Sulla gora, mai… (si ritira) Sì, sì! Bene. (pausa. Va a tirare il cordone del campanello)

 

SIGNORA HELSETH (entrando)

La signorina ha chiamato?

 

REBECCA

Prego, mi faccia portare in camera il mio baule.

 

SIGNORA HELSETH

Il baule?

 

REBECCA

Sì, quello ricoperto di pelle di foca. Lo conosce no?

 

SIGNORA HELSETH

Lo conosco; ma… scusi, vuol forse partire?

 

REBECCA

Sì, signora Helseth.

 

SIGNORA HELSETH

Ma quando?

 

REBECCA

Non appena avrò preparato il mio bagaglio.

 

SIGNORA HELSETH

Davvero… non capisco. E tornerà presto?

 

REBECCA

Non tornerò mai più.

 

SIGNORA HELSETH

Mai più? È impossibile! Che cosa diventerà Rosmersholm, se la signorina parte? Ora che il povero pastore sembrava così contento…

 

REBECCA

Già. Ma oggi ho avuto paura. Paura, signora Helseth.

 

SIGNORA HELSETH

Paura? Mio Dio! E perché?

 

REBECCA

M’è apparso, laggiù… lontano lontano… un cavallo bianco.

 

SIGNORA HELSETH

Il Cavallo Bianco?… Di pieno giorno?

 

REBECCA

I cavalli bianchi a Rosmersholm si fanno vedere a qualunque ora… (cambiando tono) Allora, signora Helseth, la prego, il baule.

 

ATTO QUARTO

 

 

 

Scena come nel terzo atto. È notte. Una lampada accesa sul tavolo.

 

 

REBECCA (alla tavola di mezzo prepara la valigia. Sul divano stanno il mantello, il cappello e lo scialle bianco di Rebecca)

 

SIGNORA HELSETH (entra da destra e parla a voce sommessa; con fare riservato)

Tutti i bagagli sono già stati portati fuori, signorina: sono in corridoio.

 

REBECCA

Sta bene. È stato avvertito il cocchiere?

 

SIGNORA HELSETH

Sì. Aspetta solo di sapere l’ora precisa in cui deve trovarsi qui.

 

REBECCA

Alle undici: parto col battello di mezzanotte.

 

SIGNORA HELSETH (con titubanza)

E il signor pastore…? Se a quell’ora non sarà ancora rientrato?

 

REBECCA

Io devo partire lo stesso. S’io non lo vedessi, gli dica che gli scriverò… Una lunga lettera… Glielo dica.

 

SIGNORA HELSETH

Sì. Va bene scrivere… Ma, povera signorina, se cercasse di parlargli un’altra volta?

 

REBECCA

Forse. Ma… meglio di no.

 

SIGNORA HELSETH

Ah! Non avrei mai creduto di dover assistere a una cosa simile.

 

REBECCA

A cosa…? Signora Helseth… cosa aveva creduto?

 

SIGNORA HELSETH

Veramente, ecco… che il pastore fosse un uomo più onesto.

 

REBECCA

Più onesto…?

 

SIGNORA HELSETH

Sì, certo: e lo dico sul serio.

 

REBECCA

Ma, cara… cosa ha capito?

 

SIGNORA HELSETH

Quello che c’era da capire, ho capito: non doveva tirarsi indietro a questo modo.

 

REBECCA (guardando la signora Helseth)

Signora Helseth, mi dica francamente… per quale ragione crede lei ch’io parta?

 

SIGNORA HELSETH

Oh Dio…sì, è necessario. Ma, secondo me, il pastore Rosmer non si comporta bene. Mortensgaard aveva, almeno, una scusa, perché era ancora in vita il marito di quella donna; e loro due non potevano sposarsi. Ma il pastore…

 

REBECCA (con un mezzo sorriso)

E lei ha potuto pensare una cosa simile del pastore e di me?

 

SIGNORA HELSETH

Mai prima d’oggi. Dio me ne guardi!

 

REBECCA

Ma da oggi, invece…

 

SIGNORA HELSETH

Ma! Dopo tutto quello che m’han detto che c’è scritto sul giornale, del pastore…

 

REBECCA

Ah!

 

SIGNORA HELSETH

Che cosa vuole, signorina, avrò torto; ma per me un uomo che sconfessa i suoi principi per accettare quelli di un Mortensgaard… Ebbene… per me è un uomo dal quale ci si può aspettare di tutto.

 

REBECCA

Ah, è così… Ma… e io? Di me, cosa pensa?

 

SIGNORA HELSETH

Di lei? Mio Dio, di lei c’è poco da dire. Non è tanto facile per una donna sola saper resistere… penso. Siamo tutti deboli, signorina West.

 

REBECCA

Questo è vero: siamo tutti deboli… Cosa sta ascoltando?

 

SIGNORA HELSETH

Gesù mio! Credo che potrà parlargli ancora una volta prima di partire.

 

REBECCA (spaventata)

No… vederlo ancora… (risoluta) Ebbene, sia pure.

 

ROSMER (dal fondo, vedendo i bagagli)

he vuol dire questo?

 

REBECCA

Parto.

 

ROSMER

Questa notte stessa?

 

REBECCA

Sì. (alla signora Helseth) Allora, per le undici.

 

SIGNORA HELSETH

Va bene: vado a dar l’ordine. (esce)

 

ROSMER (dopo una pausa)

Rebecca, dove vai?

 

REBECCA

Verso il nord. Col battello.

 

ROSMER

Verso il nord? Cosa vai a fare lassù?

 

REBECCA

Venni di là.

 

ROSMER

Ma non hai più nulla che ti chiami lassù.

 

REBECCA

E qui…?

 

ROSMER

Quali sono le tue intenzioni?

 

REBECCA

Non desidero altro che finirla.

 

ROSMER

Finirla?

 

REBECCA

Rosmersholm mi ha spezzata.

 

ROSMER (attento)

Cosa intendi dire?

 

REBECCA

Spezzata, sì. Quando venni, avevo una volontà ferma e coraggiosa. Ora… è come se mi fossi piegata a una legge estranea. Mi pare che non saprò più intraprendere nulla.

 

ROSMER

Perché? Di che legge parli?

 

REBECCA

Caro… lasciamo andare in questo momento. Dimmi piuttosto cosa è avvenuto tra te e il rettore.

 

ROSMER

Ci siamo riconciliati.

 

REBECCA

Bene; così ormai è finita.

 

ROSMER

Kroll aveva radunato in casa tutti i nostri vecchi amici. E mi hanno convinto che nobilitare gli uomini non è un lavoro adatto per me. D’altronde, è una cosa così disperata in se stessa… Un’utopia.