Si sono avventati su di me come una torma di orribili spettri, e come spettri sono scomparsi. Da quel momento, tutti accanto a me non pronunciano neanche una parola, ed io tento inutilmente di decifrare dai vostri sguardi se ha trionfato la mia innocenza e la premura di chi mi vuol bene, o la perfida volontà di nuocermi dei nemici. Parlate finalmente, vi scongiuro, e fatemi sapere in cosa posso sperare e cosa devo temere.

 

PAULET (dopo una pausa)

Regolate i conti che avete in sospeso col Cielo.

 

MARIA

Confido nella Sua misericordia, signore… come spero nella giustizia dei miei giudici terreni.

 

PAULET

State certa che vi sarà resa giustizia.

 

MARIA

Il mio processo è finito, signore?

 

PAULET

Non lo so.

 

MARIA

Sono stata condannata?

 

PAULET

Non so nulla, signora.

 

MARIA

Qui le cose si liquidano in fretta. Forse il boia mi aggredirà all’improvviso, come hanno fatto i giudici?

 

PAULET

Vi incoraggio a riflettere in questo senso, così lui vi troverà in una disposizione di spirito migliore dell’attuale.

 

MARIA

Signore, non mi meraviglierò di ciò che un tribunale di Westminster dominato dall’odio di Burleigh e dalle fervide premure di Hatton avrà il coraggio di decretare… So quello che può permettersi una regina d’Inghilterra!

 

PAULET

I sovrani d’Inghilterra hanno da temere solo la loro coscienza e il loro parlamento. Il giudizio inappellabile della giustizia sarà eseguito senza alcun timore dal potere regio di fronte al mondo intero.

 

Scena terza

 

 

I precedenti. Entra Mortimer, nipote di Paulet, che si rivolge a quest’ultimo senza badare alla presenza della regina.

 

MORTIMER

Vi cercano, zio. (Si allontana come è entrato. La regina lo osserva indignata e si rivolge a Paulet, che si appresta a seguirlo)

 

MARIA

Signore, ancora una preghiera. Quando avete qualcosa da comunicarmi… da voi sopporto molte cose, e tengo nella massima considerazione i vostri capelli bianchi, ma l’arroganza di questo giovane è assolutamente intollerabile. Risparmiatemi la sua maleducazione.

 

PAULET

Ciò che non apprezzate dei suoi modi è quanto mi è di più caro in lui. Non è certo uno di quei poveri illusi che si lasciano facilmente abbindolare dalle lacrime di una donna! Ha viaggiato molto, è stato a Reims e a Parigi e ha riportato qui, indenne, il suo fedele cuore inglese! Le vostre arti sono armi spuntate con lui, signora! (Esce)

 

Scena quarta

 

 

Maria, Kennedy.

 

KENNEDY

È orribile che quell’individuo vi risponda così!

 

MARIA (perduta nei suoi pensieri)

Nei giorni del passato splendore, abbiamo ascoltato con troppa benevolenza le lusinghe affettate degli adulatori. Mia cara Hanna, adesso dobbiamo giustamente prestare orecchio alla voce severa del rimprovero.

 

KENNEDY

Come? Così prostrata e avvilita, mia dolce signora? Un tempo eravate così lieta e vivace. Eravate voi a consolarmi, mentre io dovevo rimproverarvi per la vostra leggerezza, e non per la vostra malinconia.

 

MARIA

Sì, devo ammetterlo… È l’ombra sanguinosa di Darnley che irata emerge dalla tomba e rifiuta di riconciliarsi con me finché la misura della mia sofferenza non sia colma.

 

KENNEDY

Che tristi pensieri…

 

MARIA

Tu, Hanna, dimentichi, ma io ho buona memoria… Ricorre oggi l’anniversario di quel delitto infame che, come sai, io celebro in penitenza, osservando uno stretto digiuno.

 

KENNEDY

Lasciate in pace quegli spiriti maligni! Avete espiato quella colpa con le penitenze, le pene, i tormenti. La Chiesa, che sola può lavare dal peccato e purificare, vi ha assolto e anche il Cielo.

 

MARIA

Quella colpa, da molto tempo perdonata, ora riemerge chiazzata di sangue dal sepolcro apparentemente sigillato! Nessuna campana, nessun’Ostia elevata dal sacerdote può costringere a rientrare nella tomba lo spettro del consorte che esige di essere vendicato.

 

KENNEDY

Non l’avete ucciso voi. I colpevoli erano altri.

 

MARIA

Ma io lo sapevo! Io ho permesso che lo facessero, e con le mie arti lo attirai nell’agguato mortale.

 

KENNEDY

La sola colpevole è stata la vostra giovinezza! Eravate tanto giovane a quel tempo…

 

MARIA

Sì, ero così giovane… e la mia giovane vita fu responsabile di una colpa tanto orribile!

 

KENNEDY

Ci foste costretta da un’offesa atroce e dall’arroganza di un uomo che il vostro amore, come la mano di un dio, aveva miracolosamente sottratto alla tenebra più fitta… un uomo che voi innalzaste fino al trono dopo averlo fatto passare dalla vostra stanza nuziale, e avergli donato una corona regale e la vostra persona, allora al culmine della grazia e della bellezza! Come poteva dimenticare di dovere interamente al vostro amore il suo invidiabile destino? Ma quell’ingrato lo scordò e con sospetti indegni, con la spaventosa volgarità dei suoi modi egli insultò apertamente la vostra dedizione e finì per risultarvi odioso. Una volta svanito l’effetto del sortilegio che vi aveva ammaliato, voi avete abbandonato quell’individuo abietto e l’avete ripagato col vostro disprezzo… Ed egli… tentò di riottenere il vostro favore? Vi chiese scusa? Vi ha forse promesso di cambiare, gettandosi pentito ai vostri piedi? Si mise addirittura contro di voi, invece! Lui, che era vostro suddito, volle divenire il vostro sovrano e fece assassinare in vostra presenza il vostro prediletto, il bel cantore Rizzio… Voi avete solo vendicato nel sangue l’infame gesto di sangue di cui si era reso colpevole.

 

MARIA

Ma quell’infamia ora ricadrà sanguinosamente su di me! Tu tenti di assolvermi, e pronunci la mia condanna.

 

KENNEDY

Quando avete permesso quell’atroce delitto, non eravate padrona di voi stessa. Folle d’amore, in preda all’ardore dei sensi, vittima di un diabolico seduttore come quel maledetto Bothwell… Un uomo spaventoso che vi aveva in pugno grazie alla sua impudenza di maschio, che ebbe ragione della vostra innata debolezza corrompendovi con arti magiche e infiammandovi il sangue coi filtri dell’inferno…

 

MARIA

Le sue arti consistevano unicamente nella sua forza virile e nella mia debolezza femminile.

 

KENNEDY

Non è vero, vi ripeto. Per soggiogarvi al suo potere egli fece ricorso ai demoni dell’inferno, dal momento che non davate retta ai consigli dell’amica, e avevate abbandonato qualsiasi concetto d’onore e di pudore. Le vostre guance, che arrossivano pudiche per la timidezza e il riserbo, ardevano dal desiderio e voi osavate rivelare interi i vostri sentimenti. Quell’uomo perverso e brutale aveva sopraffatto la vostra debolezza a tal punto che voi decideste di mostrare pubblicamente il vostro disonore, concedendogli il privilegio, a lui, un assassino esecrato dal popolo, di portare in trionfo la spada di Scozia per le vie di Edimburgo! Avete circondato di guardie il Parlamento e là, nella sacra sede della giustizia, avete imposto con una farsa ignobile ai giudici l’assoluzione di un imputato colpevole di omicidio. Non solo: vi siete spinta ancora oltre, Dio mio!

 

MARIA

Prosegui fino alla fine! Gli ho concesso la mia mano, all’altare!

 

KENNEDY

Oh, che un eterno silenzio avvolga quell’azione miserabile, atroce, degna di una femmina perduta! Ma voi non siete perduta, io lo so bene, io che vi allevai dalla più tenera infanzia! Il vostro cuore è dolce e soave, e voi non siete aliena dalla modestia. Avete una sola colpa: la leggerezza. Sì, il cuore umano è la dimora di spiriti perversi che hanno il sopravvento su di noi quando allentiamo il controllo, e ci costringono a gesti malvagi. Quando il fatto è compiuto, dileguano e ci lasciano in eredità lo sgomento, la paura e il rimorso. Dopo quel gesto, che lasciò una cupa traccia sulla vostra vita, non avete fatto nulla di male. Io posso testimoniare del vostro pentimento! Fatevi coraggio, vi dico, e state in pace con voi stessa. Nonostante ciò che vi rimproverate, in Inghilterra non vi si può attribuire nessuna colpa: né Elisabetta né il Parlamento inglese possono avocare a sé il diritto di giudicarvi. Solo la forza vi costringe in un luogo come questo, e voi dovete armarvi del coraggio che possiede l’innocenza di fronte a questo sedicente tribunale.

 

MARIA

Chi arriva adesso? (Mortimer appare sulla soglia)

 

KENNEDY

È suo nipote. Ritiratevi.

 

Scena quinta

 

 

I precedenti. Mortimer entra timidamente.

 

MORTIMER (alla nutrice)

Allontanatevi, fate la guardia fuori dalla porta! Devo parlare con la regina.

 

MARIA (con autorità)

Tu resti qui, Hanna.

 

MORTIMER

Non abbiate paura, signora.