La dimane avrebbero telegrafato per farsi prenotare i posti.

Macario si rivolse ad Alfonso chiedendogli se era impiegato da suo zio e da quanto tempo lo fosse. Avutone risposta, gli raccontò che sulle scale lo zio l’aveva prevenuto che troverebbe presso Annetta un suo impiegato, corrispondente in parecchie lingue. Alfonso rispose a monosillabi. Alla comunicazione delle lodi di Maller s inchinò sorpreso e le attribuì a un malinteso.

Eppure Maller doveva aver parlato proprio di lui. Macario sapeva ch’egli veniva dal villaggio e gli chiese se soffrisse di nostalgia.

Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 29

ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli Italo Svevo Una vita IV

Q

– Alquanto, – rispose Alfonso.

Volle completare la parola secca con l’espressione del volto e vi riuscì.

– Passerà, vedrà! – gli disse Macario; – ci si abitua a tutto a questo mondo; di abitare in una città poi, venendo da un villaggio, molto facilmente, credo.

Annetta si divertiva poco a quel discorso e senza riguardo lo interruppe.

Al suono della sua voce, Alfonso alzò il capo credendo che anch’essa volesse fargli qualche domanda e subito disilluso cercò di mascherare il motivo del suo movimento con l’aspetto di un’attenzione intensa.

– Sai che ho imparato delle canzoni che sono popolari a Parigi per fare da Gavroche per le strade, con Federico!

Federico era il fratello di Annetta. Miceni che lo conosceva lo aveva descritto ad Alfonso quale una persona molto altera. Faceva la carriera consolare ed era viceconsole in un porto francese.

– Si potrebbe udire una di queste canzonette? – chiese Macario.

– Perché no? – e si alzò. – Vuoi accompagnarmi? Via, su! Macario è tanto noioso questa sera ch’è il miglior mezzo di passare il tempo, credo.

– Questo toccherà di giudicare a noi – rispose impertinentemente Macario. – Non le pare?

Alfonso sorrise con sforzo. La tensione continua per apparire disinvolto lo stancava. Se avesse trovato il modo acconcio se ne sarebbe andato subito.

Francesca, seduta al piano, aveva preso sulle ginocchia un fascio di musica e diceva ad Annetta dei titoli di pezzi. Annetta rifiutava con un gesto del capo. Si teneva sulla guancia una mano in atto di riflessione. Finalmente con uno scoppio di risa gridò:

– Quello! Quello!

Dopo alcuni accordi d’introduzione, la signorina passò ad un accompagnamento rudimentale ma vivace.

Con la sua voce dolce, soda, Annetta si mise a cantare e a grande sorpresa di Alfonso principiò a saltellare sul posto, in tempo, fingendo di correre.

Francesca rideva sgangheratamente, rideva Macario e non seppe trattenersi neppure la cantatrice stessa con grave danno della canzone che ne risultava qua e là mozza.