(L’argomento dell’età era esaurito, secondo Alice, e se davvero dovevano scegliere a turno l’argomento della conversazione, adesso toccava a lei). «O forse» si corresse, ripensandoci, «è una bella cravatta - ma no, è una cintura - oh, mi scusi, la prego!» aggiunse, desolata, perché Humpty Dumpty aveva assunto un’aria terribilmente offesa, e lei cominciò a pentirsi di aver scelto quell’argomento. «Se soltanto sapessi» pensò fra sé e sé, «dove finisce il collo e dove comincia il petto!»

Humpty Dumpty era visibilmente furioso, anche se non disse una parola per un minuto o due. Quando finalmente riprese a parlare, gli uscì un cupo brontolio.

«È una - provocazione - vera e propria -» disse infine, «non saper distinguere una cravatta da una cintura!»

«So che è molto stupido da parte mia» disse Alice, con un tono così umile che Humpty Dumpty si raddolcì.

«È una cravatta, cara, una bella cravatta, come hai detto tu. È un regalo del Re e della Regina Bianchi. Ecco!»

«Davvero?» fece Alice, assai contenta di aver scelto l’argomento giusto, dopo tutto.

«Me la diedero» continuò Humpty Dumpty cogitabondo, mentre accavallava una gamba sull’altra e con le dita intrecciate stringeva il ginocchio tra le mani, «me la diedero come regalo di non-compleanno».

«Come, scusi?» fece Alice con un’aria perplessa.

«Non sono offeso» replicò Humpty Dumpty.

«Voglio dire, che cos’è un regalo di non-compleanno?»

«Un regalo che non viene dato il giorno del compleanno, evidentemente».

Alice ci pensò sopra. «Preferisco i regali di compleanno» disse infine.

«Non sai di cosa stai parlando!» esclamò Humpty Dumpty. «Quanti giorni ci sono in un anno?»

«Trecentosessantacinque» rispose Alice.

«E quanti compleanni hai?»

«Uno».

«E se fai trecentosessantacinque meno uno, cosa resta?»

«Trecentosessantaquattro, naturalmente».

Humpty Dumpty aveva un’aria dubbiosa. «Voglio vederlo scritto nero su bianco» disse.

Alice non poté fare a meno di sorridere, mentre estraeva la sua agenda per gli appunti e scriveva la sottrazione per lui:

 

365-

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364

 

Humpty Dumpty prese l’agenda e la guardò con grande attenzione. «Mi sembra giusta -» cominciò.

«Ma la tiene capovolta!» lo interruppe Alice.

«Hai proprio ragione!» esclamò Humpty Dumpty allegramente, mentre Alice gliela raddrizzava. «C’era qualcosa di strano. Come ti ho detto, mi sembrava che fosse giusta - anche se in questo momento non ho il tempo di controllarla a dovere - e questo dimostra che ci sono trecentosessantaquattro giorni nei quali puoi avere un regalo di non-compleanno -».

«Certamente» disse Alice.

«E soltanto un giorno per i regali di compleanno, hai capito? Hai di che gloriarti!»

«Non capisco di che cosa devo gloriarmi» disse Alice.

Humpty Dumpty fece un sorriso sprezzante. «Non lo capisci, perché non te l’ho ancora spiegato. Vuol dire che è un argomento che ti stende a terra!»

«Ma “gloriarsi” non vuol dire un “argomento che ti stende a terra”» obiettò Alice.

«Quando io uso una parola» disse Humpty Dumpty con un certo sdegno, «quella significa ciò che io voglio che significhi - né più né meno».

«La questione è» disse Alice, «se lei può costringere le parole a significare così tante cose diverse».

«La questione è» replicò Humpty Dumpty, «chi è che comanda - ecco tutto».

Alice era troppo perplessa per ribattere qualcosa; perciò dopo un minuto Humpty Dumpty riprese. «Hanno un caratterino, almeno certe - soprattutto i verbi: sono i più orgogliosi - agli aggettivi si può far fare qualsiasi cosa, ma coi verbi è diverso - comunque, io so farle filare, tutte quante! Impenetrabilità! Questo dico io

«Mi può spiegare, per favore» chiese Alice, «che cosa significa?»

«Ora sì che parli come una bambina giudiziosa» disse Humpty Dumpty, con un’aria molto compiaciuta. «Con “impenetrabilità”, intendevo dire che l’argomento è chiuso, e tanto varrebbe che tu mi dicessi cosa vuoi fare adesso, dal momento che, suppongo, non intendi fermarti qui per il resto della tua vita».

«Sono un bel mucchio di cose da far significare a una parola sola» commentò Alice in tono pensieroso.

«Quando costringo una parola a fare tutto quel lavoro» disse Humpty Dumpty, «le pago sempre lo straordinario».

«Ah!» fece Alice. Era troppo sbalordita per aggiungere qualcos’altro.

«Eh, dovresti vederle al sabato sera come mi si affollano tutte intorno» continuò Humpty Dumpty, scuotendo gravemente il capo da un lato all’altro, «per avere la paga, capisci?»

(Alice non ebbe il coraggio di chiedergli con che cosa le pagasse; perciò io non posso riferirlo a voi).

«Vedo che lei, signore, è molto bravo a spiegare le parole» disse Alice. «Potrebbe spiegarmi il significato della poesia intitolata Ciciarampa

«Sentiamola» rispose Humpty Dumpty. «So spiegare tutte le poesie che siano mai state inventate - e anche parecchie di quelle che non sono ancora state inventate».

Suonava incoraggiante, e allora Alice ripeté la prima strofa:

 

«Era cerfuoso e i viviscidi tuoppi

Ghiarivan foracchiando nel pedano:

Stavano tutti mifri i vilosnuoppi,

Mentre squoltian i momi radi invano».

 

«Basta così, per cominciare» la interruppe Humpty Dumpty. «Ci sono un sacco di parole difficili, già qui. Cerfuoso significa che sono le quattro del pomeriggio - il momento nel quale si cominciano a mettere sul fuoco le cose per la cena».

«Va bene, ho capito» disse Alice. «E viviscidi

«Be’, viviscidi significa “svelti e scivolosi”. “Svelto” nel senso di “attivo”. È come un baule, capisci, ci sono due significati imballati dentro a un’unica parola».

«Sì, sì, adesso capisco» convenne Alice, pensierosa, «e cosa sono i tuoppi

«Guarda, i tuoppi sono un po’ come i tassi - e un po’ come le lucertole - e un po’ come i cavatappi».

«Che strane creature debbono essere!»

«Lo sono, lo sono» disse Humpty Dumpty, «e inoltre fanno il nido sotto le meridiane - e inoltre si nutrono di formaggio».

«E che cos’è ghiarivan e foracchiando

«Ghiarire è continuare a girare su se stessi come un giroscopio. Foracchiare vuol dire fare buchi con un succhiello».

«E il pedano è il praticello che c’è attorno alla meridiana, suppongo» disse Alice, sorpresa della propria genialità.

«Proprio così. Si chiama pedano perché non ci si può andare altro che a piedi per un lungo tratto sia davanti che dietro -».

«E non ci si può andare altro che a piedi anche sui due lati» aggiunse Alice.

«Esattamente. Poi, mifri vuol dire “fragili e miserabili” (eccoti un’altra parola-baule). E un vilosnuoppo è un uccelletto magro e bruttino con le penne come spuntoni che gli vengono fuori da tutte le parti - una specie di spazzolone vivente».

«E i momi radi?» chiese Alice. «Ma forse le sto dando troppo disturbo».

«Dunque, un rado è una specie di maialino verde, ma non sono del tutto sicuro di cosa voglia dire momo. Penso che sia un’abbreviazione di “mamma mia” - nel senso di sentirsi sperduto, capisci?»

«E che cosa vuol dire squoltian

«Be’, squoltire è qualcosa che sta tra l’urlo e il fischio, con in mezzo una specie di starnuto: ma ti potrà capitare di udirlo qualche volta - in quel bosco laggiù - e quando l’avrai udito una sola volta, ti sentirai completamente felice.