- No, disse Carlotta, non mi piace e ve lo renderò: anche il precedente non era migliore. - Rimasi meravigliato quando domandai di quali libri si trattava e lei mi rispose… (Nota dell'autore: Si è creduto necessario sopprimere questo passo della lettera per non dare ad alcuno, motivo di lamento. Benché in fondo ogni autore darebbe ben poca im-portanza al giudizio di una fanciulla e di un giovane. Fine della nota).

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Trovavo una profonda individualità in tutto ciò che lei diceva e a ogni sua parola vedevo un nuovo fascino, un nuovo raggio del suo spirito

brillarle sul viso che si andava animando sempre più, perché lei sentiva che io la comprendevo. "Quando ero più giovane", diceva, "nulla mi di-lettava quanto i romanzi. Sa Dio come ero felice se potevo la domenica sedermi in un angolo e seguire con tutto il cuore le vicende liete o tristi di una Miss Jenny. Non nego che ancor oggi questo genere di libri abbia attrattiva per me; ma giacché molto raramente posso prendere in mano un libro, bisogna che esso almeno sia completamente di mio gusto. E

l'autore che io preferisco è quello che rappresenta il mio mondo, nel quale tutto avviene come intorno a me, le cui storie mi interessano e mi stanno a cuore come la mia vita domestica, che non è proprio un paradiso, ma che in complesso è una fonte di gioie inesprimibili".

Io facevo sforzi per nascondere la commozione che mi destavano quel-

le parole. Ma non potei durare a lungo, perché‚ quando la sentii parlare incidentalmente, con profonda verità del Vicario di Wakefield di… (Nota dell'autore: Anche qui sono stati tralasciati i nomi di alcuni autori nazio-nali. Quelli che godono il favore di Carlotta lo sentiranno nel proprio cuore, se leggeranno questa pagina, e del resto nessuno ha bisogno di conoscere i gusti di lei. Fine della nota), non potei più trattenermi, le dissi tutto quello che mi venne in mente, e solo qualche tempo dopo, quando Carlotta rivolse la parola alle altre, osservai che per tutto quel tempo erano rimaste con gli occhi spalancati, come se si fossero trovate in un altro mondo. La cugina mi guardava con aria canzonatoria, ma non me ne im-portava nulla.

La conversazione cadde poi sui piaceri della danza.

- Se pure questa passione è colpevole, disse Carlotta, confesso che non c'è cosa al mondo che io metta al di sopra del ballo. E se mi passa qualcosa di triste per la testa, basta che io strimpelli una contradanza sul mio piano scordato e subito mi torna il buon umore. -

Durante la conversazione quanto mi beavo dei suoi occhi neri! E come le sue vivide labbra e le sue fresche guance deliziavano tutta la mia anima! Ed ero così preso dall'alto significato dei suoi discorsi che non udivo le parole con le quali si esprimeva - e tu che mi conosci puoi farti un idea di questo. -

In breve scesi di carrozza come in preda a un sogno, quando ci fer-

mammo davanti alla casa della festa, ed ero così perduto nelle mie fantasticherie, tra i bagliori del crepuscolo, che appena sentii la musica il cui suono scendeva fino a noi dalla sala illuminata.

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Il signor Audran e un certo N. N… - come si può ricordare tutti i no-mi? - che erano i ballerini della cugina e di Carlotta ci ricevettero allo sportello della carrozza, s'impadronirono ciascuno della sua dama, e io condussi di sopra la mia.

Cominciammo a ballare il minuetto: io invitai una signora dopo l'altra, e proprio quelle che avevano meno grazia non si decidevano mai a por-gere la mano e a finire il ballo. Carlotta e il suo cavaliere cominciarono una danza inglese e tu puoi immaginare quale fu la mia gioia quando

dovemmo metterci in figura con lei!

Metteva nel ballo l'anima e il cuore, il suo corpo si muoveva armonio-so, lei era spensierata e ingenua come se non pensasse, non sentisse che la danza; e certo in quel momento ogni altra cosa era sparita per lei.

La pregai di concedermi la seconda contradanza; mi promise la terza e, con la più grande franchezza, mi disse che amava molto il valzer. "L'uso vuole che per il valzer ogni cavaliere resti con la sua dama, ma il mio balla male, e mi sarà grato se gli risparmierò questa fatica. La vostra ballerina è nelle stesse condizioni e invece ho visto nella danza inglese che voi siete molto abile; se volete dunque ballare il valzer con me, andate a chie-dermi al mio cavaliere, e io m'intenderò con la vostra dama".

Le diedi allora la mano, e fu deciso che nel frattempo il suo cavaliere avrebbe tenuto compagnia alla mia ballerina.

Via dunque! Ci divertimmo dapprima a intrecciare variamente le brac-

cia. Con quale grazia e leggerezza lei si muoveva! Venne poi il momento di cominciare il valzer; le coppie cominciarono a girare le une intorno al-le altre come sfere celesti, e ci fu un po' di confusione perché pochi sanno ballare bene. Noi fummo prudenti e lasciammo sfogare gli altri; poi

quando i meno abili ballerini ebbero lasciato libero il campo, ci mettem-mo in lizza con un'altra valida coppia: Audran e la sua dama. Non sono mai stato così abile e leggero: non ero più un uomo. Avere fra le braccia un'amabile creatura, girare con lei in un turbine come la tempesta, e non veder più niente intorno a sé… Per dirti la verità, Guglielmo, ho giurato che se amassi una fanciulla e aspirassi a lei, dovrebbe ballare il valzer soltanto con me e non con altri, a qualunque costo. Tu mi capisci, è vero?

Facemmo qualche giro, camminando per la sala, per riprendere fiato.

Poi lei sedette, e le arance che avevo messo da parte, le sole che mi restavano, ci furono utilissime… soltanto, io mi sentivo il cuore trafitto quando, per complimento, lei offriva uno spicchio a una vicina indiscreta.

Alla terza danza inglese, noi formavamo la seconda coppia. Mentre se-guivamo la colonna danzante e io (Dio sa con quale gioia) pendevo dal suo braccio e dal suo sguardo, dove brillava la più sincera e pura

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espressione di piacere, arrivammo presso una signora che avevo già osservato per il suo aspetto piacente benché non fosse più giovane. Guardò Carlotta sorridendo, alzò un dito in atto minaccioso e, passando, pronun-ziò due volte il nome di Alberto in tono significativo.

Chi è Alberto? se non sono indiscreto, chiesi a Carlotta. Lei stava per rispondermi, ma dovemmo separarci per formare una catena di otto, e

mi parve scorgere, quando c'incontrammo, l'ombra di una preoccupazio-ne sulla sua fronte. Quando mi diede la mano per la promenade, disse:

"perché dovrei nascondervelo? Alberto è un onest'uomo al quale sono quasi promessa". Non era una novità per me: le ragazze me lo avevano detto lungo il cammino, eppure mi parve una notizia inattesa perché non l'avevo considerata in rapporto a lei che in pochi minuti mi era diventata tanto cara.

In breve, mi confusi, fui smemorato, mi trovai in mezzo a un'altra coppia, guastai ogni cosa, e ci volle la presenza di spirito di Carlotta che mi tirava di qua e di là per ristabilire l'ordine al più presto.

Il ballo non era ancora finito quando i lampi, che da molto tempo ve-devamo brillare all'orizzonte e che sempre avevo dati per lampi di calore, si fecero più frequenti e il tuono coprì il suono della musica. Tre dame fuggirono, e i loro cavalieri le seguirono: il disordine divenne generale e la musica cessò.