Guarda lì , com'è macchiata la tua guancia, d’una vecchia lacrima non ancora lavata: se tu eri in te stesso, e i tuoi dolori erano tuoi, tu e i tuoi dolori eravate tutti per Rosalina Sei cambiato? Ripeti allora questo proverbio: Pecchino pure le donne, se negli uomini non c’è nerbo.
ROMEO Quando amavo Rosalina, spesso m'hai rimproverato.
FRATE LORENZO Perché facevi il pazzo, figlio mio, non l'innamorato.
ROMEO E mi ordinavi di seppellire l'amore.
FRATE LORENZO Non perché dalla tomba di uno ne tirassi fuori un altro.
ROMEO Ti prego, non rimproverarmi. Quella che ora amo mi rende grazia per grazia, amore per amore. L'altra non faceva così .
FRATE LORENZO Si vede che aveva capito che il tuo amore non sapendo leggere, recitava a memoria. Ma vieni, mia banderuola, vieni con me, solo per una cosa ti aiuterò: questo matrimonio potrebbe trasformare la vecchia guerra tra le due famiglie in una pace.
ROMEO Andiamo, allora; insisto: bisogna fare in fretta.
FRATE LORENZO Calma e giudizio. Chi corre troppo, inciampa.
Escono.
Scena IV (Torna all'indice)
Entrano Benvolio e Mercuzio.
MERCUZIO Dove diavolo sarà questo Romeo? È tornato a casa stanotte?
BENVOLIO Non a casa di suo padre. Ho parlato col servo.
MERCUZIO Eh, quella ragazzina pallida dal cuore di pietra quella Rosalina, finirà per renderlo pazzo coi suoi tormenti.
BENVOLIO Tebaldo, il parente del vecchio Capuleti, ha mandato una lettera a casa di suo padre.
MERCUZIO Per l'anima mia, una sfida.
BENVOLIO Romeo risponderà
MERCUZIO Chiunque sappia scrivere sa anche rispondere a una lettera.
BENVOLIO Voglio dire: rispondere al proprietario della lettera. Sfidato, sfiderà.
MERCUZIO Ahimè, povero Romeo, è già morto, trafitto dagli occhi neri d'una ragazza pallida, ferito negli orecchi da un canto d'amore, col centro del cuore spezzato in due dalla freccia appuntita del piccolo arciere cieco. E forse questo l'uomo adatto ad affrontare Tebaldo?
BENVOLIO Perché? Chi è Tebaldo
MERCUZIO È più del Principe dei Gatti. Oh, lui è il coraggioso capitano dei complimenti, capace di combattere come tu di cantare uno spartito mantenendo tempo, intervallo e misura. Indugia sulle minime, e poi, un, due e tre, ti è già entrato in petto. Un vero macellaio dei bottoni di seta. Uno spadaccino, un vero spadaccino, un gentiluomo da scuola, un vero maestro di prime e seconde cause. Ah, la sua passata immortale, il suo punto riverso, le sue toccate...
BENVOLIO Le sue cosa?
MERCUZIO Un canchero a tutti questi grotteschi balbuzienti affettati, quest'importatori di parole straniere. Per Dio, una bella lama, una bella statura, una bella puttana se li porti! Insomma non è una cosa deplorevole questa, nonnino mio, che si debba essere afflitti da questi moscardini stranieri, da questi modaioli sfrenati, questi pardonnez moi, che tengono tanto alle nuove forme da non poter più sedersi sulle vecchie panche? Ah, le loro ossa, le loro ossa!
Entra Romeo.
BENVOLIO Ecco, arriva Romeo, arriva Romeo!
MERCUZIO Non ha più midollo, pare un’aringa secca. Oh, carne, carne, come ti sei fatta pesce! Adesso è tutto per quelle rime in cui sguazzava Petrarca. Laura paragonata alla sue donna era una sguattera- accidenti, aveva un amante molto più bravo a cantarla, però - Didone una sempliciotta, Cleopatra una zingara, Elena ed Ero due puttane buone a niente, Tisbe aveva un occhio grigio o giù di lì , ma lasciamo perdere. Signor Romeo, bonjour. Ecco un saluto francese per le tue braghe francesi. Ci hai dato una belle fregata stanotte. ROMEO Buon giorno a tutti e due. Cosa vi ho dato?
MERCUZIO Moneta falsa, caro Romeo, fuori corso. Non capisci?
ROMEO Pardon, mio buon Mercuzio, avevo un affare urgente, e, in casi simili, ci si dimentica delle buone maniere.
MERCUZIO Cioè a dire, un cave simile obbliga un uomo sforzare le chiappe.
ROMEO Vuoi dire a fare un inchino?
MERCUZIO L'hai azzeccata con grazia.
ROMEO Tu esponi con gran cortesia.
MERCUZIO Sono la rosa stessa della cortesia, io.
ROMEO Forse con rosa vuoi dire il fior fiore?
MERCUZIO Sì .
ROMEO Beh, io ho un fior fiore di scarpe.
MERCUZIO Questa è buona, ma su questo tono devi ore continuare finché la scarpa non sia rosa, perché quando l'unica suola sarà rosa, lo scherzo, portato una volta, sarà da far risuolare.
ROMEO Che freddura pedestre, sta in piedi solo perché è fatta coi piedi.
MERCUZIO Vieni a dividerci, buon Benvolio, il mio spirito si esaurisce.
ROMEO Frusta e sproni, frusta e sproni, o dirò d'aver vinto.
MERCUZIO Per Dio, se i nostri spiriti si sfidano alla caccia dell'oca, sono perduto. C'è più dell'oca in uno dei tuoi motti di spirito che in tutti i miei cinque spiriti messi assieme. Non ho già fatto un punto, dandoti dell’oca?
ROMEO Non hai fatto un bel niente, comportandoti da oca.
MERCUZIO Ti morderò l’orecchio, per questa battuta.
ROMEO No, buona oca, non beccarmi.
MERCUZIO II tuo spirito è agrodolce, una vera salsa piccante.
ROMEO Non è forse il giusto condimento della dolce oca?
MERCUZIO Oh, riecco dello spirito di pelle di capretto, lungo un palmo lo puoi tirare sino a un braccio.
ROMEO Lo tirerò sino alla parola «enorme», che aggiunta all’oca, dimostra quale enorme oca tu sia in lungo e in largo.
MERCUZIO Non è forse meglio giocare, che spasimare d'amore? Adesso sei socievole, adesso sei Romeo, ora sei quello che sei, come natura ed arte t'han fatto; perché questo amore farneticante è come uno scherzo di natura che, con la lingua penzoloni, corre avanti e indietro cercando un buco dove nascondere il suo balocco.
BENVOLlO Fermati lì , fermati lì .
MERCUZIO Tu vuoi che fermi la mia storia prima d'arrivare ai pelo?
BENVOLlO Sennò la coda della tua storia arriverebbe anche più in là.
MERCUZIO Ti sbagli, mi mancava poco, ero già arrivato sin quasi in fondo, e, a dire il vero, stavo per venir fuori da quel soggetto.
ROMEO Ecco un bel soggetto!
Entrano la Nutrice e un suo servo (Pietro).
Una vela, una vela!
MERCUZIO Due, due: una camicetta e un camicione.
NUTRICE Pietro.
PIETRO Sì ?
NUTRICE II mio ventaglio, Pietro.
MERCUZIO Per nascondersi la faccia, buon Pietro, quella del ventaglio è più bella.
NUTRICE Dio vi conceda una buona giornata, signori.
MERCUZIO E a voi conceda una buona serata, bella signora.
NUTRICE È già l'ora della buona sera?
MERCUZIO Ve lo garantisco: la mano ardita della meridiana ha già afferrato l'asta del mezzogiorno.
NUTRICE Vergognatevi! Che uomo siete?
ROMEO Un uomo, mia signora, che Dio ha fatto a parodia di se stesso.
NUTRICE Ben detto, parola mia! "A parodia di se stesso" dici? Signori, qualcuno di voi sa dirmi dove potrei trovare il giovane Romeo?
ROMEO Io ve lo posso dire. Ma quando l'avrete trovato non sarà più giovane come quando lo cercavate. Io sono il più giovane di questo nome, in mancanza di peggio.
NUTRICE Ben detto!
MERCUZIO Come, va bene il peggio? Ben trovato, in verità. Che saggezza, che intelligenza.
NUTRICE Se voi siete lui , signore , vorrei confidenziarmi con voi.
BENVOLIO Vorrà senz'altro evitarlo a cena.
MERCUZIO È una ruffiana, una ruffiana! Attenti! Ecco!
ROMEO Che cos hai trovato?
MERCUZIO Non certo una lepre, caro mio, a meno che non sia un pasticcio quaresimale, che puzza prima ancora d'essere consumato. Gira intorno cantando.
Puzza la vecchia lepre,
la vecchia lepre puzza,
è roba da quaresima!
Ma se la lepre è vecchia,
l'appetito non s’aguzza,
che quella puzza da troppa pezza!
Romeo, andiamo a casa da tuo padre? Andiamo tutti lì a mangiare.
ROMEO Ti seguo.
MERCUZIO Addio, mia antica signora, addio, " addio mia bella signora...''
Escono Mercuzio e Benvolio.
NUTRICE Ditemi, di grazia, signore, che osceno mercante era costui, così pieno di quella sua merce da forca?
ROMEO E un gentiluomo, nutrice, che ama sentirsi parlare, capace di dire più parole in un minuto di quante è disposto ad ascoltarne in un mese.
NUTRICE Se crede di sparlare di me, lo rimetterò al suo posto, fosse anche più forte di quello che si crede, e di altri venti sbruffoni come lui. E se non son buona io, troverò qualcun altro. Volgare furfante, non sono una delle sue sgualdrine, io, non sono uno della sua banda! Si volta verso Pietro, il servo.
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