La signora Umney fece a ciascuno un profondo inchino mentre scendevano di Oscar Wilde

24

1887 - Il Fantasma Di Canterville

vettura e gli disse con un garbo compito e antiquato: «Vi auguro il benvenuto a Canterville Chase». Seguendo i suoi passi, i membri della famiglia Otis passarono dal bel vestibolo in stile Tudor nella biblioteca che era una sala lunga e bassa rivestita di quercia nera, all’estremità della quale si trovava una grande finestra istoriata. Il tè era già apparecchiato su un tavolino e quelli, dopo essersi tolti gli spolverini da viaggio, presero a guardarsi intorno, mentre la signora Umney si occupava di loro.

A un tratto la signora Otis notò una macchia di colore rosso opaco che imbrattava il pavimento proprio vicino al caminetto e, senza rendersi minimamente conto di quel che in realtà significasse, l’additò alla signora Umney soggiungendo: «Credo che laggiù sia stato versato qualcosa».

«Infatti, signora,» rispose la vecchia governante sottovoce «è stato versato del sangue, in quel punto.»

«Che orrore!» gridò la signora Otis. «Non mi piace affatto che ci siano macchie di sangue in un salotto: bisogna farla togliere immediatamente.»

La vecchia sorrise e disse con lo stesso tono di voce basso e misterioso:

«È il sangue di Lady Eleonore de Canterville, che fu assassinata in quel punto preciso dal proprio marito, sir Simon de Canterville, nel 1575. Sir Simon le sopravvisse di nove anni e poi scomparve subitamente in circostanze assai misteriose. Il suo corpo non è mai stato rinvenuto, ma il suo spirito peccatore vaga tuttora per il castello. La macchia di sangue è stata sempre molto ammirata da turisti e visitatori, e non è possibile toglierla».

«Quante storie» gridò Washington Otis. «Il Super-Smacchiatore e Detersivo Incomparabile Pinkerton la farà sparire in due secondi» e prima che la governante, terrorizzata, avesse il tempo di aprir bocca, il giovanotto era già per terra e stava fregando energicamente il pavimento con un bastoncino che pareva una specie di cosmetico nero. Effettivamente, pochi istanti dopo, ogni traccia di sangue era scomparsa.

«Ero sicuro che il Pinkerton avrebbe dato un risultato immediato»

esclamò il giovane trionfante, lanciando occhiate di soddisfazione ai congiunti che lo guardavano ammirati; ma aveva appena proferite queste parole che un tremendo guizzo di folgore luccicò nella sala buia e un pauroso scoppio di tuono li fece balzare in piedi; la signora Umney svenne.

«Che clima spaventoso» osservò calmo il ministro, accendendosi un lungo sigaro. «Credo dipenda dall’eccesso di popolazione che affligge il Oscar Wilde

25

1887 - Il Fantasma Di Canterville

vecchio continente e non permette una distribuzione uniforme per tutti i fenomeni atmosferici. Io sono sempre stato del parere che soltanto l’emigrazione può rimettere in sesto l’Inghilterra.»

«Mio caro Hiram,» esclamò la signora Otis «che cosa ce ne facciamo di una donna che sviene alla minima sciocchezza?»

«Trattieniglielo sullo stipendio come faresti per qualche rottura,» le rispose il ministro «vedrai che non svenirà più, d’ora in poi.» E infatti di lì a pochi istanti la signora Umney si riebbe di colpo. Ma la povera donna era indubbiamente fuori di sé, e con rotte parole supplicò il signor Otis di stare in guardia, che qualche guaio grosso si preparava a colpire il castello.

«Ho veduto cose terribili con questi miei poveri occhi, signore; cose che farebbero rizzare i capelli in testa a ogni buon cristiano. E quante notti insonni ho passato per i fenomeni spaventosi che si verificano in questa casa!» Ma sia il signor Otis che sua moglie rassicurarono la brava donna che essi non avevano nessunissima paura degli spettri, cosicché dopo avere invocato le benedizioni della Provvidenza sui suoi nuovi padroni ed essersi messa d’accordo con loro per un aumento di salario, la vecchia governante si ritirò a passi barcollanti nella propria camera.

II

Il temporale imperversò furioso tutta la notte, ma non accadde nulla di notevole. La mattina seguente, tuttavia, quando scesero per la prima colazione, trovarono che la spaventosa macchia di sangue era ricomparsa sul pavimento. «Non credo possa essere colpa del Super-Detersivo,»

osservò Washington «perché l’ho provato con tutto e mi ha sempre dato risultati perfetti. Dev’essere stato il fantasma.» Di conseguenza fregò via la macchia una seconda volta, ma ecco che la seconda mattina essa era comparsa di nuovo. E ci fu anche la terza mattina, benché la biblioteca fosse stata chiusa a chiave la notte dal signor Otis in persona, il quale aveva poi portato via la chiave con sé. Tutta la famiglia cominciava ormai a interessarsi seriamente alla faccenda: al signor Otis venne il sospetto di essere stato forse un po’ troppo dogmatico nel negare l’esistenza di fantasmi, la signora Otis espresse l’intenzione di farsi socia dell’Associazione Psichica, e Washington stilò una lunga lettera per i signori Myers & Podmore sulla permanenza delle macchie sanguigne allorché queste siano connesse con qualche delitto. Quella notte ogni Oscar Wilde

26

1887 - Il Fantasma Di Canterville

dubbio intorno all’effettiva esistenza dei fantasmi fu dissipato per sempre.

Il giorno era stato caldo e soleggiato e quando, verso sera, l’aria rinfrescò, la famiglia Otis uscì in massa per una scarrozzata. Non rincasarono che alle nove, e consumarono un pasto leggero. Durante la conversazione non fu fatto il benché minimo accenno a spettri e fantasmi, di modo che mancavano anche quelle condizioni primarie di attesa ricettiva che spesso precedono il verificarsi di fenomeni psichici. Come mi narrò in seguito il signor Otis, il discorso cadde su quegli argomenti che formano di solito il nocciolo della conversazione tra gli americani colti delle classi superiori, come ad esempio l’enorme superiorità, quale attrice, della signorina Fanny Davenport al confronto di Sarah Bernhardt; la difficoltà di trovare granturco acerbo, focacce di sorgo e pannocchie bollite nel latte anche nelle migliori case inglesi; l’importanza di Boston sullo sviluppo dell’anima universale; i vantaggi del bagaglio assicurato nei viaggi per ferrovia, e la dolcezza dell’accento di New York in paragone alla pronuncia strascicata dei londinesi.