Il Castello

FRANZ KAFKA 

 

 

IL CASTELLO 

Indice

1 • ARRIVO 

2 • BARNABAS 

3 • FRIEDA 

4 • PRIMA CONVERSAZIONE CON L'OSTESSA 

5 • DAL SINDACO 

6 • LA SECONDA CONVERSAZIONE CON L'OSTESSA 

7 • IL MAESTRO 

8 • ASPETTANDO KLAMM 

9 • LOTTA CONTRO L'INTERROGATORIO 

10 • IN STRADA 

11 • A SCUOLA 

12 • GLI AIUTANTI 

13 • HANS 

14 • IL RIMPROVERO DI FRIEDA 

15 • DA AMALIA 

16 

17 • IL SEGRETO DI AMALIA 

18 • IL CASTIGO DI AMALIA 

19 • SUPPLICHE 

20 • I PROGETTI DI OLGA 

21 

22 

23 

24 

25 

APPENDICE 

VARIANTE DELL'INIZIO 

FRAMMENTI 

1 • ARRIVO

 

 

Era sera tarda quando K. arrivò. Il paese era sprofondato nella neve. Il colle non si vedeva, nebbia e tenebre lo circondavano, non il più debole chiarore rivelava il grande castello. K. sostò a lungo sul ponte di legno che dalla strada maestra conduceva al paese e guardò su nel vuoto apparente.

Poi andò a cercare un alloggio per la notte; alla locanda erano ancora svegli, l'oste non aveva stanze libere ma, assai stupito e sconcertato da quel cliente tardivo, offrì di farlo dormire nella sala su un pagliericcio. K. fu d'accordo. Alcuni contadini sedevano ancora davanti alla loro birra, ma egli non volle parlare con nessuno, andò a prendersi da solo il pagliericcio in solaio e si coricò vicino alla stufa. Faceva caldo, i contadini erano silenziosi, egli li osservò ancora un poco con gli occhi stanchi, poi si addormentò.

Ma non passò molto che fu svegliato. Un giovane in abito cittadino con un viso da attore, occhi sottili, sopracciglia folte, stava accanto a lui insieme all'oste. I contadini erano ancora lì, alcuni avevano girato la sedia per vedere e udire meglio. Il giovane si scusò molto gentilmente di aver svegliato K., si presentò come figlio del custode del castello, poi disse: «Questo paese appartiene al castello, chi vi abita o pernotta in certo modo abita e pernotta nel

castello. Nessuno può farlo senza il permesso del conte. Ma lei questo permesso non ce l'ha, o almeno non l'ha esibito».

K., che si era levato a sedere, si ravviò i capelli, guardò i due dal basso in alto e disse: «In che paese mi sono perso? C'è un castello qui?».

«Certo», disse lentamente il giovane, mentre qualcuno, qua e là, scuoteva la testa all'indirizzo di K., «il castello del conte Westwest».

«E ci vuole il permesso per passare qui la notte?», chiese K. come per convincersi di non aver magari sognato quello che gli era appena stato detto.

«Ci vuole il permesso», fu la risposta, e c'era molta presa in giro nei confronti di K. nel modo in cui il giovane tendendo il braccio chiese all'oste e ai clienti: «O forse non ci vuole il permesso?».

«Quand'è così dovrò procurarmelo», disse K. sbadigliando, e scostò la coperta come per alzarsi.

«Già, ma da chi?», chiese il giovane.

«Dal signor conte», disse K., «non resta altro da fare».

«Adesso, a mezzanotte, andare dal conte a chiedere il permesso?», esclamò il giovane facendo un passo indietro.

«Non si può?», chiese K. con calma. «Allora perché mi ha svegliato?».

Questa volta però il giovane perse il controllo. «Che modi da vagabondo!», esclamò. «Esigo rispetto per le autorità comitali! L'ho svegliata per comunicarle che deve lasciare immediatamente il territorio del conte».

«Finiamola con questa commedia», disse K. con voce stranamente bassa, si coricò e si tirò addosso la coperta. «Lei sta un po' esagerando, giovanotto, e domani riparleremo del suo comportamento. L'oste e quei signori sono testimoni, se di testimoni ho bisogno. Ma sappia intanto che sono l'agrimensore fatto venire dal signor conte. I miei aiutanti mi raggiungeranno domani in carrozza con gli strumenti. Io non ho voluto rinunciare a una passeggiata nella neve, ma purtroppo ho sbagliato strada più volte, e per questo sono arrivato così tardi. Che fosse troppo tardi per presentarmi al castello lo sapevo già da me senza che lei me lo insegnasse. Ecco perché mi sono accontentato di questa sistemazione per la notte, dove lei ha avuto la scortesia - per non dir peggio - di venirmi a disturbare.