Ehi, non sarebbe fantastico se ne buttassimo sotto uno?! 

- Chiudi la porta, Harvey - disse il passeggero di New York, - chiudi e vattene. Non ti vogliamo qui. 

- Chi può impedirmi di restare? - fece il ragazzo con arroganza. - Ha forse pagato il mio biglietto lei, signor Martin? Penso di aver gli stessi diritti di chiunque altro, qui. 

Prese da una scacchiera dei dadi e cominciò a lanciarli in aria, con le mani a conca. 

- Che noia qua dentro, signori! Se facessimo una partitina a poker? 

Non ci fu risposta e Harvey gettò uno sbuffo di fumo, dondolandosi mentre tamburellava sul tavolo con le dita un po’ sudicie. Poi trasse di tasca un mazzetto di banconote come per contarle. 

- Come sta tua madre, oggi? - domandò qualcuno. - Non l’abbiamo vista a colazione. 

- È in cabina, credo. Sta quasi sempre male, in mare. È meglio che vada dalla cameriera a darle una mancia, perché le faccia un po’ di compagnia. Io scendo giù il meno possibile. Mi fa un certo effetto passare lì sotto, accanto alle dispense. Sapete, è la mia prima traversata! 

- Oh, non ti scusare, Harvey. 

- E chi si scusa? È la prima volta che attraverso l’oceano ma, tranne il primo giorno, sono sempre stato benissimo. Sempre, signori! 

Sbatté trionfalmente i pugni sul tavolo. Poi inumidì il dito e riprese a contare i soldi. 

- Oh, sei un tipo di gran classe - disse il passeggero di Filadelfia sbadigliando, - se non fai attenzione rischi di schiacciarci tutti. 

- Lo so. Sono un americano da capo a piedi. Glielo farò vedere io agli europei. Uffa! Mi si è spenta la sigaretta. Non è possibile fumare questa porcheria di bordo. Nessuno per caso ha una vera sigaretta, di tabacco turco? 

In quel momento entrò il direttore di macchina, sorridente e tutto bagnato. 

- Mac - gridò allegro Harvey - come andiamo? 

- In modo del tutto normale - fu la risposta, secca. - Come al solito i giovani sono rispettosi ed educati con gli adulti, e questi lo apprezzano. 

Da un angolo giunse una risatina. Il tedesco aprì il suo portasigari e offrì un sigaro nero e striminzito ad Harvey. 

- Questo si deve fumare, mio giovane amico. Vuoi provare? Sì? Vedrai come ti piacerà! 

Harvey accese con sussiego il sigaro poco attraente: sentiva di far un passo avanti nel mondo degli adulti. 

- Ci vuol altro per stendermi - disse, ignorando di accendere un pestilenziale Wheeling. 

- Lo vedremo, lo vedremo - disse il tedesco. - Dofe ci troviamo ora, signor Mactonald? 

- Qua, o pressappoco, signor Schaefer - rispose il direttore di macchina indicando una carta. - Stanotte saremo sul Grande Banco, ma già adesso siamo in mezzo alle flottiglie da pesca. Abbiamo fatto il filo a tre dorici e per un pelo non portavamo via l’albero a un battello francese. Ditemi voi se non è una navigazione bestiale. 

- Ti piace il mio sigaro, eh? - disse il tedesco vedendo gli occhi di Harvey pieni di lacrime. 

- Ottimo, un aroma squisito - rispose il ragazzo, a fatica. -Ma non vi sembra che abbiamo rallentato un po’? Vado fuori a dare un’occhiata. 

- Lo farei anch’io, se fossi in te - disse il tedesco. Harvey uscì barcollando e scomparve sul ponte verso la 

battagliola più vicina. Si sentiva male; ma scorse il cameriere di coperta intento a legare delle sedie, e siccome si era vantato con lui di non soffrire il mal di mare, l’orgoglio lo sospinse fino al ponte di seconda classe, a poppa. Questo terminava in una copertura arcuata. Il ponte era deserto ed Harvey si trascinò al suo estremo, vicino all’asta della bandiera. Là si piegò in due per i crampi perché il maledetto sigaro Wheeling si univa al moto del mare e al rollio della nave per strappargli l’anima.