Romeo e Giulietta
INDICE
ATTO I
Prologo
Scena I
Scena II
Scena III
Scena IV
Scena V
ATTO II
Prologo
Scena I
Scena II
Scena III
Scena IV
Scena V
Scena VI
ATTO III
Scena I
Scena II
Scena III
Scena IV
Scena V
ATTO IV
Scena I
Scena II
Scena III
Scena IV
Scena V
ATTO V
Scena I
Scena II
Scena III
ATTO I
PROLOGO (Torna all'indice)
Entra il coro
CORO Nella bella Verona s'apre la nostra scena, dove fra due famiglie di pari nobiltà da un rancore antico s'arriva a una novella lotta, Che fraterne mani sporca di sangue fraterno. E dalla carne fatale di questi due nemici nasce una coppia d'amanti sotto cattiva stella, la cui pietosa vicenda seppellirà, coi loro corpi, anche l'odio dei genitori. La paurosa avventura d'un amore mortale, l'odio continuo dei padri, che nulla poté far cessare se non la morte dei figli, ecco la storia che per due ore occuperà la scena. E se ci ascolterete con pazienza, a ciò che qui manca a nostra fatica si sforzerà di riparare.
Scena I (Torna all'indice)
Entrano Sansone e Gregorio, della casa dei Capuleti, con spade e scudi.
SANSONE Gregorio, parola mia, non ci porteremo via degli insulti.
GREGORIO Certo che no, saremmo dei facchini altrimenti.
SANSONE Voglio dire, se andiamo in collera, fuori le spade.
GREGORIO Sicuro, finché vivi, tieni la testa fuori dal collare.
SANSONE Colpisco velocemente, io, se mi provocano.
GREGORIO Ma non sei veloce a farti provocare.
SANSONE Mi basta un cane di casa Montecchi, e mi si muove tutto dentro.
GREGORIO Se esser coraggiosi vuol dire restar fermi, muoversi vuol dire che sei pronto a scappare.
SANSONE Un cane di quella casa mi muoverà a restar fermo. Starò sempre dalla parte del muro davanti a qualsiasi Montecchi.
GREGORIO Ecco, lo vedi che sei un debole schiavo: sono i più deboli a essere messi al muro.
SANSONE È vero. È per questo che le donne, che sono i vasi più deboli, son sempre spinte contro il muro. Io caccerò gli uomini dei Montecchi dal muro, e ci spingerò contro le loro ragazze.
GREGORIO Ma la lite è tra i nostri capi e noi che siamo i loro uomini.
SANSONE Non m'importa. Farò il tiranno: e dopo aver combattuto gli uomini sarò civile con le ragazze e le farò tutte fuori.
GREGORIO Farai fuori le ragazze?
SANSONE Sì , le farò fuori o me le farò tutte. Prendila nel senso che vuoi.
GREGORIO Loro lo prenderanno così come lo sentiranno.
SANSONE Me mi sentiranno finché sarò capace di star ritto, e lo sanno tutti che sono un bel pezzo di carne.
GREGORIO E ti va bene che non sei un pesce, se lo fossi, saresti un baccalà. Tira fuori il tuo arnese... sta arrivando gente di casa Montecchi.
Entrano due altri servi (Abramo e Baldassarre).
SANSONE La mia spada è nuda, sguainata. Comincia tu a litigare, io ti starò alle spalle.
GREGORIO Vuoi dire che volti le spaDe e scappi?
SANSONE Non aver paura.
GREGORIO No, perbacco! Paura di te!
SANSONE Non mettiamoci contro la legge: lasciamo che comincino loro.
GREGORIO Passandogli davanti, gli lancerò un'occhiataccia. La prendano come vogliono.
SANSONE O come osano. Io mi morderò un dito davanti a loro, sarà una vergogna se non reagiranno.
ABRAMO Ve lo mordete per noi quel dito, signore?
SANSONE Io mi mordo il dito, signore.
ABRAMO Ma lo fate per noi?
SANSONE Se dico di sì , siamo ancora nella legalità?
GREGORIO No.
SANSONE No signore, non lo faccio per voi. Però continuo a mordermi il dito, signore.
GREGORIO Volete litigare, signore?
ABRAMO Litigare? No, signore.
SANSONE Perché se volete, signore, son qui che vi aspetto. Servo un padrone che non è inferiore al vostro.
ABRAMO Neanche migliore, però.
SANSONE Va bene, signore.
Entra Benvolio.
GREGORIO Digli di sì , che è migliore: sta arrivando un parente del padrone.
SANSONE E invece sì , migliore del vostro.
ABRAMO Siete un bugiardo.
SANSONE Fuori le spade, se siete uomini. E tu, Gregorio, pronto col tuo fendente. Combattono.
BENVOLIO Dividetevi, sciocchi, mettete via le spade, non sapete quello che fate.
Entra Tebaldo.
TEBALDO E che, ti fai trascinare a duello da vili servi? Voltati, Benvolio, e guarda in faccia la tua morte
BENVOLIO Cercavo solo di metter pace. Rinfodera la spade, o usala con me, per dividere costoro.
TEBALDO Come, parli di pace con la spade in pugno? Odio quella parole come odio l'inferno, te e tutti i Montecchi. Fatti sotto, vigliacco.
Combattono.
Entrano tre o quattro cittadini armati di picche e bastoni.
CITTADIN! Bastoni, picche, mazze! Forza! Picchiateli! Abbasso i Capuleti! Abbasso i Montecchi!
Entrano il vecchio Capuleti; in veste da camera,e Donna Capuleti.
CAPULETI Cos'è questo fracasso? Uno spadone, datemi uno spadone!
DONNA CAPULETI Dategli una stampella piuttosto! Cosa vuoi fartene d'una spade!
Entrano il vecchio Montecchi e Donna Montecchi.
CAPULETI La mia spada, ho detto! Arriva il vecchio Montecchi e agita la sua lama per umiliarmi!
MONTECCHI Tu, maledetto Capuleti! Non mi tenere, lasciami!
DONNA MONTECCHI Non ti lascerò muovere un passo per cercar nemici.
Entra il Principe Escalo col suo seguito.
PRINCIPE Voi, sudditi ribelli, nemici della pace, che profanate le spade con il sangue cittadino - ehi voi, non volete ascoltarmi? Dico a voi, uomini, bestie, capaci di spegnere il fuoco della vostra rabbia pericolosa nelle rosse fontane che sgorgano dalle vostre vene! Se non volete esser torturati, aprite quelle mani piene di sangue e lasciate cadere quelle armi maldirette: ascoltate la condanna del vostro Principe sdegnato! Già tre scontri, nati da parole piene di vento, per colpa tua, vecchio Capuleti, e tua, vecchio Montecchi, hanno per tre volte disturbato la quiete delle nostre strade e costretto gli anziani di Verona a deporre i loro abiti severi per impugnare armi, vecchie come le loro mani e ormai arrugginite dalla pace, al fine di dividervi, voi, arrugginiti nei vostri odi. Se mai disturberete ancora le nostre strade, la vostra vita sarà il prezzo della pace distrutta. Per questa volta, via tutti. Voi, Capuleti, verrete via adesso con me, e voi, Montecchi, venite questo pomeriggio al vecchio castello di Villafranca, dove amministriamo la giustizia così saprete ufficialmente ciò che ho deciso su questo caso. Adesso, e lo ripeto per l'ultima volta, tutti gli uomini se ne vadano via, pena la morte.
Escono (tutti tranne Montecchi, Donna Montecchi e Benvolio).
MONTECCHI Chi ha riaperto questa vecchia lite? Su, nipote, parlate, non eravate qui forse quando è iniziata?
BENVOLIO I servi del vostro nemico e i vostri erano già in piena lotta prima che io arrivassi. Ho estratto la spade per dividerli, ma proprio in quell'istante è arrivato il ribollente Tebaldo che con la spade sguainata, ha cominciato a gridarmi parole di sfida, agitando la lame sopra la testa e colpendo il vento, che, incolume, gli rispondeva con fischi di scherno. E mentre ci scambiavamo affondi e colpi, si fece avant) un mucchio di gente schierandosi chi di qua, chi di là, finché arrivò il Principe, che divise i due gruppi.
DONNA MONTECCHI Oh, dov'è Romeo? L'avete visto oggi? Sono contenta che non sia stato coinvolto in questa rissa.
BENVOLIO Signora un'ora prima che il sole benedetto s’affacciasse alla dorata finestra d'oriente, come un angoscia mi spinse fuori a passeggiare, e proprio là, in quel boschetto di sicomori che crescono nella parse occidentale della città, lo vidi, [folti anche lui insonne, e gli andai incontro. Ma non appena mi scorse, si nascose tra gli alberi. Io, pensando che la sue malinconia fosse come la mia, che mi spinge a cercare luoghi dove nessuno può trovarmi, detestando persino la compagnia di me stesso, m'abbandonai alla mia depressione lasciando lui alla sua, volentieri sfuggendo chi mi sfuggiva.
MONTECCHI Si, molte mattine è stato visto li, ad aumentare con le sue lacrime la fresca rugiada del mattino o ad aggiungere nubi alle nubi, coi suoi profondi sospiri; e non appena il sole che tutto rallegra comincia a scostare nel lontano oriente le tende ombreggianti dal letto d'Aurora, lui dalla luce fugge via, e furtivamente torna a case, questo mio figlio angosciato, e lì s'imprigiona nella sue stanza, dove, chiudendo la finestra, fascia fuori la belle luce del per crearsi da solo una notte artificiale. giorno E quest'umor nero gli sarà fatale, se un giusto consiglio non riuscirà a curarne la causa.
BENVOLIO E la conoscete la cause voi, mio nobile zio?
MONTECCHI Non la conosco, e neanche riesco a farmela dire da lui.
BENVOLIO Avete provato in tutti i modi?
MONTECCHI Sia io che molti altri amici abbiamo provato; ma lui confida solo a se stesso le sue pene, e non dico che sia un buon consigliere, è così chiuso in sé così lontano dall'aprirsi o dal mostrarsi, come il bocciuolo di un fiore, morso da un verme invidioso, prima di stendere all'aria i suoi petali dolci per offrire al sole la propria bellezza. Se solo conoscessimo la sorgente dei suoi affanni, teen volentieri faremmo quanto in nostro potere per dar loro rimedio.
Entra Romeo.
BENVOLIO Guardate, ecco che viene.
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