Il colloquio con il capitano Nemo: pagina 318.

13. Una strage: pagina 331.

14. Le ultime parole del capitano Nemo: pagina 343.

15. Conclusione: pagina 351.

PARTE PRIMA.

1. Uno scoglio sfuggente.

Il 1866 fu un anno particolare, caratterizzato da uno strano misterioso avvenimento che certamente nessuno avrà dimenticato. A parte le dicerie che mettevano in agitazione le popolazioni della costa ed eccitavano lʹopinione pubblica nelle zone continentali, la gente di mare ne era particolarmente scossa. Commercianti, armatori, comandanti di navi, piloti europei e americani, ufficiali delle marine militari di tutti i paesi e, infine, i governi dei diversi Stati dei due continenti, si preoccuparono profondamente del fenomeno.

Da qualche tempo parecchie navi, incrociando in alto mare, si erano imbattute in una ʺmassa enormeʺ, qualcosa di oblungo, fatto a fuso, a volte fosforescente e molto più grande e più veloce di una balena.

Le varie relazioni nei giornali di bordo concordavano quasi esattamente riguardo alla struttura dellʹoggetto o del bizzarro essere che fosse, sulla sua straordinaria agilità di movimenti, sulla sua velocità, e sulla particolare vitalità di cui appariva dotato. Se si trattava di un cetaceo, era assai più grande di quelli che la scienza aveva fino ad allora classificato: i più famosi naturalisti non avrebbero mai potuto ammettere lʹesistenza di un simile mostro, se non nel caso che lʹavessero visto con i loro propri occhi.

Calcolando una media delle diverse osservazioni, respingendo le caute valutazioni che attribuivano alla ʺcosaʺ una lunghezza di sessanta metri e anche quelle evidentemente esagerate che la descrivevano larga trecento e lunga quasi un chilometro, si poteva affermare che quel mastodontico essere superava di parecchio le dimensioni stabilite dagli ittiologi, sempre che il mostro esistesse veramente.

Ma indubbiamente esisteva: il fenomeno di per sé stesso non si poteva più confutare e, poiché la mente umana di solito è attratta da tutto ciò che è straordinario, è facile comprendere lʹemozione prodotta in tutto il mondo da quella soprannaturale apparizione.

Nelle nazioni tradizionalmente più severe, come lʹInghilterra, lʹAmerica, la Germania, il caso suscitò viva preoccupazione, ma in molti altri paesi venne preso alla leggera e messo in ridicolo.

Nei grandi centri il mostro divenne lʹargomento di moda: se ne scherzava nei caffè‐concerto, i giornali ne facevano oggetto di burle nella rubrica umoristica, nei teatri se ne cantavano le straordinarie qualità. I giornali, a corto di notizie, riportarono a galla vecchie storie di mostri.

Allora nelle società e nelle pubblicazioni scientifiche scoppiò una polemica interminabile tra quelli che credevano al fenomeno e gli increduli. La questione accese gli spiriti, i giornalisti di parte scientifica in lotta con gli umoristi versarono fiumi dʹinchiostro. La battaglia continuò per sei mesi con alterna fortuna ed esito incerto. Ma a poco a poco lʹumorismo sconfisse la scienza e la faccenda del mostro si concluse tra le risate universali.

Così nei primi mesi dellʹanno 1867 lʹargomento sembrava ormai dimenticato, quando accaddero altri strani fatti che vennero ben presto a conoscenza del pubblico. Allora il fenomeno apparve sotto una luce nuova: non si trattava più di un problema scientifico da risolvere, bensì di un pericolo serio e reale dal quale bisognava difendersi. La questione assumeva così un aspetto ben diverso e il mostro ridiventò isola, roccia, scoglio. Uno strano scoglio sfuggente che non si poteva né misurare né raggiungere.

Il 5 marzo 1867 la ʺMoravianʺ della ʺMontreal Ocean Companyʺ, in navigazione notturna urtò con la fiancata contro uno scoglio che non era indicato in nessuna carta nautica.