Io passo in mezzo a questa gente e tengo gli occhi aperti: essi non mi perdonano ch’io non provi invidia per le loro virtù.
Essi cercano di mordermi, perché io dico loro: le virtù piccole sono necessarie per gente piccola - e perché mi riesce duro il fatto che la gente piccola sia “necessaria”!
Io sono ancora come il gallo capitato in una masseria non sua, che tutte le pollastre cercano di mordere; eppure non me la prendo con queste pollastre.
Sono cortese verso di loro, come verso qualsiasi piccola contrarietà; essere spinoso verso le cose piccole mi sembra saggezza da porcospini.
Tutti costoro parlan di me la sera, seduti intorno al fuoco: essi parlano di me, ma nessuno pensa - a me!
Questo é il silenzio nuovo che ho imparato: il loro strepito intorno a me stende un manto sui miei pensieri.
Essi strepitano tra loro: - che mai vuole per noi questa nuvola sinistra? badiamo, che non ci porti la peste! - .
E poc’anzi una donna trasse a sé con violenza il suo bambino, che voleva venire a me: - portate via i bambini! (162) urlò; occhi come quelli inceneriscono anime di bimbi - .
Essi tossicchiano, quando io parlo: credono che il tossicchiare sia un argomento contro venti vigorosi, - non immaginano neppure che cosa sia lo spumeggiare della mia felicità!
- Non abbiamo ancora tempo per Zarathustra - - questa é la loro obiezione; ma che vale un tempo che - non ha tempo - per Zarathustra?
E perfino quando mi esaltano: come potrei addormentarmi sul “loro”
encomio? Una cintura di spine é per me la loro lode: essa mi graffia anche quando l’allontano da me.
E tra loro ho imparato anche questo: colui che loda si atteggia come uno che voglia restituire qualcosa, mentre in verità vuol che gli si facciano ancor più regali!
Interrogate il mio piede, per sapere se la nenia tentatrice delle vostre lodi é di suo gusto! Per vero non gli piace né danzare né star fermo al ticchettare di un tal ritmo.
Essi vorrebbero allettarmi e lodarmi per la virtù piccola; vorrebbero convincere il mio piede al ticchettare della piccola felicità.
Io passo in mezzo a questa gente e tengo gli occhi aperti: costoro son diventati più piccoli e diventano sempre più piccoli: - “ma in ciò consiste la loro dottrina sulla felicità e la virtù”.
Infatti, anche nella virtù essi sono modesti, - perché vogliono vivere comodi. Ma alla comodità si adatta solo la virtù modesta.
Certo essi imparano a modo loro a marciare e ad avanzare marciando: é ciò che io chiamo il loro “zoppicare” -. Così essi sono d’ostacolo a chi ha fretta.
E alcuni di loro vanno avanti guardando indietro, con la nuca irrigidita: questi mi piace aggredirli di corsa.
Il piede e gli occhi non debbono mentire e neppure smentirsi a vicenda. Ma tra la piccola gente é molta menzogna.
Alcuni di loro vogliono, ma i più sono soltanto voluti. Alcuni tra loro sono autentici, ma i più sono cattivi attori.
Vi sono tra loro attori contro scienza e anche attori contro volontà
-, gli autentici sono sempre rari, specialmente gli attori autentici.
Qui c’é poca virilità: per questo le loro donne si virilizzano. Perché solo chi é veramente uomo, potrà nella donna - “liberare la donna”.
E tra loro trovai questa che é la peggiore delle ipocrisie: che anche quelli che comandano fingono ipocritamente di avere le virtù di quelli che servono.
- Io servo, tu servi, noi serviamo - - così prega qui l’ipocrisia di coloro che comandano, - e guai se il primo signore “non é altro che”
il primo servitore! (163).
Ahimé, la curiosità del mio occhio, a quanto vedo, é andata a smarrirsi nelle loro ipocrisie; e io ho ben capito tutta la loro felicità di mosche e il loro ronzio pei vetri assolati delle finestre.
Tanta bontà, altrettanta debolezza io vedo. Tanta giustizia e compassione, altrettanta debolezza.
Rotondi, probi e bonari essi sono l’un con l’altro; proprio come i granelli di rena sono rotondi, probi e bonari con gli altri granelli di rena.
Abbracciare modestamente una piccola felicità - questo lo chiamano
‘rassegnazione’! e intanto occhieggiano di sbieco verso una nuova piccola felicità.
In fondo alla loro semplicità essi non vogliono, prima di tutto, se non una cosa: che nessuno gli faccia male.
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