O mia Costanza, a ragione la tua anima ebbe paura e, dormendo, in sogno sentì d’essere in pena, mentre Donegilda macchinava tutta quest’infamia!

Il messaggero, la mattina quando fu sveglio, prese la via più breve per il castello e portò la lettera al castaldo, il quale, vedendo quello scritto sventurato, si mise a gemere e a sospirare: «Cristo Signore,» disse «come può durare questo mondo, pieno di creature così perverse? Dio onnipotente, se questo è il tuo volere, e tu sei un giudice giusto, come puoi permettere che gl’innocenti muoiano e la gente abbietta regni prosperosa?

Ahimè, buona Costanza! E infelice me, che debbo farti da giustiziere o morire, senza scampo, d’una morte infame!».

Piansero giovani e vecchi per tutto il regno, quando seppero che il re aveva mandato quell’odiosa lettera, e Costanza, pallida in volto come una morta, il quarto giorno si diresse verso la nave. E tuttavia accettò di buon animo la volontà di Cristo e, inginocchiandosi sulla spiaggia, disse: «Signore, sia sempre benvenuto ciò che tu mi mandi! Colui che mi salvò dalla calunnia, mentr’ero fra voi sulla terra, potrà salvarmi dal male e dall’infamia anche sul mare, sebbene ancora io non veda come. Egli è forte, e lo è sempre stato. In lui soltanto io confido, e nella sua diletta Madre, che è la mia vela e il mio timone».

Il bimbo le si mise a piangere in braccio, e allora lei, reclinandosi, gli disse teneramente:

«Taci, figliolino, non ti farò alcun male».

E togliendosi di capo il fazzoletto, glielo pose sugli esili occhi e, cullandolo premurosamente fra le braccia, sollevò lo sguardo al cielo: «Madre,» disse «radiosa Vergine Maria, è vero purtroppo che per istigamento d’una donna il genere umano fu smarrito e condannato a morte e perciò tuo Figlio fu straziato in croce. Gli occhi tuoi benedetti videro tutto il suo tormento, e non c’è confronto fra il tuo dolore e il dolore che chiunque può provare. Tu ti vedesti trucidare il Figlio davanti agli occhi, mentre il mio bambino, almeno, è ancora vivo. Però ti prego, fulgida signora, soccorso degl’infelici, tu gloriosa fra le donne, tu bel maggio, tu porto di rifugio, stella splendida del giorno, abbi pietà del mio bambino, tu che nella tua benevolenza hai pietà dei miseri nella sventura! Ahimè, povero bambino, che colpa puoi avere, in nome di Dio, se ancora non hai commesso alcun peccato? Perché il tuo crudele padre ti vuole morto?

Ah, buon castellano, almeno tu abbi misericordia, e lascia che il mio bambino resti qui con te! E se per paura non osi salvarlo, almeno bacialo una volta in nome di suo padre!».

E volgendo lo sguardo verso terra, disse: «Addio, sposo crudele!».

Poi si alzò e, scendendo lungo la spiaggia, s’avviò verso la nave. C’era tutto il popolo che la seguiva, e lei intanto cercava di calmare il suo bambino. Salutò infine tutti quanti e, benedicendoli santamente, salì a bordo. La nave, questa volta, era abbondantemente fornita di viveri, che le sarebbero durati a lungo; e d’altre cose necessarie di cui avrebbe avuto bisogno, grazie a Dio, ne aveva abbastanza. Occorreva soltanto che Dio onnipotente la provvedesse di vento e di tempo buono, riconducendola a casa! Non sto a dirvi altro: eccola ormai in mare, che procede per la sua via.

EXPLICIT SECUNDA PARS.

SEQUITUR PARS TERCIA.

Subito dopo questo fatto tornò in patria re Alla, al castello di cui parlavamo, e chiese dove fossero sua moglie e il suo bambino. Il castaldo si sentì gelare il cuore e gli raccontò con franchezza tutta la vicenda che voi già conoscete (non sto a ripetervela ora), mostrando al re il suo sigillo e la sua lettera. «Sire,» gli disse «io ho fatto esattamente come voi, sotto pena di morte, m’avete comandato.»

Fu allora messo alla tortura il messaggero, il quale dovette confessare e dire per filo e per segno in che posti s’era alloggiato notte per notte. Così, per deduzione e con accurate indagini, venne scoperto da chi scaturiva tutto il male. Si riconobbe anche, io però non so in che modo, la mano che aveva scritto la lettera, spargendo tutto il veleno di quell’impresa scellerata. Fatto sta che Alla fece implacabilmente uccidere sua madre (secondo quanto sta chiaramente scritto) per tradimento all’autorità sovrana. Ecco con che ignominia finì la vecchia Donegilda! Ciò che invece nessuna lingua potrà mai descrivere è il dolore che, giorno e notte, Alla soffriva per sua moglie e il suo bambino.

Ma torniamo ora a Costanza, che andò errando sul mare fra tormenti e pene per più di cinque anni, come a Cristo piacque, prima che la sua nave si avvicinasse a riva. E alla fine ecco Costanza e il suo bambino, sbalzati dalle onde proprio sotto un castello saraceno, di cui non sto ora a ricordare il nome. Ma Dio onnipotente, che salvò tutto il genere umano, abbia cura di Costanza e del bambino, perché, essendo caduti in mano dei pagani, sono di nuovo in pericolo di morte…

Erano in molti coloro che dal castello scendevano a far la guardia alla nave di Costanza.

Ma una notte, dal castello, scese l’intendente del sovrano (Dio lo maledica!), un brigante che aveva rinnegato la nostra fede: salì a bordo da solo e disse alla donna che, volente o nolente, la voleva per amante. Ecco che stavano per ricominciare i guai per quella povera donna! Il piccolo si mise a piangere, ed anche lei piangeva da far pena.