Non mi sono schernito dai ritto si dovesse aver per sospetta la sua arroganza, poiché nel fatto problemi che si presentavano, adducendo a scusa l’impotenza della questa genealogia falsamente le venne attribuita, essa ha conti-ragione umana; al contrario, li ho completamente specificati secondo nuato sempre a mantenere le sue pretese; e così si è ricaduti nel princìpi; e, dopo aver scoperto il punto del malinteso della ragione vecchio e tarlato dommatismo, e quindi nel discredito, dal quale rispetto a se stessa, li ho risoluti, appagandone pienamente le si era voluto salvare la scienza. Ormai, dopo avere inutilmente ten-esigenze. Certo, la mia risposta a quei problemi non è riuscita come si sarebbe potuto aspettare la curiosità dommaticamente fantasti-tato (se n’è convinti) tutte le vie, impera sovrano il fastidio ed un cante: perché ci sarebbe voluta non meno dell’arte magica per ac-totale indifferentismo, padre del caos e della notte, nelle scien -

contentarla, ed io non me ne intendo. Se non che, questo non era ze, ma ad un tempo origine o almeno preludio di un loro prossimo neppure il fine della destinazione naturale della nostra ragione; ed rinnovamento e rischiaramento, mentre uno zelo male impiegato le il dovere della filosofia era di toglier via l’illusione che proveniva da aveva rese oscure, confuse e inservibili.

un malinteso, dovesse pur restarne annullata una così apprezzata e Giacché invano si vuoi affettare indifferenza riguardo a ri-cara credenza. In questa impresa ho fatto della completezza la mia cerche siffatte, il cui oggetto non può mai essere indifferente alla mira; e ardisco dire che non c’è un solo problema metafisico che qui natura umana. Del resto anche i sedicenti indifferenti, sebbene sia rimasto insoluto, o della cui soluzione non si sia data almeno la s’ingegnino di mascherarsi cangiando il linguaggio della scuola in un chiave. Infatti, la ragion pura è una unità così perfetta, che, se il suo tono popolare, appena vogliono riflettere su qualche oggetto, rica-principio fosse insufficiente a risolvere anche un solo di tutti i pro-dono inevitabilmente in quelle affermazioni metafisiche, verso le blemi che le son proposti dalla sua stessa natura, lo si potrebbe tran-quali ostentavano tanto disprezzo. Frattanto, questa indifferenza che s’incontra proprio in mezzo al fiorire di tutte le scienze, e che 1

tocca appunto quella, alle cui conoscenze, se fosse possibile averne, Si sentono assai spesso lamenti sulla superficialità di pensiero del nostro tempo e sulla decadenza della scienza solida. Ma io vedo che le scienze le cui basi sono ben meno si vorrebbe rinunziare, è un fenomeno che merita attenzione fondate, come la matematica, la fisica, ecc., non meritano punto simile rimprovero, e riflessione. Non è per certo effetto di leggerezza, ma del giudizio che anzi mantengono la vecchia fama di solidità, e negli ultimi tempi l’hanno piut -

tosto accresciuta. Proprio lo stesso spirito, si dimostrerebbe produttivo anche negli maturo dell’età moderna, che non vuole più oltre farsi tenere a bada altri campi del conoscere, solo che si fosse curata bene la rettificazione dei loro prin -

da una parvenza di sapere, ed è un invito alla ragione di assumersi cìpi. Mancando la quale, indifferenza, dubbio, e infine critica rigorosa sono piuttosto prova di profondità di pensiero. Il tempo nostro è proprio il tempo della critica, cui nuovamente il più grave dei suoi uffici, cioè la conoscenza di sé, e tutto deve sottostare. Vi si vogliono comunemente sottrarre la religione per l a di erigere un tribunale, che la garantisca nelle sue pretese legittime, s a n t i t à s u a , e l a l e g i s l a z i o n e p e r l a s u a m a e s t à : m a c o s ì e s s e l a s c i a no ma condanni quelle che non hanno fondamento, non arbitrariamen-adito a giusti sospetti, e non possono pretendere quella non simulata stima, che la ragione concede solo a ciò che ha saputo resistere al suo libero e pubblico esame (N.

d. R) .

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P r e f a z i o n e

P r e f a z i o n e

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quillamente respingere, perché in tal caso non potrebbe essere ap-sia permesso di indicare egli stesso quei passi, che potrebbero dar plicato con piena sicurezza a nessuno degli altri.

luogo a qualche diffidenza, sebbene si riferiscano a scopi secondari, Dicendo questo mi par di vedere nel volto del lettore un’aria di a fin di prevenire in tempo l’influenza che anche un minimo scru-fastidio misto a disprezzo per le mie pretese, in apparenza orgoglio-polo del lettore potrebbe esercitare in seguito sul suo giudizio in-se e reboanti; e pure sono, senza confronto, più moderate di quelle torno allo scopo principale.

che ha avanzato ogni autore del solito programma, il quale presume, Io non conosco ricerche relative allo studio della facoltà che noi per esempio, di dimostrarvi la semplicità dell’anima o la ne-chiamiamo intelletto, e, insieme, alla determinazione delle regole e ces sità di un cominciamento del mondo. Giacché costui si dei limiti del suo uso, più importanti di quelle che ho istituite sotto fa garante di estendere la ragione umana di là di ogni confine del-il titolo di Deduzione dei concetti puri dell’intelletto, nel secondo ca-l’esperienza possibile laddove io modestamente confesso che ciò su-pitolo dell’Analitica trascendentale; ed esse mi son costate la mag-pera totalmente il mio potere; e invece mi attengo semplicemente giore, e, spero, non inutile fatica. Ma questa trattazione, ancorata alla ragione stessa e al suo pensiero puro, per la compiuta conoscenza alquanto nel profondo, ha due parti. L’una riguarda gli oggetti del-dei quali non devo cercar lontano intorno a me, poiché li trovo in me l’intelletto puro, e deve stabilire e spiegare la validità oggettiva de’

stesso; di che anche la logica comune mi offre già un esempio: che suoi concetti a priori; e rientra appunto perciò essenzialmente nei cioè tutte le sue operazioni semplici si possono enumerare com-miei fini. L’altra passa a considerare lo stesso intelletto puro secon-pletamente e sistematicamente; soltanto che qui sorge la questione do la sua possibilità e i poteri conoscitivi su cui esso si fonda, per sin dove possa io sperare con esse di conchiuder qualcosa, quando studiarlo quindi nel rapporto soggettivo; e, sebbene quella esposi-mi venga tolta ogni materia ed appoggio dell’esperienza.

zione sia di grande importanza per lo scopo principale della mia Tanto basta circa la compiutezza con cui è raggiunto cia -

opera, non ne fa tuttavia parte essenziale, perché la questione prin-scun fine, e circa la completezza con cui sono raggiunti tutti i cipale rimane sempre quella: «che cosa, e fin dove, l’intelletto e la fini nel loro insieme; i quali non ci sono imposti da un disegno ar-ragione, all’infuori d’ogni esperienza, possono conoscere?»; e non bitrario, ma dalla natura della stessa conoscenza, materia della già: «come è possibile la stessa facoltà di pensare?». Poiché que-nostra ricerca critica.

st’ultima è quasi la ricerca della causa di un dato effetto, e perciò ha Inoltre certezza e chiarezza, due punti che riguardano la in sé qualcosa che somiglia ad una ipotesi (sebbene, in realtà, la cosa forma della ricerca stessa, devono esser considerate requisiti es-non stia proprio così, come mostrerò in altra occasione), così pare senziali che si posson pretendere da un autore che si accinge a un’im-che qui sia il caso di prendermi libertà di opinare, e di lasciare al presa così lubrica.

lettore la stessa libertà di opinare altrimenti. Al qual propo-Ora, per ciò che riguarda la certezza, mi sono imposto una legge: sito devo richiamare alla mente del lettore, che anche se la mia deche cioè in questa specie di considerazioni non è permesso a nessun duzione soggettiva non produce in lui quel pieno convincimento che patto opinare, e tutto ciò che, anche lontanamente, in esse somi-io mi spero, tuttavia, quella oggettiva, alla quale principalmente io gli a un’ipotesi, è mercé proibita, che non può essere venduta né miro, mantiene tutta la sua forza, come, in ogni caso, è sufficien-anche al prezzo più vile, ma, appena scoperta, deve essere seque-temente dimostrato da ciò che è detto a pag. 92 e 93 1.