La prima cosa che fece fu di assicurarsi se c’era buona pesca, quindi nuotò

lungo le rive e contò le deliziose isolette basse e sabbiose seminascoste nella bella nebbia ondeggiante. Lontano, verso il nord del lago, si stendeva

una linea di banchi di bassifondi, e di scogli che non avrebbero permesso mai

ad una nave di avvicinarsi a meno di sei miglia dalla spiaggia, e fra le isole

e la terraferma c’era uno specchio d’acqua profondo, chiuso dalla scogliera a

picco, e in un punto, sotto di essa, si apriva la galleria.

E’ un’altra Novastoshnah, ma dieci volte migliore, disse Kotick. Le Vacche

Marine devono essere più scaltre di quel che credevo. Gli uomini non possono

scendere da quegli scogli, anche se ve ne fossero, e i bassifondi dalla parte

del mare manderebbero in frantumi qualunque bastimento. Non c’è in tutto il

mare un rifugio sicuro come questo.

Cominciò a pensare alla foca che aveva lasciato ad attenderlo, ma benché non

vedesse l’ora di ritornare a Novastoshnah, esplorò completamente la nuova terra, in modo da essere in grado di rispondere a qualunque domanda. Poi si

immerse, si assicurò dove fosse l’imbocco della galleria e la riattraversò

rapidamente in direzione del sud. Nessuno, all’infuori duna vacca marina o di

una foca, si sarebbe immaginato che esistesse un luogo simile, e quando si

volse indietro a guardare la scogliera, Kotick stesso non sapeva capacitarsi

di esserci passato sotto.

Gli ci vollero sei giorni per ritornare in patria, benché nuotasse rapidamente

e, quando salì a terra, proprio sopra l’istmo del Leone Marino, la prima persona che incontrò fu la foca che lo aveva atteso, ed essa gli lesse negli

occhi che finalmente aveva trovato l’isola.

Ma gli hollusehiekie e Sea Catch, suo padre, e tutte le altre foche si burlarono di lui quando egli raccontò quello che aveva scoperto, e una giovane

foca, della sua età circa, gli disse: Tutto questo va benissimo, ma tu non

puoi venire, non si sa da dove, a ordinarci di sloggiare così come niente fosse. Ricordati che noi abbiamo combattuto per conquistarci i nostri posti e

tu non l’hai mai fatto. Tu hai preferito andartene a vagabondare per i mari.

Le altre foche risero, udendola, e la giovane foca cominciò a girare la testa

di qua e di là. Si era proprio sposata quell’anno e per questo faceva molto

chiasso.

Io non ho la famiglia per cui combattere, disse Kotick. Io voglio soltanto

mostrare a tutti voi un luogo dove staremo al sicuro. Perché battersi?

Oh, se tu cerchi di tirarti indietro, non ho altro da dire, rispose la giovane

foca con un sorrisetto arrogante e maligno.

Verrai con me, se vincerò? domandò Kotick, e un lampo verde gli sfolgorò negli

occhi, perché era furioso di doversi comunque battere.

Benissimo, rispose la giovane foca con indifferenza. Se vinci, verrò.

Non ebbe tempo di cambiare idea, poiché Kotick le fu addosso con la testa e

affondò i denti nel grasso del collo, si raddrizzò sulle anche, trascinò l’avversario giù per la spiaggia e lo sbatacchiò e rovesciò. Poi ruggì verso

le foche: Ho fatto del mio meglio per il vostro bene durante queste ultime

cinque stagioni: ho trovato per voi l’isola dove starete al sicuro, ma se non

vi staccherò la stupida testa dal collo, non ci crederete. Ve lo farò vedere

io adesso. In guardia!

Limmershin mi disse che in vita sua (e Limmershin vede combattere ogni anno

diecimila grosse foche), non aveva mai, nella sua breve vita, visto niente di

simile alla carica di Kotick in mezzo agli allevamenti. Egli si scagliò addosso alla più grossa foca adulta che trovò, l’afferrò per la gola, la strinse fino a soffocarla, la sbatacchiò ben bene, finché questa non chiese

misericordia rantolando, e allora la buttò da parte e attaccò la più vicina.

Bisogna sapere che Kotick non aveva mai digiunato per quattro mesi, come facevano le foche adulte tutti gli anni, e le lunghe nuotate per i mari profondi lo avevano mantenuto nel pieno vigore delle forze, e oltre tutto egli

non si era mai battuto. La criniera bianca e ricciuta era irta dal furore; gli

occhi schizzavan fiamme, i grossi denti canini rilucevano: era magnifico a

vedersi.

Il vecchio Sea Catch, suo padre, se lo vide passare davanti come un turbine,

trascinandosi dietro le vecchie foche brizzolate come se fossero state pesciolini, e buttando all’aria i giovani celibi da tutte le parti.

Sea Catch cacciò un muggito e gridò: Sarà pazzo, ma è il miglior campione di

tutte le spiagge.