La testa gli scoppiava, tutto scintillava attorno; gli sembrò di perder peso mentre le gambe volavano in alto. Si sentì mancare e il rollio della nave lo sollevò sul bordo scivoloso della poppa. Allora dalla nebbia uscì una grande onda grigia e salì a sostenerlo sotto le braccia spingendolo via, sottovento. Un grande verde si chiuse sopra di lui, ed egli sprofondò quieto nel sonno.
Fu destato dal suono di uno di quei corni che annunciano la colazione nel refettorio della scuola in cui aveva studiato, negli Adirondacks. Poco alla volta si ricordò di essere Harvey Cheyne, annegato in pieno oceano, ma era troppo debole per riordinare le idee. Un insolito odore gli attraversò le narici; aveva dei brividi lungo la schiena fradicia d’acqua. Quando aprì gli occhi si accorse che era ancora sulla superficie dell’oceano e questo correva attorno in colline argentate, mentre lui giaceva su un mucchio di pesce fissando il dorso robusto duna tuta marinara.
“Maledizione” pensò il ragazzo. “Sono morto, è certo. E questo coso davanti è il mio angelo custode”.
Si lamentò e la figura davanti volse il capo mostrando un paio di anellini d’oro seminascosti dai riccioli scuri.
- Ah, va meglio ora? - disse. - Sta’ giù, che si fila più veloci. Con un colpo di remo l’uomo presentò l’oscillante prua al mare senza schiuma che si sollevava in un’onda altissima trascinando l’imbarcazione in su per lanciarla subito dopo in un abisso vetroso. La montagna d’acqua non impedì alla figura vestita in blu di continuare a parlare.
- Che fortuna averti tirato su. E che culo, te lo dico io, che la tua nave non m’abbia preso in pieno. Ma come hai fatto a cadere?
- Stavo male - disse Harvey, - proprio male, e non potevo farci niente.
- Ho appena fatto in tempo a suonare il corno, e la tua nave a evitarmi. Poi ti ho visto cadere. E indovina un po’? Mi è sembrato che l’elica ti facesse a pezzi, ma tu sei venuto dritto dritto su di me, e così ho fatto una bella pesca. Non sei morto, per questa volta!
- Ma dove sono? - disse Harvey che non si sentiva affatto in salvo.
- Sei sul mio dory. Io mi chiamo Manuel e il mio dory è stato calato dalla goletta We’re Here, di Gloucester. Veniamo da Gloucester. Tra poco andiamo a cena. Contento?
Il pescatore sembrava aver due paia di mani e una testa d’acciaio; in piedi sul fondo piatto del dory, bilanciava remando l’inclinazione dello scafo, remava e soffiava nel corno a conchiglia un suono acuto che si perdeva nella nebbia. Quanto durò questa scena Harvey non riuscì a capirlo, perché giaceva sul fondo della barca terrorizzato dai cavalloni che gli precipitavano addosso. Gli sembrò di udire un colpo di cannone, l’ululato di un corno e delle grida. Una sagoma scura, più grande del dory ma altrettanto mobile si affiancò. Molte voci si misero a parlare insieme; poi Harvey fu gettato in un buco fondo e scuro, dove alcuni uomini coperti da impermeabili gli diedero una bevanda bollente e gli strapparono i vestiti di dosso. Harvey sprofondò nel sonno.
Quando si svegliò tese l’orecchio aspettando la campana della prima colazione, domandandosi perché la sua cuccetta fosse diventata così piccola. Voltandosi guardò verso un bugigattolo triangolare, rischiarato da una lampada appesa a una grossa trave. Un tavolaccio anch’esso triangolare occupava lo spazio tra le fiancate e l’albero di trinchetto. All’estremità, accanto ad una vecchia stufa fuligginosa, sedeva un ragazzo della sua stessa età, dagli occhi grigi, ammiccanti, nel viso piatto e rosso. Indossava una casacca blu e stivali di gomma.
1 comment