-

Invece d'interrogarlo, il Corsaro si era messo a guardarlo fisso, tenendo le braccia incrociate sul petto. Era diventato più pallido del solito, quasi livido, mentre il petto gli si sollevava sotto frequenti sospiri.

Due volte aveva aperto le labbra come per parlare, e poi le aveva richiuse come se avesse paura di fare una domanda, la cui risposta doveva forse essere terribile.

Finalmente, facendo uno sforzo, chiese con voce sorda:

- Me l'hanno ucciso, è vero?

- Chi?

- Mio fratello, colui che chiamavano il Corsaro Rosso.

- Sì, comandante, - rispose Carmaux, con un sospiro. - Lo hanno ucciso come vi hanno spento l'altro fratello, il Corsaro Verde. -

Un grido rauco che aveva qualche cosa di selvaggio, ma nello stesso tempo straziante, uscì dalle labbra del comandante.

Carmaux lo vide impallidire orribilmente e portarsi una mano sul cuore, e poi lasciarsi cadere su di una sedia, nascondendosi il viso colla larga tesa del cappello.

Il Corsaro rimase in quella posa alcuni minuti, durante i quali il marinaio del canotto lo udì singhiozzare, poi balzò in piedi come se si fosse vergognato di quell'atto di debolezza. La tremenda emozione che lo aveva preso era completamente scomparsa; il viso era tranquillo, la fronte serena, il colorito non più marmoreo di prima, ma lo sguardo era animato da un lampo così tetro che metteva paura.

Fece due volte il giro della cabina come se avesse voluto tranquillarsi interamente prima di continuare il dialogo, poi tornò a sedersi, dicendo:

- Io temevo di giungere troppo tardi, ma mi resta la vendetta. L'hanno fucilato?

- Appiccato, signore.

- Sei certo di questo?

- L'ho veduto coi miei occhi pendere dalla forca eretta sulla Plaza de Granada.

- Quando l'hanno ucciso?

- Quest'oggi, dopo il mezzodì.

- È morto?...

- Da prode, signore. Il Corsaro Rosso non poteva morire diversamente, anzi...

- Continua.

- Quando il laccio stringeva, ebbe ancora la forza d'animo di sputare in faccia al governatore.

- A quel cane di Wan Guld?

- Sì, al duca fiammingo.

- Ancora lui! Sempre lui!... Ha giurato adunque un odio feroce contro di me? Un fratello ucciso a tradimento e due appiccati da lui!

- Erano i due più audaci corsari del golfo, signore, è quindi naturale che li odiasse.

- Ma mi rimane la vendetta!... - gridò il filibustiere con voce terribile. - No, non morrò se prima non avrò sterminato quel Wan Guld e tutta la sua famiglia e dato alle fiamme la città ch'egli governa. Maracaybo, tu mi sei stata fatale; ma io pure sarò fatale a te!... Dovessi fare appello a tutti i filibustieri della Tortue ed a tutti i bucanieri di San Domingo e di Cuba, non lascerò pietra su pietra di te! Ora parla, amico: narrami ogni cosa. Come vi hanno presi?.

- Non ci hanno presi colla forza delle armi bensì sorpresi a tradimento quando eravamo inermi, comandante.

Come voi sapevate, vostro fratello si era diretto su Maracaybo per vendicare la morte del Corsaro Verde, avendo giurato, al pari di voi, di appiccare il duca fiammingo. Eravamo in ottanta, tutti risoluti e decisi ad ogni evento, anche ad affrontare una squadra, ma avevamo fatto i conti senza il cattivo tempo.All'imboccatura del Golfo di Maracaybo, un uragano tremendo ci sorprende, ci caccia sui bassi fondi e le onde furiose frantumano la nostra nave. Ventisei soli, dopo infinite fatiche, riescono a raggiungere la costa: eravamo tutti in condizioni così deplorevoli da non opporre la minima resistenza e sprovvisti di qualsiasi arma.Vostro fratello ci incoraggia e ci guida lentamente attraverso le paludi, per tema che gli spagnuoli ci avessero scorti, e che avessero incominciato ad inseguirci. Credevamo di poter trovare un rifugio sicuro nelle folte foreste, quando cademmo in una imboscata. Trecento spagnuoli, guidati da Wan Guld in persona, ci piombano addosso, ci chiudono in un cerchio di ferro, uccidono quelli che oppongono resistenza e ci conducono prigionieri a Maracaybo.

- E mio fratello era del numero?

- Sì, comandante. Quantunque fosse armato d'un pugnale, si era difeso come un leone, preferendo morire sul campo piuttosto che sulla forca, ma il fiammingo l'aveva riconosciuto ed invece di farlo uccidere con un colpo di fucile o di spada, l'aveva fatto risparmiare. Trascinati a Maracaybo, dopo di essere stati maltrattati da tutti i soldati ed ingiuriati dalla popolazione, fummo condannati alla forca. Ieri mattina però, io ed il mio amico Wan Stiller, più fortunati dei nostri compagni, siamo riusciti a fuggire strangolando la nostra sentinella. Dalla capanna di un indiano presso il quale ci siamo rifugiati, abbiamo assistito alla morte di vostro fratello e dei suoi coraggiosi filibustieri, poi alla sera aiutati da un negro ci siamo imbarcati su di un canotto, decisi di attraversare il golfo del Messico e giungere alla Tortue. Ecco tutto, comandante.

- E mio fratello è morto!... - disse il Corsaro con una calma terribile.

- L'ho veduto come vedo ora voi.

- E sarà ancora appeso alla forca infame?

- Vi rimarrà tre giorni.

- E poi verrà gettato in qualche fogna.

- Certo comandante.-

Il Corsaro si era bruscamente alzato e si era avvicinato al filibustiere.

- Hai paura tu?... - gli chiese con strano accento.

- Nemmeno di Belzebù, comandante.

- Dunque tu non temi la morte?

- No.

- Mi seguiresti?

- Dove?

- A Maracaybo.

- Quando?

- Questa notte.

- Si va ad assalire la città?

- No, non siamo in numero sufficiente ora, ma più tardi Wan Guld riceverà mie nuove. Ci andremo noi due ed il tuo compagno.

- Soli? - chiese Carmaux, con stupore.

- Noi soli.

- Ma che volete fare?

- Prendere la salma di mio fratello.

- Badate comandante! Correte il pericolo di farvi prendere.

- Tu sai chi è il Corsaro Nero?

- Lampi e folgori! È il filibustiere più audace della Tortue.

- Va' adunque ad aspettarmi sul ponte e fa preparare una scialuppa.

- È inutile, capitano, abbiamo il nostro canotto, una vera barca da corsa.

- Va'!

Inizio

 

Capitolo Secondo

 

UNA SPEDIZIONE AUDACE

 

Carmaux si era affrettato ad obbedire, sapendo che col formidabile Corsaro era pericoloso indugiare.
Wan Stiller lo attendeva dinanzi al boccaporto, in compagnia del mastro d'equipaggio e d'alcuni filibustieri, i quali lo interrogavano sulla disgraziata fine del Corsaro Rosso e del suo equipaggio, manifestando terribili propositi di vendetta contro gli spagnuoli di Maracaybo e soprattutto contro il governatore. Quando l'amburghese apprese che si doveva preparare il canotto per fare ritorno alla costa, dalla quale si erano allontanati precipitosamente per un vero miracolo, non poté nascondere il suo stupore e la sua apprensione.

- Tornare ancora laggiù!... - esclamò. - Ci lasceremo la pelle, Carmaux.

- Bah!... Non ci andremo soli questa volta.

- Chi ci accompagnerà dunque?

- Il Corsaro Nero.

- Allora non ho più timori. Quel diavolo d'uomo vale cento filibustieri.

- Ma verrà solo.

- Non conta, Carmaux; con lui non vi è da temere.