«Le serve molto la valigia?» «Naturalmente». «E allora perché l'ha affidata a un estraneo?». «Avevo dimenticato il mio ombrello e sono corso a prenderlo, ma non volevo tirarmi dietro la valigia. E per giunta mi sono anche smarrito». «È solo? Senza compagnia?». «Sì, solo». «Forse dovrei stare con quest'uomo», passò per la testa a Karl, «dove potrei trovare un amico migliore?». «E adesso ha perso anche la valigia. Per non parlare poi dell'ombrello». E l'uomo si sedette sulla sedia, come se ora il problema di Karl avesse acquisito un certo interesse per lui. «Ma io credo che la valigia non sia ancora persa». «Chi crede è felice», disse l'uomo, grattandosi con forza i capelli scuri, corti e folti, «sulla nave con i porti cambiano anche le usanze. Ad Amburgo il suo Butterbaum forse avrebbe sorvegliato la valigia, qui molto probabilmente non c'è più traccia di nessuno dei due». «Allora devo salire subito a dare un'occhiata», disse Karl tentando di uscire dalla cuccetta. «Resti lì», disse l'uomo e premendogli una mano sul petto, in modo persino scortese, lo respinse sul letto. «Ma perché?» chiese irritato Karl. «Perché non ha senso», disse l'uomo, «tra un attimo vado anch'io, quindi andremo insieme. O la valigia è stata rubata, e allora non c'è niente da fare, o quel tipo l'ha abbandonata, e allora la troveremo più facilmente quando la nave si sarà svuotata. E così pure il suo ombrello». «Conosce bene la nave?» chiese Karl diffidente, e l'idea, peraltro convincente, di poter trovare più facilmente le sue cose sulla nave vuota gli sembrò sospetta. «Certo, sono fuochista», disse l'uomo. «È fuochista!», esclamò contento Karl, come se questa notizia superasse tutte le aspettative, e puntando il gomito, guardò l'uomo con maggiore attenzione. «Proprio davanti alla cabina in cui dormivo con lo slovacco c'era un finestrino che dava sulla sala macchine». «Sì, è là che lavoravo», disse il fuochista. «Mi ha sempre interessato molto la tecnica», disse Karl, seguendo un certo ragionamento, «e certo sarei diventato ingegnere se non fossi dovuto partire per l'America». «E perché è dovuto partire?». «Ah, così», disse Karl, e con un gesto della mano liquidò tutta la storia. Intanto guardò sorridendo il fuochista, come a pregarlo di aver pazienza per ciò che non aveva confessato. «Ci sarà pure un motivo», disse il fuochista, e non era chiaro se con questo voleva sollecitare o rifiutare il racconto del motivo. «Adesso anch'io potrei diventare fuochista», disse Karl, «adesso ai miei genitori non importa niente di quello che farò».