E la gioia che avrebbero espresso, che esprimerebbero quelle vecchie mani d’operaio, non il volto, gli parve la cosa più bella del mondo. “Lacererò questa nota?” E la famiglia del vecchio, e il ritorno a casa, la sera, e il modesto orgoglio…

“Dunque, rimani?”

“E come no? Sono io che ho fatto il montaggio del primo aeroplano in Argentina!”

E i giovani non riderebbero più, perché il decano avrebbe riacquistato il suo prestigio.

“Debbo stracciare?”

Il telefono suonava. Rivière staccò il ricevitore.

Un tempo, lungo; poi quella risonanza, quella profondità che il vento, lo spazio danno alle voci umane. Qualcuno disse:

«Parla il campo. Chi è all’apparecchio?»

«Rivière.»

«Signor direttore, il 650 è pronto.» «Bene.»

«Ora tutto va bene, ma abbiamo dovuto, all’ultimo momento, rifare il 32

circuito elettrico, i contatti eran difettosi.»

«Bene. Chi ha montato il circuito?»

«Verificheremo. Se lei permette, puniremo il responsabile. Capirà: una panna di luce a bordo può essere grave.»

«Certo.»

Rivière pensava: “Se, quando lo si incontra, non si strappa il male, dove che sia, avvengono le panne di luce: non colpire il male quando, per caso, se ne scoprono gli strumenti, è un delitto: Roblet se ne andrà”.

Il segretario, che non ha veduto nulla, scrive sempre a macchina.

«Cos’è?»

«La contabilità della quindicina.» «Perché non è pronta?» «Io…» «Ve-dremo.»

“È strano come gli avvenimenti prendono il sopravvento, come si rivela una grande forza oscura, la stessa che solleva le foreste vergini, che cresce, che sforza, che scaturisce dovunque intorno alle grandi opere.” Rivière pensava a quei templi che le piccole liane fanno crollare.

“Una grande opera…”

E pensò ancora, per rassicurarsi: “Tutti questi uomini, io li amo, ma non son essi che io combatto, ma quello che passa in loro…”.

Il suo cuore palpitava a colpi rapidi che lo facevano soffrire.

“Non so se quel che faccio sia buono. Io non so l’esatto valore della vita umana, né della giustizia, né del dolore. Non so nemmeno che cosa valga esattamente la vita d’un uomo, né una mano che trema, né la pietà, né la dolcezza…”

Fantasticò:

“La vita si contraddice tanto; con la vita, ci si sbroglia come si può… Ma durare, creare, scambiare il proprio corpo mortale…”

Rivière rifletté, poi suonò il campanello elettrico.

«Telefonate al pilota del corriere d’Europa. Prima di partire, passi da me.»

Pensava:

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“Quel corriere non deve fare dietro-front per un nulla. Se non li scuoto un po’, i miei uomini finiranno con l’aver sempre paura della notte.”

34

X

La moglie del pilota, svegliata dal telefono, guardò il marito e pensò:

“Lo lascio dormire ancora un poco.”

Ella ammirava quel petto nudo, ben costruito; ella pensava a una bella nave.

Egli riposava in quel letto calmo, come in un porto, e perché nulla agitasse il suo sonno, ella cancellava col dito una piega, un’ombra, un’onda; ella portava la bonaccia in quel letto, come, con un dito divino, nel mare.

Ella si alzò, aprì la finestra, e ricevette il vento nel viso. Quella camera dominava Buenos Aires. Una casa vicina, dove si ballava, spandeva intorno qualche melodia che il vento portava sin lì, poiché era l’ora del piacere e del riposo. La città chiudeva gli uomini nelle sue centomila fortezze; tutto era calmo e sicuro; ma quella donna aveva l’impressione che qualcuno stesse per gridare: “All’armi!” e che un solo uomo, il suo, si alzerebbe. Egli riposava ancora, ma quel riposo era il riposo temibile delle riserve che stanno per sacrificarsi. Quella città addormentata non lo proteggeva; quelle luci, quando tra poco egli si sarebbe alzato, come un giovane Dio, dalla lo-ro polvere, gli sarebbero parse vane. Essa guardava quelle braccia solide che, tra un’ora, avrebbero sorretto il destino del corriere d’Europa; quelle braccia responsabili di qualche cosa di grande, come della sorte d’una città.

E fu turbata. Solo quello, tra milioni d’uomini, era preparato ad uno strano sacrificio.