La Casa Del Poeta Read Online
Nel sentirne la voce appannata, la madre trasalisce come se invece del figlio fosse davvero un uccellino a parlare.
- Lello, tesoro, amore.
È sopra il bambino, ne respira il fiato ardente, ne beve le parole.
- Mamma, portami l’uccello.
Ella guarda verso la finestra. È ancora giorno, il crudo eppure roseolilla giorno di febbraio, che vuol morire e non muore, che è triste eppure ha una promessa di gioia.
- Sì, cocco mio bello, domani ti porterò l’uccello.
I bambini tacciono, quasi spaventati da questa promessa meravigliosa più di quella del crepuscolo di febbraio. Ma Lello si lamenta, anzi piange; e quel pianto senza forza, quasi senza voce, sgretola il cuore del padre.
- Maria, prova ad andare dalla signora Carlotta. Se no ci vado io e le fracasso i vetri delle finestre.
La sua voce è digrignante: par di sentire i vetri rompersi. Che soddisfazione per i bambini; che gioia di vendetta; e che speranza di vedere finalmente l’uccello!
La madre si mise le scarpette belle, quelle che aveva da quando ancora andava a ballare; si avvolse la testa nella sciarpa azzurra e uscì. Sapeva che il suo viaggio era perfettamente inutile; che la signora Carlotta non le avrebbe aperto, anche perché a quell’ora l’uccello doveva dormire: eppure arrivò fino alla porta della vecchia, e più in là ancora, fino all’angolo della strada grande, dove quell’usuraia della sora Gilda, l’abbacchiara, vendeva, nel suo buco puzzolente come un pollaio, galline e cacciagione.
E fu per chiederle uno di quei melanconici tordi morti sdraiati sul banco con le ali ancora dorate dal riflesso della loro vita felice, per portarlo al bambino e dargli ad intendere che era l’uccello addormentato. Poi tornò indietro, scuotendo la testa dentro la sciarpa. No, non è più tempo d’illusioni: neppure i bambini poveri ci credono più.
Ma la sua promessa fu tanto dolce, tanto convinta, quando sfiorò con un battito d’ali azzurre il viso del bambino: - Lellino, cocco, l’uccello dorme, poverino, non bisogna svegliarlo; ma domani te lo porterò, vedrai, parola di mamma te lo porterò… - che persino il marito, il selvaggio manovale che dall’alto dei tetti in costruzione lanciava bestemmie e parole di fango al cielo e alla terra, ci credette e se ne rallegrò.
IL SICARIO
Nessuno, fra quelli che sapevano del suo terribile mestiere, e più o meno si erano serviti o contavano di servirsi di lui, lo chiamava con questo nome; anzi tutti lo consideravano, almeno superficialmente, come un giustiziere; perché in realtà egli non si prestava alle richieste esecuzioni se non in casi 17
eccezionali, quando cioè si trattava di una giusta vendetta o di levar di mezzo un individuo nocivo alla pace di un uomo o di una famiglia.
E studiava minutamente, se non profondamente, la causa, prima di venire ad una decisione irrevocabile: senza scrupoli superiori, senza principî religiosi, senza superstizioni.
Egli non credeva in Dio, né in una vita futura: non credeva nella giustizia ufficiale, anzi la sua prima esecuzione era stata per conto suo, dopo aver perduto una causa che da piccola era diventata grande, che dalla pretura era finita in cassazione e lo aveva rovinato. E la ragione era da parte sua. La sua casa era stata messa all’asta, i suoi mobili venduti: egli si morsicava le mani per la rabbia, per il dolore dell’ingiustizia, e il suo sangue si era placato solo nel veder scorrere quello del suo persecutore.
Diventato assassino, l’autorità giudiziaria non lo aveva punito, neppure ricercato: quindi gli era rimasto un senso quasi ironico, se non cinico, della libertà che ha l’uomo di farsi giustizia da sé.
Una sera, nei primi tempi di miseria e di avvilimento, ubbriaco di vino e di amarezza, aveva parlato di questa sua convinzione ad un amico che si lamentava con lui di essere a sua volta perseguitato e minacciato di rovina e di morte da un suo avversario.
- Toglilo di mezzo: non c’è altro.
Ma l’amico era un debole, un pauroso: e lo disse, aggiungendo però che se avesse trovato qualcuno disposto ad aiutarlo non gli sarebbe dispiaciuto.
L’ubbriaco domandò:
- Quanto offri?
E si guardarono negli occhi come devono guardarsi i demoni.
Adesso, dopo molti anni e molte prove ben riuscite, si presentava un caso speciale.
L’uomo, che si era ricostruito una fortuna e spesso viaggiava commerciando in cavalli, capitò un giorno da una vedova, giovane ancora e di una bellezza inquietante e proterva.
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