Non che lei sia del tutto in errore nel caso attuale. Si tratta indubbiamente di un medico di campagna e che cammina parecchio.
- Dunque avevo ragione.
- Fino a un certo punto.
- Ma poi basta.
- No, no, mio caro Watson, non si offenda, per cortesia. Secondo me, per esempio, è più probabile che un medico riceva un dono da un ospedale che non da un circolo di caccia, e perciò quando vedo le iniziali “C.C.” poste innanzi a questa H, ospedale esse mi suggeriscono naturalmente le parole “Charing Cross”.
- Può darsi che lei abbia ragione.
- A mio avviso le probabilità sono dirette in questo senso, e se partiamo da tale presupposto avremo una nuova base su cui costruire la personalità del nostro ignoto visitatore.
- E va bene: ammettiamo dunque che le iniziali “C.C.H.” stiano per “Charing Cross Hospital”: quali altre intuizioni possiamo dedurre da ciò?
- Non lo vede da solo? Lei conosce i miei metodi. Li applichi!
2
- Io non vedo che un’unica conclusione possibile: che cioè quest’uomo abbia esercitato la professione in città prima di trasferirsi in campagna.
- Secondo me potremmo azzardare anche un po’ piú in là. Osservi questo oggetto sotto un punto di vista. Quale sarà stata l’occasione piú probabile per offrire un dono del genere? Quando si saranno riuniti, i suoi amici, per regalargli questo pegno della loro gratitudine? Evidentemente nel momento in cui il dottor Mortimer si sarà ritirato dal servizio ospedaliero per avviare la propria professione in privato. Sappiamo che il dono c’è stato, e supponiamo sia avvenuto un cambiamento da un ospedale cittadino a una clientela di campagna. Spingeremmo dunque troppo oltre le nostre fantasie se affermassimo che il dono è stato offerto per questo trasferimento?
- Certo, la cosa mi sembra probabile.
- Le farò adesso osservare che il nostro uomo non può aver fatto parte della direzione dell’ospedale, giacché una posizione simile può essere tenuta soltanto da un medico che abbia a Londra una solida e vasta clientela, che non si rassegnerebbe pertanto a ritirarsi in campagna. Che cosa era dunque il nostro uomo? Se lavorava nell’ospedale senza far parte del personale direttivo, non poteva che essere un chirurgo o un medico interno… poco più, quindi, di uno studente anziano. E se n’è andato cinque anni fa… la data è sul bastone. Perciò, mio caro Watson, il suo austero medico di famiglia di mezza età scompare nel vuoto e ne emerge invece un giovanotto al disotto della trentina, simpatico, privo di ambizioni, distratto, e possessore di un cane prediletto che io immaginerei su per giù un po’ più grande di un cane bassotto e piú piccolo di un mastino.
Scoppiai in una risata incredula, mentre Sherlock Holmes si sprofondava nel suo divanetto lanciando verso il soffitto anelli di fumo indefiniti.
- Per quel che riguarda l’ultima parte non ho dati sufficienti per controllare le sue asserzioni - dissi - ma comunque non è difficile stabilire alcuni particolari inerenti all’età del nostro uomo e alla sua carriera professionale.
Tolsi dalla mia libreria la Guida Medica e ne sfogliai le pagine sino alla lettera M. Vi erano parecchi Mortimer, ma uno solo di essi poteva essere il nostro visitatore. Lessi ad alta voce l‘informazione al suo riguardo.
- “Mortimer James, M.R.C.S., 1882, Grimpen Dartmoor, Devon. Chirurgo interno all’Ospedale di Charing Cross dal 1882 al 1884. Vincitore del Premio Jackson per la patologia comparata, con un saggio intitolato “La malattia è una sopravvivenza?”. Socio corrispondente della Società di Patologia svedese. Autore di Capricci dell’atavismo (Lancet, 1882), Siamo in progresso? (Journal of Psychology, marzo 1883).
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