D’Anna Thèsis Zanichelli
Giovanni Pascoli Canti di Castelvecchio
– Canti di Castelvecchio Q
“The hammerless gun”
TO THE CHILDREN PERCY AND VALENTE DE BOSIS
Dunque un hammerless! un… hammerless! (dono del vostro babbo, o Percy, o Valentino;
del nostro Adolfo, il sapiente, il buono
simposïarco).. O montanine belle,
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lo vedrete il maestro di latino!
sì, lo vedrete il pedagogo imbelle!
E lungamente mi sorriderete,
quando venite ai Vespri a questa Cura
di San Nicola. Un hammerless! Sapete?
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che non ha cani: a triplice chiusura.
“Bello, ma dica: quello del Fusari…”
“Questo è un hammerless! Quello non ha cani”.
“Questo è inglese”! Ah! inghilese! “Di Field, cari!” Tacciono: io regno indifferente e cupo.
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“Codeste selve batterò domani…”
tra me dico, a voce alta. “In bocca al lupo!”
Ecco l’alba (tra selve aride i fossi
vanno col fumo di vaporïere),
piena d’un tintinnìo di pettirossi,
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cui risponde un tac tac di capinere…
Su la nebbia che fuma dal sonoro
Serchio, leva la Pania alto la fronte
nel sereno: un aguzzo blocco d’oro,
su cui piovano petali di rose
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appassite. Io che l’amo, il vecchio monte,
gli parlo ogni alba, e molte dolci cose
gli dico:
Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 18
ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli
Giovanni Pascoli Canti di Castelvecchio
– Canti di Castelvecchio Q
LA PANIA
— O monte, che regni tra il fumo
del nembo, e tra il lume degli astri,
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tu nutri nei poggi il profumo
di timi, di mente e mentastri.
Tu pascoli le api, o gigante:
tu meni nei borri profondi
la piccola greggia ronzante.
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Sei grande, sei forte: e dai cavi
tuoi massi tu gemi, tu grondi
del limpido flutto dei favi.
Sei buono tu, grande tra i grandi:
né spregi la nera capanna.
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Al pio boscaiolo tu mandi
sovente la ricca tua manna.
Gli mandi un tuo sciame, che scende
giù giù per la valle remota,
qual tremulo nuvolo, e splende.
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Lo segue un tumulto canoro;
ché timpani, cembali, crotali
chiamano il nuvolo d’oro. —
Dico: egli ride roseo, ma scorso
il suo minuto, ridoventa azzurro
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e grave. Io scendo lungo il Rio dell’Orso,
ne seguo un poco il fievole sussurro.
E me segue un tac tac di capinere,
e me segue un tin tin di pettirossi,
un zisteretetet di cincie, un rererere
Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 19
ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli
Giovanni Pascoli Canti di Castelvecchio
– Canti di Castelvecchio Q
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di cardellini. Giungo dove il greto
s’allarga, pieno di cespugli rossi
di vetrici: il mio luogo alto e segreto.
Giungo: e ne suona qualche frullo, un misto
di gridii, pigolii, scampanellii,
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che cessa a un tratto. L’ hammerless m’ha visto un fringuello, che fa: Zitti! sii sii
( sii sii è nella lingua dei fringuelli quello che hush o still, o Percy, in quella di mamma: zitti! tacciano i monelli)…
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E sento tellterelltelltelltelltell (sai?
tellterelltelltelltell nella favella
dei passeri vuol dire come out! fly!
scappa, boy, c’è il babau! )… Dunque più nulla.
Silenzio. Odo il ruscello che gorgoglia,
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e non altro. Il fringuello agile frulla
e, lontano, finc finc… Cade una foglia…
Proprio l’ultima (guardo) d’un querciolo
secco! È bastato il soffio di quell’ala,
è bastata la molla di quel volo:
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eccola giù. Mi siedo sopra il greppo.
Era come una spoglia di cicala
(penso), rimasta a quel non più che un ceppo:
era gialla, era gracile; ma era
l’ultima; che più dì, pendula, tenne…
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Come il povero vecchio ora dispera,
vicino al Rio che mormora perenne!
Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 20
ACTA G.
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