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ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli

Torquato Tasso Il padre di famiglia Q

Ma percioch’alle volte aviene ch’alcun sia di soverchio occupato nel suo ufficio e alcun altro avanzi sempre molto più del giorno che dell’opera, dee così l’uno l’altro conservo aiutare come veggiamo che nel corpo, quando l’una gamba è stanca, su l’altra si suol riposare, e come l’una mano affaticata chiama l’altra per aiutatrice delle sue operazioni. E quando amore e cortesia vicendevole a ciò fare non gli inviti, dee il mastro di casa o ‘l padrone stesso commandare al neghitoso e allo scioperato ch’al faticoso e affacendato porga aiuto. Ma sovratutto la carità del padrone e de’ conservi nelle infermità dee dimostrarsi, nelle quali gli infermi in letti più morbidi e agiati debbono esser posti a giacere e di più dilicate vivande esser nutricati; né ‘l padrone dee della sua visita esser loro superbo o discortese, perché, se gli animali bruti si rallegrano delle carezze de’ padroni, come veggiamo ne’

cani, quanto più creder debbiamo che se ne rallegrino gli uomini, animali ragionevoli: onde i buoni servitori, diventando affezionati a’ padroni, non altramente intendono i padroni a cenno e ubbediscono ad un picciol movimento del ciglio o della fronte loro di quel che que’ cani soglion fare, che barboni sono addomandati. Anzi più tosto non come il cane al padrone, ma come la destra si muove ad ubbedire a’ commandamenti dell’animo, il servo ad ubbedire a’ commandamenti del padrone si mostra pronto; conciò sia cosa che, sì come la mano è detta instrumento degli instrumenti, essendo quella che s’adopera in nutrire, in vestire, in pulire tutte l’altre membra, ch’instrumenti pur son detti, così il servo è addomandato instrumento degli instrumenti, percioch’egli adopera tutti gli instrumenti che nella casa sono stati ritrovati affine non sol di vivere, ma di ben vivere: differente dagli altri instrumenti, perch’ove gli altri sono inanimati, il servo è animato. E1 differente dalla mano, perché la mano è congiunta al corpo, ed egli è separato dal signore; è differente ancora dagli artefici, perché gli artefici sono instrumenti di quelle che propriamente si dicon fattura, e ‘l servo è instrumento dell’azione, la qual dalla fattura è distinta.

E1 dunque il servo, se tu vuoi aver di lui perfetta cognizione, instrumento dell’azioni, animato e separato. Ma perché dell’azioni alcune si fermano nella cura famigliare e ne’ bisogni della casa, alcune escono fuori e si distendono a’ negozî civili, tengon talvolta gli agiati gentiluomini, fra’

quali desidero che tu sii, alcun giovane che nelle opportunità cittadinesche possa servirli, a’ quali dando l’ufficio di scrivere e di trattare alcune lor bisogne, sogliono anco dare il nome di cancelliero: ma questi dagli altri Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 27

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sono molto diversi, conciosia cosa che per lo più sono e debbono essere d’ingegno non punto servile o materiale e atto alle azioni e alle contemplazioni, e tra loro e i padroni non è propriamente servitù o signo-ria, ma più tosto quella sorte d’amicizia che da Aristotele è detta in eccelenza; se ben ne’ buoni secoli della romana republica questi ancora erano tolti dal numero degli altri servi. E tale fu Terenzio, scrittore delle comedie, il quale di Lelio e di Scipione fu così famigliare che fu creduto ch’essi nell’opere sue avessero alcuna parte; tale anco fu Tirone, al quale sono scritte molte lettere di Marco Tullio: il quale, eruditissimo grammatico, era diligente osservato-re d’alcune cosette delle quali Cicerone fu più tosto sprezzatore ch’ignoran-te. Ma percioché tutta quella usanza di servitù, come detto abbiamo, è affatto mancata, oggi tra’ padroni e questi sì fatti le leggi dell’amicizia in superiorità debbon essere osservate; e sovra questi particolarmente fu scritto dal signor Giovanni della Casa quel trattato degli uffici minori il qual da te, che molto sei vago di legger l’opere sue, so che molte fiate dee esser letto e riletto: sì ch’altro di loro non dirò di quello ch’ivi n’è scritto. Ma perché della cura della persona a bastanza s’è ragionato, se non forse quanto tu potessi desiderare che così delle fantesche si parlasse come de’ servitori s’è favellato, e perché niuna cosa è stata da me lasciata a dietro, ch’a buon marito o a buon padre o a buon signore appertenga, mi pare che debbiamo venire a quella che fu da noi posta per seconda parte del nostro ragionamento: alla cura, dico, della facoltà, nella quale dell’ufficio della madre di famiglia e delle donne con buon proposito faremo menzione.

La cura delle facoltà, come dicemmo, s’impiega nella conservazione e nell’accrescimento ed è divisa tra ‘l padre e la madre di famiglia, percioché par così proprio del padre di famiglia l’accrescere come della madre il conservare; nondimeno a chi minutamente considera, la cura dell’accrescimento è propria del padre di famiglia e l’altra è commune, che che gli antichi in questo proposito s’abbiano detto. Ma perché niuna cosa può essere accre-sciuta se prima o ‘nsieme non è conservata, dee il padre di famiglia, che la sua facoltà desidera di conservare, saper minutamente la quantità e la qualità dell’entrate sue e anco delle spese ch’egli per sostener onorevolmente la sua famiglia è costretto di fare, e, agguagliando le ragioni delle rendite con quella delle spese, fare in modo che sempre la spesa sia minore e abbia quella proporzion con l’entrata c’ha il quattro con l’otto o almeno co ‘l sei: percioché, s’egli tanto volesse spendere quanto raccoglie dalle sue possessioni, Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 28

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non potrebbe poi ristorare i danni che sogliono avenire per caso o per fortuna, se pur avenissero, quali sono gli incendî e le tempeste e l’innondazioni, né supplire a’ bisogni d’alcune spese che non possono esser provedute. E

per chiarirsi delle sue facoltà e della valuta loro, conviene ch’egli stesso abbia vedute e misurate le sue possessioni con quelle misure le quali diede-ro principio alla geometria in Egitto, le quali se ben varie sono secondo la varietà de’ paesi, la varietà nondimeno non è cagione di differenza sostan-ziale: e conviene che sappia com’il raccolto risponde alla semenza e con quale proporzione la terra gratissima suol restituir le cose ricevute. E la medesima notizia conviene ch’egli abbia dell’altre cose appertenenti all’agricoltura o a gli armenti; né minore averla dee de’ prezzi ch’alle cose sono imposti o da publici magistrati o dal consenso degli uomini, né meno essere informato come le cose si vendano o si comprino in Turino, in Milano, in Leone o ‘n Vinezia che come nella sua patria sian vendute o comprate: della quale cognizione s’egli sarà bene instrutto, non potrà da’ fattori o da altri nella raccolta o nella vendita delle sue entrate esser ingannato. Ma percioch’io ho detto ch’egli dee essere instrutto della quantità e della qualità delle sue facoltà, chiamo quantità non sol quella che dalle misure di geometria è misurata; come sono i campi e le vigne e i prati e i boschi, o quella ch’è misurata da’ numeri aritmetici, come il numero delle greggi e degli armenti, ma quell’anco che dal danaro è misurata: percioché nell’agguagliare della entrata e della spesa niuna quantità viene in maggior considerazione che quella del danaro che dalle rendite si può raccorre, la quale è molto incerta e molto variabile, conciosia cosa che le terre non sono sempre nel medesimo pregio e molto meno i frutti loro, e ‘l danaro, non ch’altro, suole or crescere, or calare: nella quale incertitudine e varietà di cose il giudizio e la esperienza e la diligenza del buon padre di famiglia tanto suol giovare quanto basta non sol per conservare, ma per accrescer le facoltà, le quali in mano de’ trascurati padri di famiglia soglion molto diminuire.

Qualità chiamo poi delle facoltà ch’elle siano o artificiali o naturali, o animate o inanimate. Artificiali sono i mobili della casa e forse la casa stessa e i danari, i quali per instituzion degli uomini sono stati ritrovati, potendosi viver senza, come si viveva negli antichissimi secoli ne’ quali la permutazion delle cose si faceva senza il danaro. Fu poi trovato il danaro per legge degli uomini: onde numus fu detto, quasi nomos, ch’in lingua greca significa “legge”; il qual, commodamente agguagliando tutte le disaguaglianze delle cose Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 29

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cambiate, ha renduto il commerzio facile e anco più giusto che non era ne’

tempi che s’usava solo la permutazione.

Artificiali ricchezze potranno esser chiamate ancora tutte quelle cose nelle quali più tosto l’artificio del maestro che la materia è venduta o estimata.

Naturali son poi le cose dalla natura prodotte, delle quali alcune sono inanimate, come son le possessioni, le vigne e i prati e metalli; altre sono animate, come le greggi e gli armenti: dalle quali cose tutte il buon padre di famiglia suol raccorre entrata. Nella considerazione ancora della qualità viene se le possessioni siano vicine o lontane dalla città; s’abbiano vicino stagno o palude ch’esali maligni vapori onde l’aria ne divenga cattiva, o rivo o fiume che per lungo corso acquisti virtù di purgar l’aria; se siano ristrette da’ colli o ‘n parte percossa e signoreggiata da’ venti; s’in ripa ad alcuna acqua navigabile o ‘n paese piano per lo quale l’entrade su’ carri agevolmente alla città posson esser trasportate; o pur in erto e malagevole e faticoso ne’

quali l’opera de’ somari sia necessaria; se vicine a strade correnti per le quali i peregrini e i mercanti d’Italia in Germania o ‘n Francia soglion trapassare, o lontane dalla frequenza de’ viandanti e de’ commerci; s’in colle che signoreggi e che goda di bella veduta, o ‘n valle umile che ne sia priva: le quali condizioni tutte, sì come molto accrescono o diminuiscon di valore e di prezzo alle cose possedute, così possono esser cagione di risparmiar le spese e di conservare e accrescer l’entrate, se ben saranno dal padre di famiglia considerate.

Ma per venire alquanto più a’ particolari della cura che da lui si ricerca, egli dee far che dalla villa alla città sia portato tutto ciò che per l’uso della casa è necessario o convenevole, e lasciare anco la casa di villa fornita di quel che basti a nudrir lui e la sua famiglia in que’ tempi che suole venirvi, il rimanente vendere a’ tempi che più caro si vende, e co’ danari che ne trae comprare quelle cose che dalle sue possessioni non raccoglie e che nell’uso di gentiluomo son necessarie, a’ tempi ne’ quali con minor prezzo son comprate: il ch’agevolmente potrà fare, quando co ‘l risparmio della spesa che prima avrà fatto si troverà avere avanzata alcuna somma di danari.