- Oh che bellezza, - disse. - Dio, che bellezza! che bellezza!
Gli voltava le spalle, lisciando con le mani un mobiletto Luigi Xv di lacca a pagode, decorato di bronzo dorato. Con la punta delle dita tracciava geroglifici misteriosi nella polvere, sul tavolino di breccia viola.
- Lascia in pace quel tavolinetto, - disse l’altro. - Sono anticaglie che ne ho zeppe le soffitte. Non potresti degnarti di rispondermi?
- Risponderti? Che cosa? - E lo guardava in faccia col suo sguardo tranquillo di dianzi.
- Che cosa! - egli cominciò a dire, e poi dovette voltar gli occhi altrove… - Figliola, non scherziamo e mettiamo i punti sugli i. Io non voglio arrabbiarmi. Devi capire che abbiamo lo stesso interesse, tu e io, a lasciar passare la burrasca. Pensi che io ti possa portare domani al Municipio? No, vero? E dunque! Non vorrai mica, spero, che io ti tenga qui in barba a tuo padre? Ci sarebbe da vederne delle belle, te lo dico io! E’
l’una e mezzo di notte, - concluse tirando fuori l’orologio, - ora attacco Bob e ti porto a tutta corsa fino al sentiero della Gardes; prima dell’alba sarai di nuovo a casa tua: mai visti né conosciuti, e domattina tu, potrai opporre a Malorthy una faccia di bronzo: poi, quando sia giunto il momento, provvederemo ai casi nostri: parola data!
Animo! filiamo!
- No, - disse ella: - a Campagne, questa sera io non ci torno.
- E dove vuoi andare a dormire, testa di legno?
- Qui. In mezzo alla via. Comunque, dovunque; a me che me ne importa?
Stavolta l’uomo perdette la pazienza e cominciò a bestemmiare come un turco, ma senza risultato: così grugnisce la tarasca e digrigna i denti attaccata al suo laccio di muschio: Em un prim seden de moupo@ L’emburgino, l’adus que broupo@
- Sono davvero uno sciocco a mettermi in mente di persuadere questa testa dura. E
va’, se vuoi, a dormire con le allodole: in fin dei conti la colpa non è mia. Avrei potuto far di meglio, ma bisognava lasciarmene il tempo: un mese ancora, la bicocca sarebbe stata venduta e io libero. Ma oggi tuo padre mi piomba qui come una bomba, a minacciare di denunciarmi: uno scandalo del diavolo. Domani tutto il paese mi sarà addosso; tutte le mosche ai cani magri. E perché poi? Per colpa di chi? Per questa bamboccia qui che si mette a far la testa dura, si smarrisce e si consegna mani e piedi legati, e avvenga che può. Prima, mi va a dir tutto al babbo, come al confessore, e poi vien qui, e sbrigatela un po’ tu, mio caro! Naturalmente io non ti faccio rimproveri, bella mia; ma, però… Andiamo, via, ora fàlla finita di piangere; fàlla finita!
Con la fronte appoggiata contro l’invetriata ella piangeva in silenzio; talché egli credeva di averla convinta e già si sentiva più proclive alla pietà e alla compassione perché è della natura dell’uomo odiare nella sofferenza altrui la propria sofferenza.
Tentò di voltarle la testina caparbia, facendole pressione con tutte e due le mani sulla nuca bionda.
- Perché piangi? Non ho pensato neanche una parola di tutto quello che ti ho detto.
Eh, lo vedo, il papà Malorthy, mi par d’esserci, con le sue grandi arie di consigliere generale, nei giorni di comizio: “Rispondi, o disgraziata! E dite a vostro padre tutta la verità; voi!”. Fino a metterti le mani addosso: non ti ha messo, almeno, le mani addosso?
- No! no! - rispose ella singhiozzando.
- Su, alza questo visino; e non se ne parli più: è cosa finita.
- Lui non sa niente, - esclamò stringendo i pugni, - perché non ho detto niente, io!
- Come sarebbe?
L’altro non arrivava a capire quella esplosione di orgoglio offeso; ma ancor più lo meravigliava il vedersi di fronte una Germana ignorata, dagli occhi cattivi, dalla fronte attraversata da una ruga di collera virile, col labbro superiore un po’ levato, a scoprirle la dentatura bianca.
- E non potevi dirlo prima, scusa?
- Lei non mi avrebbe creduto, - rispose la ragazza dopo una pausa, con la voce ancora in fremito, ma con lo sguardo già limpido e freddo.
L’altro la osservava non senza una viva preoccupazione.
Quell’indole capricciosa, quell’umore vivace e aggressivo, e quel modo di ragionare a sbalzi bruschi come gli scarti della lepre, gli eran diventati familiari. Ma nell’ardore della conquista non vi aveva scoperto, fino allora, che le piccole schermaglie della astuzia di una ragazza intelligente trattenuta da uno scrupolo supremo nell’illusione di essere ancora libera nel momento in cui non si rifiuta già più. La maturità robusta ispira facilmente una cieca fiducia; e il più esperto cinismo è, in amore, molto più vicino che non si creda ad una quasi candida ingenuità.
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