questo signore dice... La prego, dica, dica lei... Io non voglio metterci bocca... Sono venuto qua coi regali e le cinquecento lire, va bene? per restituire ogni cosa. Ma se si tratta come dice questo signore... io non so... di fare un'offesa gratuita... di rispondere con una villanìa a chi non ha inteso minimamente di offenderci, di farci male, perché crede... io non so, io non so... che non ci sia... La prego, santo Dio, dica lei, caro signore, parli lei... ripeta alla mia signora ciò che ha avuto la bontà di dire a me! Ma la sua signora non me ne diede il tempo: m'aggredì, con gli occhi vitrei, fosforescenti, di gatta inferocita. - Non dia ascolto a codesto buffone, ipocrita, commediante! Non è per la figlia, non è per la cattiva figura! Lui, lui vuole bazzicare qua, perché qua si troverebbe come nel suo giardinetto, tra le donnette che gli piacciono, artiste come lui, smorfiose e compiacenti! E non si fa scrupolo, farabutto, di mettere avanti la figliuola, di ripararsi dietro la figliuola, anche a costo di comprometterla e di perderla, assassino! Avrebbe la scusa d'accompagnare qua la figliuola, capisce? Verrebbe per la figliuola... - Ma verresti anche tu! - gridò, esasperato, Fabrizio Cavalena. - Non sei qua anche tu? con me? - Io? - ruggì la moglie. - Io, qua? - Perché? - seguitò senza sbigottirsi Cavalena; e, rivolgendosi a me: - Dica, dica lei, non ci viene anche Zeme qua? - Zeme? - domandò, la moglie stordita, aggrottando le ciglia. - Chi è Zeme? - Zeme, il senatore! - esclamò Cavalena. - Senatore del Regno, scienziato di fama mondiale! - Sarà più pulcinella di te! - Zeme, che va al Quirinale? invitato a tutti i pranzi di Corte? Il venerando senatore Zeme gloria d'Italia! direttore dell'Osservatorio astronomico! Ma vergògnati, perdio! Rispetta, se non me, un'illustrazione della patria! È venuto qua, è vero? Ma parli, caro signore, dica per carità, la prego! Zeme è venuto qua, s'è prestato a fare un film anche lui, è vero? Le meraviglie dei cieli, capisci? Lui, il senatore Zeme! E se ci viene Zeme, qua, se si presta Zeme, scienziato mondiale, dico... posso venirci anch'io, posso prestarmi anch'io... Ma non me n'importa niente! Non verrò più! Parlo adesso per dimostrare a costei, che non è luogo d'infamia questo, dove io per sozzi fini voglia condurre alla perdizione la mia figliuola! Lei capirà, caro signore, e perdonerà: parlo per questo! mi brucia sentirmi dire davanti alla mia figliuola, ch'io la voglio compromettere, perdere, conducendola in un luogo d'infamia... Sù, sù, mi faccia il piacere: m'introduca subito da Polacco, perché possa restituirgli questi regali e il danaro, ringraziandolo. Quando uno ha la disgrazia d'avere una moglie come costei, bisogna che si seppellisca, e la faccia finita una volta e per sempre! M'introduca da Polacco! Non mancò, neanche questa volta, per me; ma, aprendo sbadatamente, senza picchiare, l'uscio della Direzione artistica, ov'era il Polacco, intravidi nella stanza tal cosa, per cui d'improvviso mutò la disposizione dell'animo mio e non potei più né pensare ai Cavalena né quasi vedere nulla. Curvo su la seggiola davanti la scrivania del Polacco, un uomo era lì, che piangeva, con le mani sul volto, perdutamente. Subito il Polacco, vedendo aprire l'uscio, levò di scatto il viso e mi fe' cenno iroso di richiudere. Obbedii. Quell'uomo che piangeva di là, era certo Aldo Nuti. Cavalena, la moglie, la figliuola mi guardarono perplessi, stupiti. - Che c'è? - fece Cavalena. Trovai appena il fiato per rispondere: - C'è... c'è gente...