COMPAR ALFIO
Oh, a voi che ve ne importa?
SANTUZZA
Me ne importa per voi che, mentre girate il mondo a buscarvi il pane e a comprar dei regali per vostra moglie, essa vi adorna la casa in altro modo!
COMPAR ALFIO
Cosa avete detto, comare Santa?
SANTUZZA
Dico che mentre voi siete fuorivia, all’acqua e al vento, per amor del guadagno, comare Lola, vostra moglie, vi adorna la casa in malo modo!
COMPAR ALFIO
Pel nome di Dio, gnà Santa, che se siete ubbriaca di buon’ora la mattina di Pasqua, vi faccio escire il vino dal naso!
SANTUZZA
Non sono ubbriaca, compar Alfio, e parlo da senno COMPAR ALFIO
Sentite! S’è la verità che m’avete detto, allora vi ringrazio, e vi bacio le mani, come se fosse tornata mia madre istessa dal camposanto, comare Santuzza! Ma se mentite, per l’anima dei miei morti! vi giuro che non vi lascerò gli occhi per piangere, a voi e a tutto il vostro infame parentado!
SANTUZZA
Piangere non posso, compar Alfio; e questi occhi non hanno pianto neppure quando hanno visto Turiddu Macca che m’ha tolto l’onore, andare dalla gnà Lola vostra moglie!
COMPAR ALFIO
(tornando calmo tutto ad un tratto). Quand’è così, va bene, e vi ringrazio, comare.
SANTUZZA
Non mi ringraziate, no, ché sono una scellerata!
COMPAR ALFIO
Scellerata non siete voi, comare Santa. Scellerati son coloro che ci mettono questo coltello nel cuore, a voi e a me. Che se gli si spaccasse il cuore davvero a tutti e due con un coltello avvelenato d’aglio, ancora non sarebbe niente! Ora, se vedete mia moglie che mi cerca, ditele che vado a casa a pigliare il regalo pel suo compare Turriddu.
Via dalla prima viottola a destra
La gente comincia a tornare dalla chiesa e si disperde a destra
e a sinistra. Turiddu Macca, la gnà Lola, comare Camilla, la
gnà Nunzia, la zia Filomena vengono avanti senza badare a
Santuzza che resta verso la viottola in fondo a destra,
imbacuccata nella mantellina. Solo lo zio Brasi, che viene
l’ultimo, accorgendosi di lei:
ZIO BRASI
O comare Santa, che va in chiesa quando non c’è più nessuno!
SANTUZZA
Sono in peccato mortale, zio Brasi!
Verso la chiesa
SCENA VI
La zio Brasi rientra un momento nello stallatico. Comare
Camilla s’avvia a casa sua. La zia Filomena mette la chiave
nella toppa. La gnà Nunzia entra nella bettola per togliersi la
mantellina.
TURIDDU
(alla gnà Lola che s’avvia a casa anche lei). Comare Lola, che ve ne andate così, senza dirci niente!
GNÀ LOLA
Vado a casa perché sono in pensiero per mio marito, che non l’ho visto in chiesa.
TURIDDU
Non ci pensate, che capiterà qui in piazza. Ora abbiamo a bere un dito di vino tutti qui, amici e vicini, alla nostra salute, e far la buona Pasqua.
Qua, gnà Camilla e anche voi, zia Filomena!
ZIA FILOMENA
Vengo, vengo.
Entra in casa a lasciare la mantellina e torna subito.
GNÀ LOLA
Vi ringrazio, compare Turiddu, ma sete non ne ho.
TURIDDU
Non mi fate quest’affronto comare!… Allora vuol dire che siete in collera con me?…
GNÀ LOLA
Per quale motivo dovrei essere in collera con voi?
TURIDDU
Questo dico io: per qual motivo dovreste essere in collera con me che non vi ho fatto nulla?… E poi il giorno di Pasqua ha da essere come il bucato, se abbiamo dei torti l’un coll’altro. Ora manderemo a chiamare compar Alfio vostro marito, e ha da bere con noi lui pure.
ZIO BRASI
(avvicinandosi). Allegria! Allegria!
COMARE CAMILLA
A queste allegrie vi ci trovate sempre voi!
Ripiega la mantellina e se la mette sul braccio
TURIDDU
(chiamando verso l’interno della bettola). O madre! Che ne avete ancora di quel buono?
GNÀ NUNZIA
(s’affaccia brontolando). Sì, di quel buono che dovevi portar oggi da Francofonte!…
TURIDDU
Via, via, oggi ch’è Pasqua! Non mi fate il muso lungo anche voi. Vi spiegherò più tardi. Vedete gli amici qui che aspettano?
ZIA FILOMENA
O gnà Nunzia, a questa vendita oggi non ci guadagnate nulla!
TURIDDU
Pago io, pago io coi miei denari!
La gnà Nunzia rientra.
ZIO BRASI
Chi ne ha ne spende!
GNÀ LOLA
Chi sa quante ne avete fatte di queste galanterie colle donne di laggiù, fuorivia, mentre eravate soldato! Si vede che ci avete pratica!
TURIDDU
Ma che donne! Ma che donne! Io la testa l’avevo sempre qui, al mio paese.
COMARE CAMILLA
Questa poi andate a contarla ai morti.
TURIDDU
Parola mia, comare Camilla! I bersaglieri, sapete bene, sono come il miele per le donne… con quelle piume. Bel moretto di qua, occhiate che volevano dire dall’altra parte… Ma io non ero di quelli che, dice il dettato, lontan dagli occhi, lontan dal cuore.
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