Capitani coraggiosi

Rudyard Kipling 

Capitani coraggiosi 

(Captains Courageous, 1897) 

 

 

I 

 

La porta sopravvento della saletta fumatori era rimasta aperta alla nebbia dell’Atlantico, mentre il grosso transatlantico rollava e beccheggiava, fischiando il suo passaggio alle flottiglie dei pescherecci. 

- Quel ragazzo, Cheyne, è una vera peste - disse sbattendo la porta un passeggero avviluppato in un gran cappotto. - È insopportabile. Una vera bestia. 

Un tedesco dai capelli bianchi allungò la mano verso un vassoio pieno di panini e borbottò masticando: 

- Li conosco quei tipi. Amerika è piena di quei tipi. Dovreste importare fruste, senza dogana, per quelli. 

- Bah! non è poi tanto cattivo. Da compiangere piuttosto - intervenne un newyorkese, disteso su una poltrona sotto gli umidi oblò. - Fin da bambino l’hanno trascinato da un albergo all’altro. Parlavo proprio con sua madre stamattina. Una donna piacevole, ma senza polso. Lo porta in Europa per dargli un po’ di educazione. 

- Una cosa che andrà per le lunghe. - La frase partì da un passeggero di Filadelfia, raggomitolato in un angolo. - Quel ragazzo ha duecento dollari al mese per le piccole spese, me l’ha detto lui stesso. E non ha ancora sedici anni. 

- Ferrovie, suo padre è nelle ferrovie, non è vero? - disse il tedesco. 

- Sì. Ferrovie. E miniere, legnami e navi. Ha un palazzo a San Diego; e un altro a Los Angeles. Possiede una mezza dozzina di ferrovie, metà del legname della costa del Pacifico e lascia sua moglie spender tutto il denaro che vuole - continuò pigro il passeggero di Filadelfia. - “L’ovest non le si addice” afferma lei. Così va in giro col ragazzo e i suoi nervi, cercando qualcosa che diverta lui, penso. Florida, Adirondacks, Lakewood, Hot Springs, New York, e poi via da capo. Per ora il ragazzo non vale più di un fattorino d’albergo. Scommetto che quando avrà finito il suo tirocinio in Europa sarà una bestia completa. 

- Ma il padre non se ne occupa mai? - domandò l’uomo avviluppato nel gran cappotto. 

- Il vecchio ammucchia dollari. Non vuol esser disturbato. Fra un po’ di anni capirà il suo sbaglio. Peccato, perché c’è del buono nel ragazzo a saperlo tirar fuori. 

- Sì, ma con la frusta, con la frusta! - grugnì il tedesco. La porta sbatté di nuovo, e un ragazzo sui quindici anni, smilzo, la sigaretta in un angolo della bocca, si affacciò dal corridoio superiore. Il colorito giallastro non era attraente in un giovane, e nel suo aspetto brillava un misto di insicurezza e pacchianeria. Vestito di una giacca ciliegia, calzoni alla zuava, calze rosse su scarpe da ciclista, portava di traverso un berretto di flanella vermiglia. Fischiettando tra i denti, squadrò la compagnia e disse, parlando ad alta voce: 

- Ehi, c’è una gran nebbia fuori. Si sentono i battelli da pesca squittire tutto attorno.