V'accompagnerò a casa. Addio Basil. È stato un pomeriggio interessante.»

Dietro loro la porta si richiuse. Il pittore si lasciò cadere su un divano. Un'espressione di dolore gli si impresse sul viso.

III

Un mese dopo, un pomeriggio, Dorian Gray s'abbandonava su una comoda poltrona, nella piccola libreria della casa di Lord Henry in Mayfair. Era nel suo genere un buen retiro molto grazioso, coi rivestimenti di quercia, i fregi color avorio, gli stucchi al soffitto; e sul feltro rosso mattone che copriva il pavimento, eran stesi tappeti persiani dalle lunghe frange di seta. Una statuetta di Clodion si ergeva su una deliziosa piccola tavola; vicino stava una copia delle Cent Nouvelles, legata da Clovis Eve per Margherita di Valois. La legatura era bulinata con le margherite d'oro che la regina aveva scelto per emblema. Sulla mensola del camino c'erano tulipani e grandi vasi di porcellana turchina; attraverso le vetriate piombate della finestra fluiva la luce albicocca d'un pomeriggio estivo londinese.

Lord Henry non era ancora giunto. Era sempre in ritardo, per partito preso; essendo una sua massima che la puntualità ruba il tempo. Per questo il giovane sembrava piuttosto di malumore. Con mano pigra sfogliava le pagine di una Manon Lescaut, dalle preziose illustrazioni, che aveva preso da uno scaffale. Il monotono tic-tac della pendola Luigi XIV lo irritava. Un paio di volte ebbe la tentazione di andarsene.

Finalmente udì un passo, e la porta s'aprì. «Com'è tardi, Harry» mormorò.

«Temo che non sia Harry, signor Gray» rispose una voce squillante.

Si volse rapidamente e si alzò in piedi. «Vi chiedo scusa, credevo...»

«Credevate che fosse mio marito. È soltanto sua moglie. Permettete che mi presenti. Vi conosco molto bene dalle vostre fotografie. Credo che mio marito ne possieda ventisette.»

«Ventisette, Lady Henry?»

«No? Ventisei, allora. E vi ho visto l'altra sera all'opera con lui.» Parlando rise d'un riso nervoso, e lo guardò con i suoi occhi incerti, color miosotide. Era una strana donna. I suoi vestiti parevano disegnati in un impeto d'ira, e indossati durante una tempesta. Era di solito innamorata di qualcuno, ma le sue passioni non essendo mai corrisposte, ella aveva mantenute intatte tutte le illusioni. Le sarebbe piaciuto di riuscir pittoresca, le riusciva soltanto di parer disordinata. Si chiamava Victoria, e aveva la manìa di andare in chiesa.

«Davano il Lohengrin, nevvero, Lady Henry?»

«Ah, sì, quel delizioso Lohengrin. Preferisco la musica di Wagner a ogni altra. È così fragorosa, che si può chiacchierare continuamente senza che gli altri odano quello che si dice. Questo è un gran vantaggio. Nevvero, signor Gray?»

Rise, con le sottili labbra, di un riso secco e nervoso.