Tu e lui sarete scomunicati ed espulsi dalla Chiesa e dalla comunità dei Santi. Diventa troppo borioso sul suo trono, alza la testa sopra le nuvole e pende sulla Chiesa come una torre. Ma noi abbatteremo la sua insolenza come fece Alessandro, nostro predecessore, che mise il piede sul collo a Federico il Tedesco e aggiunse alla nostra gloria quest’aurea sentenza: gli eredi di Pietro calpesteranno gli imperatori, cammineranno sul dorso del serpente, schiacceranno il leone e il drago, ricacceranno senza paura il velenoso basilisco. Così domeremo quello scismatico arrogante e lo deporremo con la nostra autorità apostolica.

BRUNO: Ma papa Giulio, davanti a Sigismondo, giurò fede negli imperatori come sovrani legittimi, per sé e per i futuri vescovi romani.

IL PAPA: Papa Giulio abusò dei suoi poteri e perciò nessuno dei suoi decreti ha valore. Non ci è dato forse tutto il potere sulla terra?

Per cui, anche volendo, non possiamo sbagliare. Guarda questa cintura d’argento, ha sette chiavi d’oro sigillate con sette sigilli, come simbolo del potere settemplice che ci viene dal cielo: legare o sciogliere, serrare, condannare, giudicare, sigillare o dissigillare o altro a nostro piacimento. Perciò tu, lui e tutto il mondo dovete piegarvi, o sarete certi della nostra maledizione pesante come le pene dell’inferno.

(Entrano Faust e Mefistofele travestiti da cardinali)

MEFISTOFELE: Di’ un po’, non siamo ben truccati?

FAUST: A meraviglia. Il papa non avrà mai avuto un simile servizio. Lì dentro il concilio dorme. Andiamo a salutare sua santità.

RAIMONDO: Sua santità, sono tornati i cardinali.

IL PAPA: Bentornati, venerandi padri. Dite, cosa ha deciso il concilio riguardo a Bruno e all’imperatore, per punire il complotto contro di noi?

FAUST: Sacrosanto patrono della Chiesa di Roma, per consenso unanime del sinodo dei preti e dei prelati è stato deciso che Bruno e l’imperatore tedesco siano dichiarati lollardi e scismatici insolenti, attentatori alla pace della Chiesa. E se questo Bruno, di sua propria istanza e senza costrizione dei baroni tedeschi, ha tentato di imporsi la tiara e salire al trono di Pietro tramando la vostra morte, le Decretali dicono che venga condannato come eretico e bruciato su un rogo di fascine.

IL PAPA: E tanto basta! Prendetelo in custodia, portatelo al Ponte Angelo e rinchiudetelo nella torre più sicura. Domani sederemo al concistoro col collegio dei cardinali e lì decideremo della sua vita o della sua morte. Ecco, prendete con voi la sua tiara e deponetela nel tesoro della Chiesa. Ancora una volta affrettatevi, miei buoni signori, e ricevete la mia benedizione apostolica.

MEFISTOFELE: Perdio, nessun diavolo fu così benedetto.

FAUST: Presto andiamo, Mefistofele. Questa i cardinali la pagheranno cara.

(Escono Faust e Mefistofele [con Bruno])

IL PAPA: E ora portate il pranzo, che si possa celebrare la festa di san Pietro e brindare con re Raimondo d’Ungheria alla nostra ultima e felice vittoria.

(Escono)

SCENA NONA

(Squilli di tromba mentre è portato il banchetto. Poi entrano Faust e Mefistofele senza travestimento)

MEFISTOFELE: Preparati a ridere! Arrivano i cardinali assonnacchiati con la condanna di Bruno, ma lui è in viaggio, su un cavallo veloce come il pensiero vola sulle Alpi verso la bella Germania e il suo afflitto imperatore.

FAUST: Il papa maledirà questi inetti che fecero sparire Bruno e la sua tiara. Voglio divertirmi alle spalle di questi idioti. Incantami, caro Mefistofele, fammi diventare invisibile.

MEFISTOFELE: Inginocchiati, presto. Ti metto la mano sul capo e t’incanto con la mia bacchetta magica. Con questa cintura sarai invisibile a tutti. I sette pianeti, la notte, l’inferno, i capelli forcuti delle furie, il fuoco blu di Plutone e la forca di Ecate ti coprano d’ombra magica, sparisca il tuo corpo. Faust, con tutta la loro santità ora puoi fare ciò che vuoi, non ti vedrà nessuno.

FAUST: Grazie, Mefistofele. E ora badate, fratoni, che Faust non vi salassi le zucche spennate!

MEFISTOFELE: Zitto, arrivano i cardinali.

(Entrano il papa e il suo seguito. Entrano i cardinali con un libro)

IL PAPA: Signori cardinali, bentornati! Sedete. Sedete, sire Raimondo.

Frati, servite pure. E che tutto sia fatto come s’addice a questa solennità.

PRIMO CARDINALE: Vostra santità voglia anzitutto prendere atto di ciò che il sinodo ha deciso riguardo a Bruno e all’imperatore.

IL PAPA: Ma perché mai? Non vi dissi che domani saremo al concistoro per fissare la punizione? Ci avete appena comunicato la decisione del sinodo: Bruno e quel dannato imperatore vanno condannati come lollardi e scismatici. Perché dovrei rileggere la sentenza?

PRIMO CARDINALE: Ma, vostra grazia, non se n’è ancora parlato!

RAIMONDO: Non lo negate, siamo tutti testimoni che poco fa vi fu consegnato Bruno e anche la sua ricca tiara, da mettere al sicuro nel tesoro della Chiesa.

DUE CARDINALI: Ma per san Paolo, non li abbiamo visti!

IL PAPA: Per san Pietro, morirete se non li riconsegnate immediatamente! Gettateli in galera, caricateli di catene! Falsi prelati, per questo odioso tradimento le vostre anime patiranno le pene dell’inferno.

(Escono i due cardinali tra le guardie)

FAUST: Eccoli sistemati. E ora alla festa! Il papa non ebbe mai un ospite così allegro.

IL PAPA: Signor arcivescovo di Reims, sedete qui accanto.

L’ARCIVESCOVO: Ringrazio vostra santità.

FAUST: Mangia, ti strozzi il diavolo se ne lasci.

IL PAPA: Chi ha parlato? Frati, occhio all’intorno! Sire Raimondo, vi prego, servitevi, devo al vescovo di Milano questo raro dono.

FAUST: Grazie, mio sire!

(Glielo porta via)

IL PAPA: Ma che succede, chi mi porta via il piatto? Canaglie, perché non parlate? Mio buon arcivescovo, ecco un piatto prelibato mandatomi da un cardinale francese.

FAUST: Piglio anche questo.

(Glielo porta via)

IL PAPA: Che razza di lollardi ho attorno, che debbo sopportare questi insulti? Servitemi del vino.

FAUST: Sì, per favore, ho sete.

IL PAPA: Sire Raimondo, brindo a vostra grazia.

FAUST: E io brindo alla vostra.

(Glielo porta via)

Il PAPA: Anche il vino è sparito! Buoni a nulla, cercate attorno, trovate chi m’offende, o per la nostra santità morirete tutti. Vi prego, signori, scusate questi contrattempi.