L'altre donne finiscon per saziare le voglie ch'esse appagano; ma lei di tanto più vogliosi gli amanti quanto più li soddisfà: ché in lei perfino le cose più turpi s'aggraziano, talché perfino i preti la benedicono quand'ella è in fregola.

MECENATE - Se venustà, saggezza e pudicizia bastano a soddisfare il cuor d'Antonio, per lui Ottavia è una benedizione.

AGRIPPA - Caro Enobarbo, vieni: sii mio ospite per il tempo che resti qui con noi.

ENOBARBO - Te ne ringrazio umilmente, signore.

(Escono)

SCENA III - Roma. La casa di Cesare

Entrano ANTONIO, OTTAVIO CESARE, OTTAVIA, tra i due, e altri del seguito

ANTONIO - Dal tuo petto potranno separarmi talvolta il mondo ed il mio alto ufficio.

OTTAVIA - Ed io tutto quel tempo, inginocchiata, me ne starò a pregar gli dèi per te.

ANTONIO - Cesare, buona notte. Ottavia cara, non leggere i miei vizi nel registro della voce il mondo; sempre in riga non sono stato, è vero, lo confesso, ma tutto sarà fatto nella regola in avvenire. Buona notte, cara.

OTTAVIA - Buona notte, signore.

OTTAVIO - Buona notte.

(Escono tutti meno Antonio)

Entra un INDOVINO

ANTONIO - Lo so, compare, tu non vedi l'ora di tornare in Egitto, non è vero?

INDOVINO - Ah, non mi fossi mai mosso di là, e non ci fossi tu mai capitato!

ANTONIO - E per quale ragione, se puoi dirmela?

INDOVINO - L'ho in mente, come per presentimento, ma non l'ho sulla lingua; ma affrettati a tornare giù in Egitto.

ANTONIO - Quale fortuna, dimmi, andrà più in alto: quella di Ottavio Cesare o la mia?

INDOVINO - Quella di Cesare, sicuramente. Perciò, non gli restare al fianco, Antonio. Il tuo demone - quello spiritello che t'ha in custodia - è coraggioso, nobile, valente, senza pari, insuperabile, quando però non c'è quello di Cesare: accanto a lui, il tuo angelo custode s'intimorisce, come soverchiato. Metti spazio abbastanza fra voi due.

ANTONIO - Non ne parlare più.

INDOVINO - Ma io ne parlo a te, e a nessun altro. Se competi con lui in qualunque gara, sicuramente ne uscirai perdente; e grazie a questa sua fortuna innata, pur dandoti vantaggio, egli ti vince. S'egli ti brilla accanto, fatalmente il tuo lustro sbiadisce. Ti ripeto: il tuo spirito ha paura di guidarti quand'egli t'è vicino; quando lui t'è lontano, riacquista tutta la sua nobiltà.

ANTONIO - Va', di' a Ventidio che voglio parlargli.

(Esce l'Indovino)

Devo spedirlo in Partia... Sia arte o caso, questi ha detto il vero: obbediscono a lui(50) perfino i dadi: e nei giochi la mia maggior destrezza è sopraffatta dalla sua fortuna. Se pur tiriamo a sorte, egli ha la meglio. I suoi galli la vincono sui miei, pur se il pronostico li dava a zero; e le sue quaglie, sebbene di gabbia, vincon le mie, malgrado lo svantaggio. Torno in Egitto. Ho fatto queste nozze per pura convenienza; ma è in oriente la mia felicità!... Ventidio, vieni.

Entra VENTIDIO

Preparati a partire per la Partia. La tua nomina è pronta. Seguimi e vieni a prenderla tu stesso.

(Escono)

SCENA IV - Roma. Una via

Entrano LEPIDO, MECENATE e AGRIPPA

LEPIDO - Non datevi altra pena che quella di raggiungere al più presto i vostri comandanti.

AGRIPPA - Il tempo di permettere ad Antonio di dare un ultimo bacio ad Ottavia; e poi lo seguiremo.

LEPIDO - E allora addio, fino a quando non vi vedrò di nuovo nelle vostre uniformi di soldato, che così bene si addicono a entrambi.

MECENATE - Se ho calcolato bene la distanza, saremo, Lepido, al Capo Miseno(51) prima di te.

LEPIDO - È un percorso più breve il vostro; il mio mi porta molto fuori. Guadagnerete su di me due giorni.

MECENATE/AGRIPPA - Allora, buon successo.

LEPIDO - Arrivederci.

(Escono)

SCENA V - Alessandria. la reggia di Cleopatra

Entrano CLEOPATRA, CARMIANA, IRAS e ALESSA

CLEOPATRA - Datemi un po' di musica... O musica, malinconico cibo di chi traffica come noi d'amore.

TUTTI - Musica, oh!...

(Viene intonata una musica)

CLEOPATRA - No, basta! Niente musica!

Entra l'eunuco MARDIANO

Al biliardo!(52) Carmiana, su, giochiamo.

CARMIANA - Mi fa un po' male il braccio. È meglio che tu giochi con Mardiano.

CLEOPATRA - Una donna giocar con un eunuco? Tanto varrebbe con un'altra donna. E tu, messere, vuoi giocar con me?

MARDIANO - Per quel che posso fare, mia signora...

CLEOPATRA - Un attore, se pur recita male,(53) può avere ben diritto all'indulgenza, quando dimostra buona volontà... Ma no, niente biliardo!... Non mi va. Dammi la lenza, andiamocene al fiume; là, al suono d'una musica lontana, adescherò pesci fulvo-pinnati, li aggancerò col mio amo ricurvo per quelle loro viscide mascelle, e, nel tirarli su, vorrò pensare che ciascuno di loro sia un Antonio, e griderò: "Ah, ah! T'ho catturato!".

CARMIANA - Ah, mi ricordo come ci spassammo quella volta che tu facesti a gara con lui a chi sapesse pescar meglio, e un tuffatore gli attaccò sott'acqua alla sua lenza un pesce in salamoia, e lui, glorioso, a tirarselo su!

CLEOPATRA - Quella volta - ah, che tempi! - le risate! Tante da fargli perder la pazienza; e poi, notte, a fargliela tornare, sempre ridendo, ed al mattino dopo prima dell'ora nona,(54) lo feci ubriacare nel suo letto, gli misi addosso le mie acconciature e il mio mantello, mentre mi cingevo al fianco la sua spada di Filippi.(55)

Entra un MESSAGGERO

Oh, dall'Italia!... Versami, ti prego, le tue feconde nuove in questi orecchi che son rimasti così a lungo sterili!

MESSO - Oh, signora, signora!...

CLEOPATRA - È morto Antonio!... Se è questo che m'annunci, scellerato, tu vuoi uccidere la tua padrona; ma se dici che è libero e sta bene, ecco per te dell'oro, e le mie vene più azzurre da baciare: questa mano che re hanno sfiorato con le labbra, e baciato tremanti.

MESSO - Per prima cosa, signora, sta bene.

CLEOPATRA - Toh, dell'altro oro!... Ma attento, canaglia, da noi si dice che i morti stan bene.(56) Se è questo che tu intendi, l'oro che qui ti do lo faccio fondere e te lo faccio colar tutto giù per quella gola tua del malaugurio!

MESSO - Ascoltami, regina.

CLEOPATRA - Ebbene avanti, parla, ch'io t'ascolto.