Nei casermoni d'affitto costruiti disordinatamente qua e là, le molte finestre vibravano nel movimento e nella luce, e su tutti i piccoli fragili balconi donne e bambini si davano da fare in mille modi, mentre attorno a loro, ora nascondendoli ora rivelandoli, panni e biancheria distesi ad asciugare sventolavano rigonfi al vento del mattino. Se si distoglievano gli occhi dalle case, si vedevano allodole volare alte nel cielo, e più in basso le rondini, che quasi sfioravano le teste dei viaggiatori.
Molte cose ricordavano a Karl la sua patria, ed egli non sapeva se faceva bene a lasciare New York per recarsi all'interno del paese. A New York c'era il mare, e la possibilità di tornare in patria in qualsiasi momento. E così si fermò e disse ai suoi compagni che ci aveva ripensato e voleva restare a New York. E quando Delamarche volle senz'altro spingerlo perché proseguisse, egli resistette e disse di aver bene ancora il diritto di decidere di sé. L'irlandese dovette intervenire e spiegare che Butterford era molto più bella di New York, e i due dovettero ancora pregarlo a lungo prima che lui si decidesse a riprendere il cammino. E anche allora non sarebbe andato, se non si fosse detto che per lui forse era meglio arrivare in un luogo da dove non fosse così facile tornare in patria. Sicuramente a Butterford avrebbe potuto lavorare e farsi strada meglio, perché non ci sarebbero stati pensieri oziosi a turbarlo.
E adesso era lui che trascinava gli altri due, ed essi erano così contenti del suo entusiasmo che gli portavano a turno la valigia senza farsi pregare, e Karl non capiva bene il motivo di quella gioia. A un certo punto la strada prese a salire, e quando ogni tanto si fermavano per guardare indietro, potevano vedere dispiegarsi sempre più ampio il panorama di New York e del suo porto. Il ponte che collega New York a Brooklin si stendeva leggero sulPEast River, e a socchiuder gli occhi lo si vedeva vibrare. Pareva completamente sgombro di traffico, e sotto di esso si stendeva liscio e deserto il nastro d'acqua. Tutto in quelle due gigantesche città sembrava vuoto, messo là senza uno scopo. Tra le case, non si percepiva quasi differenza tra le grandi e le piccole. Nell'invisibile profondità delle strade la vita probabilmente andava avanti come al solito, ma sopra di esse non si vedeva se non una leggera foschia, che non si muoveva ma dava l'impressione di poter essere dispersa senza fatica. Persino nel porto, il più grande del mondo, tutto era quieto, e solo ogni tanto si credeva, certamente sotto l'impressione del ricordo di uno spettacolo visto in precedenza, più da vicino, di distinguere una nave che si spingeva avanti per un breve tratto. Ma non la si poteva seguire a lungo, sfuggiva allo sguardo e non era più possibile trovarla.
Ma Delamarche e Robinson evidentemente vedevano molto di più, segnavano col dito a destra e a sinistra e con le mani tese tracciavano grandi archi su piazze e giardini che indicavano per nome. Non riuscivano a capire come mai Karl, che aveva abitato a New York per più di due mesi, della città non avesse visto altro che una strada. E gli promisero che, quando a Butterford avessero guadagnato abbastanza, sarebbero andati con lui a New York e gli avrebbero mostrato tutto quel che c'era da vedere, naturalmente soprattutto i posti dove ci si poteva divertire da matti. Dopo di che Robinson cominciò a cantare a gola spiegata una canzone che Delamarche accompagnava battendo le mani e in cui Karl riconobbe la melodia di un'operetta del suo paese che qui, nel testo inglese, gli piacque assai più di quanto gli fosse piaciuta in patria. Così venne fuori un piccolo spettacolo all'aperto al quale presero parte tutti, solo la città lì sotto, nella quale a quanto pareva questa melodia era molto popolare, sembrava non accorgersi di nulla.
Una volta Karl chiese dove fosse la ditta di spedizioni Jakob, e subito vide gli indici puntati di Delamarche e Robinson indicare forse lo stesso punto, forse punti distanti qualche miglio. Quando si furono rimessi in cammino Karl domandò quando avrebbero potuto far ritorno a New York con denaro sufficiente. Delamarche rispose che sarebbe potuto benissimo essere dopo un mese, perché a Butterford c'era bisogno di operai e i salari erano alti. Naturalmente col denaro avrebbero fatto cassa comune, per compensare eventuali differenze di guadagno tra loro compagni. L'idea della cassa comune a Karl non piacque, sebbene come apprendista avrebbe naturalmente guadagnato meno di loro, che erano provetti operai. Inoltre Robinson disse che se a Butterford non avessero trovato lavoro, avrebbero dovuto continuare il viaggio, o per sistemarsi da qualche parte come operai agricoli, oppure per recarsi in California al lavaggio dell'oro, la qual cosa, a giudicare dai racconti dettagliati che faceva, sembrava essere il suo progetto preferito.
«Allora perché ha fatto il fabbro, se adesso vuol andare al lavaggio dell'oro?», domandò Karl, al quale non piaceva sentir parlare della necessità di questi viaggi lunghi e incerti.
«Perché ho fatto il fabbro?» disse Robinson, «certamente non perché il figlio di mia madre debba morir di fame. Al lavaggio dell'oro si guadagna bene.»
«Era così una volta», disse Delamarche.
«È così ancora», replicò Robinson e raccontò di molti suoi conoscenti che ci si erano arricchiti e che erano rimasti là, naturalmente senza muovere più un dito, ma che in nome della vecchia amicizia avrebbero aiutato lui e ovviamente anche i suoi compagni a diventar ricchi.
«Riusciremo pure a rimediare un qualche lavoro a Butterford», disse Delamarche interpretando così il pensiero di Karl, ma il suo tono non tradiva molta fiducia.
Durante l'intera giornata si fermarono una volta sola in un'osteria e mangiarono all'aperto, su un tavolo che a Karl parve di ferro, della carne quasi cruda, che coltello e forchetta non riuscivano a tagliare ma soltanto a lacerare. Il pane aveva una forma cilindrica e in ogni pagnotta era infilato un lungo coltello. Con quel cibo venne servito un liquido nero che bruciava in gola. A Delamarche e a Robinson però piaceva e spesso bevevano alla realizzazione di molti desideri e brindavano tenendo accostati per un attimo i bicchieri levati. Al tavolo accanto al loro sedevano degli operai con i camiciotti spruzzati di calce, e tutti bevevano lo stesso liquido.
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