

“S,” confermo la zia. “Era un uomo deluso. Lo si vedeva.”

Un silenzio cadde nella stanzetta e, approfittandone, mi avvicinai alla tavola per assaggiare il mio “sherry”; poi ritornai tranquillamente alla mia sedia nell’angolo.