Arsène Lupin, ladro gentiluomo


LE AVVENTURE DI ARSÈNE LUPIN

 

 

MAURICE LEBLANC

 

 

ARSÈNE LUPIN,

LADRO GENTILUOMO


Le avventure di Arsène Lupin

1 – Arsène Lupin, ladro gentiluomo

Titolo originale: Arsène Lupin, gentleman cambrioleur

Traduzione di François Proïa

 

Per la traduzione © 2012 Newton Compton editori S.r.L.

 

© 2015 RCS MediaGroup S.p.A. Divisione Media, Milano

 

I LIBRI DEL CORRIERE DELLA SERA

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Reg. Trib. N. 439 del 18/06/1999

ISSN 1129-08500

 

Responsabile area collaterali Corriere della Sera: Luisa Sacchi

Editor: Martina Tonfoni

 

Realizzazione editoriale: Silvia Fabbri per emmeeerre letterature

ARSÈNE LUPIN,


LADRO GENTILUOMO

1. 

L’arresto d’Arsène Lupin

 

Che strano viaggio! Era cominciato così bene, però! Per quanto mi riguarda, non ne avevo mai fatto uno che si annunciasse sotto migliori auspici. La Provence è un transatlantico veloce, confortevole, comandato dal più affabile degli uomini. La migliore società vi si trovava riunita. Si formavano relazioni, si organizzavano divertimenti. Avevamo la squisita impressione di essere separati dal mondo, ridotti nel numero come su un’isola sconosciuta, obbligati, di conseguenza, ad avvicinarci gli uni agli altri.

E noi ci avvicinavamo...

Avete mai pensato a ciò che vi è di originale e d’imprevisto in un gruppo di individui che, il giorno prima, ancora non si conoscevano, e che, durante alcuni giorni, tra il cielo infinito e il mare immenso, avrebbero vissuto la vita più intima, avrebbero sfidato insieme le collere dell’oceano, l’assalto terrificante delle onde e la calma sorniona dell’acqua tranquilla?

In fondo, è la vita stessa vissuta in una sorta di tragico compendio, con le sue tempeste e le sue grandezze, la sua monotonia e la sua diversità, ed ecco perché, forse, si gusta con una fretta febbrile e una voluttà altrettanto intensa questo breve viaggio di cui s’intravede la fine dal momento stesso in cui comincia.

Ma, da diversi anni, avviene qualcosa che aumenta in modo singolare le emozioni della traversata. La piccola isola galleggiante dipende ancora da questo mondo da cui ci si credeva affrancati. Un legame sussiste, che si snoda solo a poco a poco, in pieno oceano, e a poco a poco, in pieno oceano, si riannoda. Il telegrafo senza fili! Chiamate di un altro universo da dove si riceverebbero notizie nel modo più misterioso che vi sia! L’immaginazione non può più evocare fili di ferro nel cui cavo scorre l’invisibile messaggio. Il mistero è ancora più insondabile, anche più poetico, e occorre pensare alle ali del vento per spiegare questo nuovo miracolo.

Così, durante le prime ore, ci sentimmo seguiti, scortati, preceduti da questa voce lontana che, di tanto in tanto, sussurrava a uno di noi alcune parole di laggiù. Due amici mi parlarono. Altri dieci, altri venti inviarono a noi tutti, attraverso lo spazio, i loro addii rattristati o sorridenti.

Ora, nel secondo giorno, a cinquecento miglia dalle coste francesi, in un pomeriggio tempestoso, il telegrafo senza fili ci trasmetteva un dispaccio di cui questo era il tenore:

 

Arsène Lupin a bordo, prima classe, capelli biondi, ferita avambraccio destro, viaggia solo, sotto il nome di R...

 

In quel preciso momento, un tuono violento scoppiò nel cielo scuro. Le onde elettriche furono interrotte. Il resto del dispaccio non ci pervenne.

Del nome sotto il quale si celava Arsène Lupin si seppe solo l’iniziale.

Se si fosse trattato di qualunque altra notizia, non dubito che il segreto sarebbe stato mantenuto scrupolosamente dagli impiegati del telegrafo, come pure dal commissario di bordo e dal comandante.

Ma è uno di quegli eventi che sembrano forzare la discrezione più rigorosa. Lo stesso giorno, senza che si potesse dire come la notizia fosse stata divulgata, sapevamo tutti che il famoso Arsène Lupin si nascondeva tra noi.

Arsène Lupin tra noi! L’inafferrabile ladro di cui si raccontavano da mesi le prodezze in tutti i giornali! L’enigmatico personaggio con cui il vecchio Ganimard, il nostro migliore poliziotto, aveva impegnato quel duello mortale, le cui peripezie si svolgevano in modo tanto pittoresco! Arsène Lupin, il gentiluomo stravagante che opera soltanto nei castelli e nei salotti, e che, una notte in cui era entrato dal barone Schormann, ne era uscito a mani vuote lasciando il suo biglietto da visita, su cui aveva scritto la frase seguente: «Arsène Lupin, ladro gentiluomo, tornerà quando i mobili saranno autentici».

Arsène Lupin, l’uomo dai mille travestimenti: di volta in volta autista, tenore, bookmaker, ragazzo di buona famiglia, adolescente, vecchio, commesso viaggiatore marsigliese, medico russo, torero spagnolo!

Bisogna rendere conto di questo: Arsène Lupin che va e viene nel quadro relativamente ristretto di un transatlantico, che dico! In questo piccolo angolo delle prime classi dove ci si ritrova in ogni momento, in questa sala da pranzo, in questo salotto, in questo fumoir! Arsène Lupin, era forse quel signore..., oppure quello..., il mio vicino di tavolo..., il mio compagno di cabina...

«E questo durerà ancora per cinque giorni», esclamò miss Nelly Underdown, «ma è intollerabile! Spero bene che l’arrestino».

E rivolgendosi a me:

«Vediamo, lei, signor d’Andrésy, che è in ottimi rapporti col comandante, non sa nulla?».

Io avrei voluto certamente sapere qualcosa per compiacere miss Nelly! Era una di quelle magnifiche creature che, ovunque siano, si distinguono subito, e che appaiono più in vista di tutti. La loro bellezza, come la loro fortuna, affascina. Hanno una corte di appassionati ammiratori.

Cresciuta a Parigi da madre francese, raggiungeva suo padre, il ricchissimo Underdown di Chicago. L’accompagnava una sua amica, lady Jerland.

Sin dalla prima ora, mi ero fatto avanti per un flirt, ma nell’intimità rapida del viaggio, il suo fascino mi aveva subito turbato, e mi sentivo un po’ troppo emozionato quando i suoi grandi occhi neri incontravano i miei. Tuttavia, lei accoglieva i miei omaggi con un certo favore. Le piaceva ridere alle mie battute e interessarsi ai miei aneddoti. Una vaga simpatia sembrava corrispondere alla premura che le testimoniavo.

Un solo rivale, forse, mi preoccupava, un giovane abbastanza bello, elegante, riservato, del quale lei sembrava a volte preferire l’umore taciturno ai miei modi di parigino.

Faceva parte appunto del gruppo di ammiratori che circondava miss Nelly, quando lei mi pose la domanda. Eravamo sul ponte, piacevolmente seduti sulle sedie a dondolo. La tempesta del giorno prima aveva rischiarato il cielo. L’ora era deliziosa.

«Io non so niente di preciso, signorina», le risposi, «ma non ritiene possibile che potremmo condurre l’inchiesta noi stessi, così bene come farebbe il vecchio Ganimard, il nemico personale di Arsène Lupin?»

«Oh! Oh! Lei si spinge un po’ troppo oltre!».

«In che cosa? Il problema è così complicato?»

«Molto complicato».

«Lei dimentica gli elementi che abbiamo per risolverlo».

«Quali elementi?»

«1. Lupin si fa chiamare signor R...».

«È un indizio un po’ vago».

«2. Viaggia da solo».

«Se questo particolare le basta».

«3.