eh... eh... sono troppe, sa? e ci si guasta la vista, e anche la testa; eh, anche la testa, un poco. Le tre zitellone, che si tenevano in grembo tutte e tre quietamente le mani coi mezzi guanti di filo, approvarono in silenzio, col capo: sì, sì, sì. - Luce, bella luce, non dico di no! Eh, lo so io, - sospirò il vecchietto, - che mi ricordo s'andava nelle tenebre con un lanternino in mano per non rompersi l'osso del collo! Ma luce per fuori, ecco... Che ci ajuti a veder dentro, no. Le tre zitellone quiete, sempre con in grembo le mani coi mezzi guanti di filo tutt'e tre, dissero in silenzio col capo: no, no, no. Il vecchietto si alzò e andò a offrire in premio a quelle mani quiete e pure, un pizzichetto di tabacco. Simone Pau tese due dita. - Anche lei? - domandò il vecchietto. - Anche io, anche io, - rispose, un po' irritato dalla domanda, Simone Pau. - E anche tu, Serafino. Ti dico, prendi! Non vedi che è come un rito? Il vecchietto, con la presina tra le dita, strizzò un occhio maliziosamente: - Tabacco proibito, - disse piano. - Viene di là... E col pollice dell'altra mano fece, come di nascosto, un cenno per dire: San Pietro, Vaticano. - Capisci? - disse allora Simone Pau, rivolto a me, mettendomi sotto gli occhi la sua presa. - Ti libera dell'Italia! Ti pare niente? La fiuti, e non ci senti puzza di regno! - Via, non dica così... - pregò il vecchietto afflitto, che voleva godersi in pace i benefizii della tolleranza, tollerando. - Lo dico io, non lo dice lei, - gli rispose Simone Pau. - Lo dico io che posso dirlo. Se lo dicesse lei, la pregherei di non dirlo in mia presenza, va bene? Ma lei è saggio, signor Cesarino! Séguiti, séguiti, la prego, a commemorarci col suo buon garbo antico i buoni lumi ad olio, a tre beccucci, di tanti anni fa... Ne vidi uno sa? nella casa di Beethoven, a Bonn sul Reno, al tempo del mio viaggio in Germania. Ecco: bisogna questa sera richiamare la memoria di tutte le buone cose antiche attorno a questo povero violino, che si spezzò davanti a un pianoforte automatico. Confesso che vedo male qua dentro, in questo momento, il mio amico. Sì, te, Serafino. Il mio amico, signori - ve lo presento: Serafino Gubbio - è operatore: gira, disgraziato, la macchinetta d'un cinematografo. - Ah, - fece il vecchietto, con piacere. E le tre zitellone mi guardarono ammirate. - Vedi? - mi disse Simone Pau. - Tu guasti tutto, qua dentro.
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