Il signor Patterson e sua moglie occupavano, negli edifici della 10 Padrone di sé. (N.d.T.)
scuola, un comodo appartamento. Le finestre ricevevano luce, da un lato, dal vasto cortile, dall’altro davano sul giardino, ricco di vecchi alberi, le cui aiuole erano mantenute in un piacevole stato di fre-schezza. L’appartamento, composto da una mezza dozzina di camere, era posto al primo piano.
Dopo la visita fatta al direttore, il signor Horatio Patterson andò nel suo appartamento. Non si era fatto fretta, desideroso di dare una certa maturità alle proprie riflessioni. Senza dubbio, esse non si sarebbero protratte più di quei pochi minuti che sarebbe durata la sua assenza.
Una persona abituata a veder giusto, a vedere le cose sotto il loro aspetto reale, a pesare in ogni cosa il pro e il contro, come era solito bilanciare il dare e l’avere nel suo libro mastro, avrebbe fatto presto a prendere una decisione. Questa volta, però, non sarebbe stato prudente imbarcarsi – è questa la parola più appropriata – con leggerezza in questa avventura.
Prima di rientrare, il signor Horatio Patterson fece, perciò, i suoi cento passi nel cortile, deserto a quell’ora, sempre dritto come un pa-rafulmine e rigido come un palo, fermandosi, ripigliando a cammina-re, ora con le mani sul dorso e ora con le braccia conserte, con lo sguardo vagante su qualche orizzonte lontano, oltre i muri del collegio.
Poi, volendo terminare i conti del giorno precedente, non resistette al desiderio di raggiungere il suo ufficio, prima di andare a parlare con la signora Patterson. Solo dopo un’ultima verifica, avrebbe potuto discutere, in libertà di spirito e senza alcuna preoccupazione, i vantaggi e gli inconvenienti della comunicazione fattagli dal direttore.
Tutto ciò richiese ovviamente poco tempo. Lasciato il suo ufficio al piano terreno, salì al primo piano nel momento in cui i pensionanti lasciavano le aule.
Si formarono subito vari gruppi, tra i quali anche quello dei nove laureati. Si sarebbe detto che quei ragazzi fossero già a bordo dell’Alert , a più miglia al largo delle coste dell’Irlanda! E di che cosa essi parlassero, con poca o molta volubilità, non è difficile immaginare.
Se la faccenda del viaggio alle Antille era ormai risolta, ce n’era un’altra tuttavia che per essi non lo era ancora stata. Avrebbero avuto un accompagnatore dalla partenza all’arrivo?
In fondo, sembrava loro comprensibile che non venissero lasciati soli ad attraversare l’Atlantico… La signora Kethlen Seymour aveva forse segnalato qualcuno in particolare o aveva deciso di lasciar fare al signor Ardagh? Pareva difficile che il direttore della scuola potesse assentarsi in quelle settimane… A chi sarebbe stata affidata, allora, quella funzione? Il signor Ardagh aveva già fatto la sua scelta?
Ad alcuni venne l’idea che la persona scelta fosse il signor Patterson. Ma l’economo, tranquillo e casalingo, che non si era mai allontanato dal focolare domestico, avrebbe acconsentito a mutare ogni sua abitudine? a separarsi per più settimane dalla signora Patterson?
Avrebbe accettato quella funzione e, con essa, la responsabilità che comportava? Tutto ciò sembrava improbabile.
Il signor Horatio Patterson era stato certamente un po’ stupito, quando il direttore gli aveva fatto quella comunicazione, e da ciò si potrà comprendere che anche la signora Patterson lo sarebbe stata, non meno del marito, non appena al corrente della proposta. A nessuno sarebbe mai venuto in mente che due persone strettamente unite
— si sarebbe potuto dire chimicamente combinate insieme — potessero essere separate, dissociate, sia pure per alcune settimane. E, tuttavia, era inammissibile che la signora Patterson partecipasse al viaggio.
Era proprio di queste considerazioni che si preoccupava il signor Patterson, mentre si recava nel suo appartamento. Occorre però aggiungere che la sua decisione, quando aprì la porta della sala dove la signora Patterson lo attendeva, era stata già presa e, anche, ragione-volmente presa.
Per prima cosa, non ignorando che l’economo era stato chiamato all’ufficio del direttore, ella gli disse, appena entrato:
— Ebbene, signor Patterson, che cosa c’è, dunque? — Novità, signora Patterson, grandi novità…
— E stato deciso, immagino, che sarà il signor Ardagh ad accompagnare i ragazzi alle Antille.
— Nient’affatto: gli è impossibile lasciare la scuola, in questo periodo dell’anno.
— Ha fatto allora la sua scelta?
— Sì.
— Chi è stato scelto?
— Io.
— Voi, Horatio?…
— Io.
La signora Patterson si riprese senza troppa fatica dallo stupore prodotto in lei da quella risposta.
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