Al di là del bene e del male

Friedrich Nietzsche

AL DI LA’ DEL BENE E DEL MALE

Adelphi Edizioni, Milano 1968 e 1977.

Nota introduttiva di Giorgio Colli.

Versione di Ferruccio Masini.

Titolo originale: “Jenseits von Gut und Böse”.

Dalle «Opere di Friedrich Nietzsche», volume sesto, tomo secondo.

Edizione italiana diretta da Giorgio Colli e Mazzino Montinari.

INDICE.

Nota introduttiva di Giorgio Colli:

Prefazione

1. Dei pregiudizi dei filosofi

2. Lo spirito libero

3. L’essere religioso

4. Sentenze e intermezzi

5. Per la storia naturale della morale

6. Noi dotti

7. Le nostre virtù

8. Popoli e patrie

9. Che cos’è aristocratico?

Da alti monti

CRONOLOGIA

NOTE

NOTA INTRODUTTIVA.

Questo libro è anzitutto una sfida al cervello del lettore: tutti, anche senza saperlo, si sentono provocati. Di conseguenza è anche l’illustrazione più pertinente di quanto difficile sia parlare di Nietzsche. Per far questo il lettore deve accettare la sfida, deve - a parer suo - vincerla, e rovesciare poi contro Nietzsche la sfida stessa. Perché parlare di lui significa dare a intendere che lo si è capito, e poi inquadrarlo, sussumere il suo presunto pensiero sotto certi concetti.

Ma qui Nietzsche vuole veramente intessere dei pensieri, nel senso di sostenere certe opinioni, sviluppare certe dottrine? C’è da dubitarne, anche se nessuno in cuor suo vuole ammetterlo, perché allora si sentirebbe più insicuro, più inerme, e soprattutto soccombente. Perché se là c’è una dottrina, la si può combattere o accettarla; ma se non c’è, donde viene e che cosa significa quel turbamento, quel disagio, quel sentirsi scandagliati e giudicati? Ciascuno certo reagisce secondo il suo temperamento, e molti già si cavano dall’imbarazzo semplicemente buttando via il libro. Ma molti non possono farlo, o perché l’attrazione supera la repulsione, o perché sono vincolati in qualche modo a dare il loro giudizio. E così si ingrossa il fiume delle interpretazioni di Nietzsche. E se Nietzsche raccontasse soltanto se stesso, dietro il pretesto di paradossali scorribande del pensiero? Forse lui, quando discute di qualcosa, non mira a stabilire che cos’è questo oggetto, e neppure come va giudicato, ma vuole semplicemente raccontare che cosa sente di fronte a questo oggetto.

A lui interessa il modo di sentire - istintivamente, in base alla natura dell’individuo - rispetto alle cose del mondo e ai pensieri degli uomini. Per far questo ha bisogno di cambiare continuamente le prospettive, di far ruotare le cose osservate, in modo di stordire il lettore, di metterne alla prova l’istinto, di obbligarlo alla menzogna reticente, al rifiuto della provocazione. Il fascino di questo libro, forse, deriva dallo spettacolo di qualcuno che si mostra e fugge.

Tutto, qui, si riduce a una dichiarazione di gusto, e il gusto, si sa, è la cosa più incomunicabile e meno confutabile.