Il piccolo principe, che mi faceva una domanda dopo l'altra, pareva che non sentisse mai le mie. Così, quando vide per la prima volta il mio aeroplano (non lo disegnerò perché sarebbe troppo complicato per me), mi domandò:
“Che cos'è questa cosa?”
"Non è una cosa - vola. È un aeroplano. È il mio aeroplano".
Ero molto fiero di fargli sapere che volavo.
Allora gridò:
"Come? Sei caduto dal cielo!"
"Si", risposi modestamente.
"Ah! Questa è buffa..."
E il piccolo principe scoppio in una bella risata che mi irritò. Voglio che le mie disgrazie siano prese sul serio. Poi riprese:
"Allora anche tu vieni dal cielo! Di quale pianeta sei?"
Intravvidi una luce, nel mistero della sua presenza, e lo interrogai bruscamente:
"Tu vieni dunque da un altro pianeta?"
Ma non mi rispose. Scrollò gentilmente il capo osservando l'aeroplano.
"Certo che su quello non puoi venire da molto lontano..."
E si immerse in una lunga meditazione.
Poi, tirando fuori dalla tasca la mia pecora, sprofondò nella contemplazione del suo tesoro.

Voi potete bene immaginare come io fossi incuriosito da quella mezza confidenza su "gli altri pianeti". Cercai dunque di tirargli fuori qualche altra cosa:
"Da dove vieni, ometto? Dov'è la tua casa? Dove vuoi portare la mia pecora?"
Mi rispose dopo un silenzio meditativo:
"Quello che c'è di buono, è che la cassetta che mi hai dato, le servirà da casa per la notte".
"Certo. E se sei buono ti darò pure una corda per legare la pecora durante il giorno. E un paletto".
La mia proposta scandalizzò il piccolo principe.
"Legarla? Che buffa idea!"
"Ma se non la leghi andrà in giro e si perderà..."
Il mio amico scoppiò in una nuova risata:
"Ma dove vuoi che vada!"
"Dappertutto. Dritto davanti a sé..."
E il piccolo principe mi rispose gravemente:
"Non importa, è talmente piccolo da me!"
E con un po' di malinconia, forse, aggiunse:
"Dritto davanti a sé non si può andare molto lontano..."

IV
Avevo così saputo una seconda cosa molto importante! Che il suo pianeta nativo era poco più grande di una casa. Tuttavia questo non poteva stupirmi molto. Sapevo benissimo che, oltre ai grandi pianeti come la Terra, Giove, Marte, Venere ai quali si è dato un nome, ce ne sono centinaia ancora che sono a volte così piccoli che si arriva sì e no a vederli col telescopio.
Quando un astronomo scopre uno di questi, gli dà per nome un numero. Lo chiama per esempio: "l'asteroide 3251".
Ho serie ragioni per credere che il pianeta da dove veniva il piccolo principe è l'asteroide B 612.
Questo asteroide è stato visto una sola volta al telescopio da un astronomo turco.

Aveva fatto allora una grande dimostrazione della sua scoperta a un Congresso Internazionale d'Astronomia. Ma in costume com'era, nessuno lo aveva preso sul serio. I grandi sono fatti così.

Fortunatamente per la reputazione dell'asteroide B 612 un dittatore turco impose al suo popolo, sotto pena di morte, di vestire all'europea. L'astronomo rifece la sua dimostrazione nel 1920, con un abito molto elegante. E questa volta tutto il mondo fu con lui.

Se vi ho raccontato tanti particolari sull'asteroide B 612 e se vi ho rivelato il suo numero, è proprio per i grandi che amano le cifre.
Quando voi gli parlate di un nuovo amico, mai si interessano alle cose essenziali. Non si domandano mai: "Qual'è il tono della sua voce? Quali sono i suoi giochi preferiti? Fa collezione di farfalle?"
Ma vi domandano: "Che età ha? Quanti fratelli? Quanto pesa? Quanto guadagna suo padre?" Allora soltanto credono di conoscerlo. Se voi dite ai grandi:
"Ho visto una bella casa in mattoni rosa, con dei gerani alle finestre, e dei colombi sul tetto"" loro non arrivano a immaginarsela. Bisogna dire: "Ho visto una casa di centomila lire", e allora esclamano: "Com'è bella".
Così se voi gli dite: "La prova che il piccolo principe è esistito, sta nel fatto che era bellissimo, che rideva e che voleva una pecora. Quando uno vuole una pecora è la prova che esiste".
Bè, loro alzeranno le spalle, e vi tratteranno come un bambino. Ma se voi invece gli dite: "Il pianeta da dove veniva è l'asteroide B 612" allora ne sono subito convinti e vi lasciano in pace con le domande. Sono fatti così. Non c'è da prendersela. I bambini devono essere indulgenti coi grandi.
Ma certo, noi che comprendiamo la vita, noi che ce ne infischiamo dei numeri! Mi sarebbe piaciuto cominciare questo racconto come una storia di fate. Mi sarebbe piaciuto dire:
"C'era una volta un piccolo principe che viveva su di un pianeta poco più grande di lui e aveva bisogno di un amico..."
Per coloro che comprendono la vita, sarebbe stato molto più vero.
Perché non mi piace che si legga il mio libro alla leggera. è un grande dispiacere per me confidare questi ricordi.
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