- Oh, Shere Khan, non hai mai fatto una caccia più malaugurata di quella al ranocchio dieci anni fa.

Mowgli si allontanava sempre più nella foresta correndo velocemente, e si sentiva uno struggimento al cuore. Arrivò alla caverna quando cominciava ad alzarsi la nebbia della sera; riprese fiato e girò lo sguardo giù verso la valle. I lupacchiotti erano fuori, ma Mamma Lupa in fondo alla tana capì dal respiro affannoso che qualche cosa preoccupava il suo ranocchio.

- Che c’è, figlio mio? - chiese.

- Oh, chiacchiere di pipistrello circa Shere Khan, - rispose Mowgli. -

Stanotte vado a cacciare fra i campi arati, - e si slanciò giù per il pendio attraverso la macchia, finché arrivò al fiumiciattolo che scorre nel fondo della valle. Là si fermò perché sentì gli ululati del branco che cacciava, il bramito del cervo inseguito e il suo sbuffare mentre si gira pronto a difendersi. Poi sentì l’abbaiare rabbioso dei lupi giovani che saltandogli intorno incitavano perfidamente Akela:

- Akela! Akela! Lasciate che il lupo solitario mostri la sua forza!

Largo al capo del branco. Salta, Akela.

Sembrò che il lupo solitario spiccasse il salto e fallisse colpo, poiché Mowgli sentì sbattere i denti a vuoto, poi il bramito di trionfo del cervo che rotolava a terra Akela con le zampe davanti. Non aspettò altro, ma ripartì in fretta e gli urli si affievolivano dietro di lui, mentre correva sui campi coltivati dove vivevano i contadini.

- Bagheera ha detto la verità, - pensò mentre si rannicchiava, ancora ansimante, dentro un mucchio di foraggio vicino alla finestra di una capanna. - Domani sarà una giornata decisiva tanto per Akela che per me.

Poi premette il viso contro la finestra e osservò il fuoco nel focolare. Durante la notte vide la moglie del contadino alzarsi e alimentarlo con dei blocchi di roba nera, e quando spuntò il sole sulla nebbiolina bianca e fredda, vide il figlio dell’uomo raccogliere un paniere, spalmato internamente di argilla, riempirlo di pezzi di carbone ardente, metterlo sotto la sua coperta ed uscire a custodire le vacche nella stalla.

- Non si tratta che di questo? Se può farlo un fanciullo non c’è niente da temere. - Allora girò velocemente l’angolo della capanna, andò incontro al ragazzo, gli tolse il paniere di mano e sparì nella nebbia mentre il ragazzo urlava per lo spavento.

- Mi somigliano molto, - disse Mowgli soffiando nel paniere come aveva visto fare dalla donna.

- Questa roba si spegnerà se non l’alimento, - e gettò su quella cosa rossa dei ramoscelli e della scorza secca.

A metà strada su per la collina incontrò Bagheera; la rugiada mattutina scintillava come tante gemme sulla sua pelliccia.

- Akela ha fallito il colpo, - disse la pantera. - Lo avrebbero ucciso stanotte, ma volevano far la festa anche a te. Ti cercano per tutta la collina.

- Io ero nelle terre coltivate. Sono pronto. Guarda!

Mowgli alzò il vaso del fuoco.

- Bene! Ho anche visto gli uomini ficcare un ramo secco dentro questa roba, e allora subito sboccia il Fiore Rosso in cima ad esso. Non hai paura tu?

- No, perché dovrei aver paura? Mi ricordo ora che Fiore Rosso manda un calore gradito.

Per tutto quel giorno Mowgli sedette nella caverna a custodire il suo vaso di fuoco e a ficcarvi rami secchi per vedere come diventavano.