Exmoor si era immerso. Riapparve qualche istante dopo, sbuffando e sputacchiando. I suoi occhioni di pesce fissavano un punto lontano, una specie di cabina adiacente al bagno. Attraverso le nuvole bianche, Faber distinse una specie di spaventapasseri, l’uniforme del comandante posata su un “servitore” di legno e sormontata dalla parrucca. Exmoor la scrutava con intensità, e la pagliacciata della locanda di Boisrenard si ripeté.
— Mi sembra davvero imprudente, da parte tua, fare il bagno senza parrucca —
disse la parrucca con voce stridula. — Meriteresti di affogare. Sai come si salva un uomo che annega? Prendendolo per i capelli!
Exmoor si rivolse a Faber.
— Vedete come mi tiranneggia? — gli disse. — Vi invidio, voi che ignorate tutte le superstizioni e vivete sotto il solo imperio della Ragione. Ah, non è impresa da poco accattivarsi Fortuna. Ma, quando alla fine accetta di sorridervi… Ah, il sorriso di Fortuna!
E il suo faccione irraggiava felicità nei vapori che lo avvolgevano come se fosse una magica apparizione.
Quando Faber preceduto da Exmoor entrò nella tenda d’onore, Porcaro e i suoi due compagni li aspettavano, avendo già preparato tutto per la sfida.
La scacchiera era posata su un tavolo basso con i trentadue pezzi già schierati come in formazione di combattimento.
Un bambino fatto venire dalle cucine tese a Exmoor i due pugni chiusi.
Il comandante si fece da parte.
— Siete mio ospite — disse a Faber. — A voi la scelta.
Faber toccò con un dito il pugno sinistro del bambino. Il piccolo voltò la mano e l’aprì: sul palmo c’era un pedone bianco.
— Prendete posto davanti ai bianchi, ser Faber — disse Porcaro, — e voi, comandante Exmoor, sedete qui. La partita può iniziare quando volete. Apertura ai bianchi.
Ci fu un silenzio.
Sotto la vasta tenda sontuosamente decorata di arazzi come il salone di un castello, una folla di ufficiali e di intendenti civili, in piedi, circondavano i due giocatori. La sorcière e il calice di cristallo azzurro facevano bella mostra su una credenza, in piena luce.
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Exmoor faceva roteare occhi tremendi e scuoteva i riccioli della parrucca, come per manifestare un terrore da burla.
Faber era bianco come un cero. Tese lentamente la mano verso la scacchiera e giocò:
1) Bianco: e2 - e4
Exmoor rispose in modo classico con:
Nero: d7 - d5
Poi le mosse si susseguirono senza sorprese:
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2) Bianco: e4 - e5;
Nero: d5 - d4
3) Bianco: c2 - c3;
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Nero: f7 - f6
A quel punto, una diagonale di pedoni bianchi e neri attraversava stranamente la scacchiera, dalla torre bianca “a1” alla torre nera “h8”.
4) Bianco: e5 x f6;
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Nero: d4 x c3
5) Bianco: f6 x e7;
Nero: c3 x d2+
La Regina nera è minacciata, ma i bianchi devono sottrarsi al pericolo di scacco.
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