si disse il nostro eroe, e aspirò l’aria con forza a destra e a sinistra.

5. Pan! Pan!

Era un gran deserto selvaggio, irto di quelle strane piante orientali che hanno l’aria di animali cattivi. Alla debole luce delle stelle, le loro ombre ingrandite si allungavano per terra in tutte le direzioni. A destra la massa confusa e poderosa di una montagna, l’Atlante forse!… A sinistra il mare invisibile, che brontolava sordamente… un ambiente ideale per le belve…

Tartarino imbracciò il fucile, posò l’altro fucile davanti a sè, mise un ginocchio a terra e attese… Attese un’ora, due ore… niente!

Allora si ricordò che, nei libri, i grandi cacciatori di leoni non andavano mai a caccia senza portare con sè un capretto, che legavano a qualche passo davanti a loro e che facevano belare tirandogli una zampa con una cordicella.

Non avendo capretti a disposizione, il Tarasconese ebbe l’idea di tentare un’imitazione, e si mise a belare con voce tremolante: Beee! Beee!…

Prima a voce molto bassa, perchè in fondo all’anima aveva una certa paura che il leone lo sentisse, poi, visto che non succedeva nulla, belò sempre più forte: Beee!… Ancora niente!… Impazientito, ripetè il suo verso più volte di seguito: Beee!… Beee!… Beee!… con tanta foga che il capretto parve avere la voce di un bove…

Improvvisamente, a pochi passi di distanza, piombò davanti a lui qualcosa di nero e di gigantesco. Tartarino tacque. L’ombra nera si abbassava fiutava la terra, saltava, si rotolava sul terreno, partiva di galoppo, poi ritornava e si fermava di colpo… era il leone, non c’era dubbio! Ora si potevano scorgere le sue quattro zampe corte, il suo collo possente, e due occhi, due grandi occhi che luccicavano nell’oscurità… Puntate! Fuoco! pan! pan!… Era fatta. Poi, subito un balzo indietro, e il coltellaccio da caccia in pugno.

Allo sparo del Tarasconese, rispose un urlo terribile. L’ho beccato! esclamò il buon Tartarino, e, piantato sulle gambe robuste, si preparò a ricevere l’assalto della belva; ma quest’ultima doveva averne avuto abbastanza, perchè si allontanò di galoppo, urlando… Tartarino non si mosse. Come aveva letto nei libri… aspettava la femmina!

Disgraziatamente, la femmina non si fece vedere. Dopo due o tre ore di attesa, il Tarasconese si stancò. La terra era umida, la notte si faceva fresca, la brezza di mare pungente.

Se facessi un sonnellino aspettando il giorno? si disse, e si decise ad aprire la tenda per evitare i reumatismi. Maledizione! Quella diabolica tenda era ripiegata in un modo così ingegnoso, ma così ingegnoso, che non ci fu verso di aprirla. Dopo un’ora di sforzi e di sudore, quella dannata tenda era ancora chiusa… Ci sono degli ombrelli che, quando piove a dirotto, si divertono a farvi degli scherzetti del genere… Esausto, il Tarasconese, distese la tenda per terra e ci si coricò sopra, imprecando da buon provenzale.

Dopo un po’: Ta, ta, ta, . Taratatà!

Che succede?… fece Tartarino, svegliandosi di soprassalto. Erano le trombe dei cacciatori d’Africa che suonavano la sveglia nelle caserme di Mustafà…

L’uccisore di leoni, stupefatto, si fregò gli occhi…

Lui che si credeva in pieno deserto!… Sapete dov’era?… In un piccolo campo di carciofi, tra un filare di cavolfiori e uno di barbabietole.

Nel suo Sahara crescevano i legumi… Vicinissime a lui, su una dolce collinetta verde, candide ville algerine biancheggiavano alle prime luci dell’alba: sembrava di essere nei dintorni di Marsiglia, con le sue ville e le sue case di campagna.

L’aspetto borghese e campagnolo di quel paesaggio addormentato stupì alquanto il pover’uomo, e lo mise di cattivo umore. Sono pazzi. si diceva, a piantare carciofi in una zona frequentata dai leoni… perchè, insomma, non ho mica sognato… i leoni vengono fin qui… E questa è la prova…

La prova erano delle macchie di sangue che l’animale, fuggendo, aveva lasciato dietro di sè. Curvo su quella pista insanguinata, l’occhio all’erta, la rivoltella in pugno, il prode tarasconese, di carciofo in carciofo, arrivò fino a un piccolo campo di avena… dell’erba calpestata, una pozza di sangue, e in mezzo alla pozza, coricato su un fianco e con una larga ferita alla testa, un… Indovinate un po’!… Un leone, perbacco!

No! un asino, uno di quegli asinelli minuscoli che sono tanto comuni in Algeria, e che sono chiamati bourricots.

6. Arrivo della femmina, Terribile combattimento, Al Ritrovo dei Conigli.

La prima reazione di Tartarino davanti alla sua disgraziata vittima fu un movimento di dispetto. C’è veramente una certa differenza tra un leone e un asinello!… Ma il suo secondo impulso fu unicamente di pietà.

Il povero asinello era così carino, aveva un’aria così innocente! La pelle dei suoi fianchi, ancora calda, si alzava e si abbassava ritmicamente.