È fortunato ad avere una moglie. Il microfonino che ha sulla spalla crepita, ma non emette alcuna voce. Anche se potrebbe non dirlo – e anche se lui stesso ha traslocato qualche anno fa – probabilmente gli brucia che io me ne sia andato. “Il suo vecchio ufficio è un’area edificabile,” dice. “Il muro posteriore è crollato su se stesso.” Ormai è tornato a parlare come tutti gli altri poliziotti, come se nella sua testa dura fosse riaffiorato il ricordo di una seduta di addestramento alla quale ha preso parte. La nostra amicizia sta impallidendo.
“Ho sentito,” dico dal finestrino. L’aria fredda è entrata nella macchina, portando con sé odori di oceano e diesel, e dei finimenti di pelle del caporale A. Un altro poliziotto, un agente nero della stradale del New Jersey senza cappello e con i pantaloni a sbuffo, si è affacciato alla soglia della roulotte, guardandoci gravemente. Prende nota della mia targa, poi torna a sparire nell’interno, dove probabilmente sta giocando a Hearts. “E a voialtri è andata bene?” Parole con cui intendo riferirmi a lui e alla sua prole.
“C’è stata solo un’interruzione di corrente. Qualche infiltrazione dal tetto,” dice sobriamente, sporgendo le labbra. “Niente di simile a quello che è successo qui. Ma l’assicurazione si rifiuta di pagare anche i nostri danni. Sostengono che è stato il vento, non l’acqua.” Inserisce la nocca di un pollicione nel canale uditivo per grattarsi e storce la bocca, con l’altra mano posata sull’arsenale poliziesco. La condizione in cui si trova più a suo agio è l’immobilità. “Mia moglie ha schemi mentali ripetitivi. Sono le preoccupazioni, sa?” Ha dimenticato che la conosco e so come si chiama. Tutto è vigilanza per la polizia. Il resto del mondo è come i prodotti negli scaffali di un supermarket.
“Credo che sia naturale.”
“Oh, sì.” Pare sicuro di sé e non dice altro, mentre pensa a cos’è naturale e cosa no.
“Va bene se proseguo fino a Poincinet Road?” Cerco di comportarmi come se ci fossi già stato venti volte e ci stessi tornando per riprendere quello che stavo facendo prima.
“È cambiato tutto, laggiù,” dice lui. “La tempesta, e prima della tempesta. Probabilmente non la riconoscerà. Ma sì. Basta che faccia attenzione.” Si toglie il pollice dall’orecchio e si pulisce il naso con lo stesso dito, poi fa qualche passo indietro, allontanandosi dal finestrino. Prende un minuscolo taccuino rosso dalla tasca del giubbotto antiproiettile e con una penna a sfera vi annota il numero della mia targa. “La scrivo qui caso mai lei riesca a entrare e nessuno la veda più. Sapremo chi cercare.” Sorride della propria annotazione. Quell’uomo è un mistero, anche in tutto ciò che ha di chiaro. Non è facile giudicare la sua vita: ora cordiale; ora ostaggio della situazione; e in tutto il tempo che c’è tra le due cose, sempre con una gran voglia di stare a casa con i figli, a cucinare würstel sul Weber sorridendo al nuovo giorno.
“Magnifico,” dico. “Me la caverò.”
“Non si preoccupi.” (...Nel mio inventario, espressione impropria di tre parole che significa: “Prego. Sono veramente lieto di poterla aiutare.
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